Coronavirus

"È sbagliato aprire e chiudere". Smontato il piano di Speranza

Il presidente dell'Ordine dei Medici non convidive il sistema nazionale a colori: "Chiudere, aprire e poi farlo di nuovo non serve a nulla. Finché non ci sarà una vera copertura, questo comportamento continuerà a riportarci al punto di partenza"

"È sbagliato aprire e chiudere". Smontato il piano di Speranza

"L’idea dei semafori, ovvero di chiudere, aprire e poi chiudere di nuovo non ha senso a livello sanitario". È questo il pensiero del professor Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei medici di Firenze, in un'intervista rilasciata a La Nazione sull'emergenza sanitaria Covid e le nuove misure restrittive che stanno interessando la Toscana.

Perché il sistema non va

"Il problema non è la strategia toscana, ma quella italiana", incalza Dattolo, secondo il quale le misure restrittive a "colori" che da un anno a questa parte scandiscono la quotidianità di ognuno di noi sono inutili "per il contenimento delle pandemia. Guardi la Sardegna - parlando con la giornalista Lisa Ciardi - era bianca, tutti sono usciti e hanno fatto vita normale. Adesso è di nuovo arancione. Ha senso? In medicina la chiamiamo sindrome dello yo-yo". La soluzione proposta è una soltanto: chiuedere tutto, aspettare che la vaccinazione faccia il suo corso "e solo dopo riaprire. Fra chiusura e riapertura i presupposti devono essere cambiati e questo significa vaccini".

La lentezza delle vaccinazioni

Però, se ci si aspetta che la maggior parte della popolazione italiana venga vaccinata per poter riaprire, l'economia non si riprenderebbe più. Sarebbe la mazzata definitiva. Il Prof. Dattolo, come tanti altri, si aspettava che dopo 4 mesi dal V-day dello scorso 27 dicembre la vaccinazione galloppasse. Invece, pur in piena emergenza Covid, l'Italia sta semplicemente passeggiando. "Questo è il vero problema e ancora una volta bisogna prima di tutto fare riferimento a una questione nazionale e comunitaria: l’Italia e l’Europa pagano una grave debolezza politica. I contratti per i vaccini della Gran Bretagna sottoscritti con i Big Pharma sembrano avere più valore di quelli firmati dall’Unione europea, ed è gravissimo. Qui le dosi arrivano con il contagocce", afferma.

Insomma, la situazione italica è molto complicata e di difficile interpretazione: nelle prossime ore si aspettano milioni di dosi di vaccini ma sembrano ancora lontani i presupposti per un decollo definitivo. "Forse ci sono state tempistiche troppo lunghe nella definizione degli accordi, giustissimi, ma non indispensabili in questa fase, perché per i medici vaccinare è un dovere professionale prima ancora che deontologico. Infine sono emersi i problemi burocratici, croce del nostro Paese", aggiunge Dattolo.

La situazione Covid in Toscana

Ci siamo recentemente occupati della grave situazione sanitaria in cui si trova la Toscana (qui il nostro pezzo), con le vaccinazioni a rilento anche per gli over 80, in pratica i più bisognosi. Ma non è tutto, perché "le terapie intensive sono piene di persone fra i 50 e i 60 anni che stanno saturando i reparti. Purtroppo fuori non si ha una reale percezione del problema e questo induce tanti cittadini a comportamenti sbagliati: si aspetta il cambio di colore per tornare alla vita normale, senza rendersi conto che, finché non ci sarà una vera copertura vaccinale, questo comportamento continuerà a riportarci al punto di partenza". Insomma, la luce in fondo al tunnel sembra essere ancora lontana: per poter tirare il fiato dovrà essere vaccinata "almeno il 70% della popolazione, quindi occorre accelerare e arrivare a quella quota prima dell’estate.

Da settembre sono convinto che esisterà una produzione italiana di vaccini e tutto diventerà più semplice", conclude Dattolo.

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