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Feltri e i "terroni": storia di un equivoco senza ironia

Vittorio Feltri è formalmente accusato di istigazione all'odio razziale per i suoi articoli e le sue esternazioni televisive sui meridionali

Feltri e i "terroni": storia di un equivoco senza ironia

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Vittorio Feltri è formalmente accusato di istigazione all'odio razziale per i suoi articoli e le sue esternazioni televisive sui meridionali che da direttore di Libero ha fatto negli anni dal 2017 al 2020. Due brevi premesse: conosco e frequento Feltri da 25 anni e testimonio che è un grande ammiratore del Sud Italia, in particolare di Napoli e dei napoletani, tra i quali ha avuto alcuni dei pochi suoi amici veri; sono certo che quando disse «i meridionali sono inferiori», o qualche cosa di simile, si riferiva come da lui stesso inutilmente poi spiegato decine di volte in tutte le salse ai parametri economici e alle condizioni sociali del Sud e non alla qualità o purezza genetica dei meridionali.

Detto che questa «inferiorità» delle condizioni di vita del Sud è uno dei problemi più noti dell'Italia se non il problema principale su cui la politica dibatte pubblicamente fin dalla fondazione dello Stato unitario senza peraltro venirne a capo, il fatto di cui stiamo parlando non riguarda solo l'imputato Vittorio Feltri, bensì tutti noi, perché al di là dei fraintendimenti qui si parla della libertà di espressione, che non può essere inferiore alla libertà dei ragazzi di manifestare senza autorizzazione a favore dei terroristi di Hamas. Insomma, non vorrei che in Italia si stesse creando un clima per cui si può tranquillamente menare i poliziotti, ma guai a esprimere le proprie idee, anche le più scorrette come è capitato al generale Vannacci.

In una società davvero liberale e qui usciamo dal caso Feltri dovrebbe essere tutelato anche il diritto a discriminare, se la discriminazione non provoca danno alle libertà altrui. Intendo: un conto è se mi adopero per impedire a un cinese di aprire un ristorante, a un atleta di colore di giocare in una squadra, a una donna di scalare la catena di comando di un'azienda (discriminazione razziale e sessuale). Altro è se io mi rifiuto, e lo dichiaro, di frequentare un locale etnico, di tifare una squadra multirazziale, di lavorare sotto un capo donna. Stupido? Può essere, ma sono affari miei, di cui non devo rispondere ad alcuno, tantomeno a un giudice.

E poi per favore, almeno non aboliamo l'ironia. La miglior risposta a Feltri la diede il governatore della Campania Vincenzo De Luca: «Noi meridionali inferiori? Dipende da cosa misuriamo».

Uno a uno, palla al centro e chiudiamola lì con un sorriso.

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