Coronavirus

I sette robot "infermieri" che curano pazienti Covid

All'ospedale di Circolo di Varese, i robot aiutano i medici. Monitorano i parametri dei pazienti e gli permettono di comunicare con i medici anche a distanza

I sette robot "infermieri" che curano pazienti Covid

Da due settimane girano tra le corsie dei reparti dell'ospedale di Circolo e Fondazione Macchi della Asst Sette Laghi di Varese. Sono gli "infermieri" speciali, che aiutano gli operatori sanitari nella lotta contro il Covid-19. Si tratta di 7 robottini, che assistono 12 pazienti, ricoverati nei reparti in isolamento.

I robot sono di due tipi. Il primo si chiama Ivo ed è composto da un tablet montato su un asta, in grado di muoversi su due ruote. Finora veniva usato per aiutare i bambini che non possono frequentare la scuola per motivi di salute ma, considerata l'emergenza, Ivo è stato utilizzato nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale di Varese. Il robottino, donato da Elmec, un'azienda locale, viene comandato a distanza dal personale sanitario: entra nelle stanze dei malati e mette in comunicazione i medici e gli infermieri con i pazienti, grazie a un sistema di videochiamata. In questo modo, gli operatori sanitari possono controllare i parametri e vedere il degente tramite il monitor, evitandogli di accedere nelle stanze. "Un vantaggio importante in questo momento di emergenza - ha spiegato il Prof. Grossi, direttore del reparto - Grazie a questo robot la comunicazione con i nostri pazienti in isolamento è più facile e sicura, così come è più facile tenere monitorati i pazienti stessi".

Gli altri sei robottini, gli Sanbot Elf, invece, hanno le dimesioni di un bambino e sono dotati di un monitor che riproduce occhi, naso e bocca. Sono in grado di monitorare i parametri dei pazienti in isolamento. Ma non solo. Infatti, i piccoli robot dalle dimensioni di un bambino sono dotati anche di un'umanità riflessa: attraverso un microfono, permettono ai medici di comunicare a distanza con 12 malati, che possono rispondere, sempre tramite il macchinario. "Il primo si chiama Tommy", ha spiegato il professor Francesco Dentali, direttore del reparto, che ha chiamato il robottino con il nome di suo figlio. "Ovviamente questi robot non eliminano il contatto umano con il paziente- ha precisato- ma riducono gli accessi. Anzi, facendoci risparmiare il tempo della vestizione e svestizione, che ha un impatto notevole sulla nostra attività, a migliorare sarà anche la qualità del tempo che dedicheremo ai nostri pazienti".

I sei Sanbot Elf sono stati donati dalla ditta prodruttrice, la start up veneta Omitech.

Commenti