Guerra in Ucraina

Eni sospende l'acquisto del pertrolio russo: cosa significa

Si apre la battaglia del mercato energetico. Ma il punto centrale resta quello del gas

Eni sospende l'acquisto del petrolio russo: cosa significa

Arriva la prima mossa italiana anti-Russia: l'Eni ha sospeso la stipula di nuovi contratti per l'acquisizione di petrolio da Mosca. Ad annunciarlo come riportano Repubblica e Corriere è un comunicato della società: "Eni ha sospeso la stipula di nuovi contratti relativi all’approvvigionamento di petrolio e prodotti petroliferi dalla Russia”. La società ha aggiunto che segue da vicino le vicende per quanto riguarda l'approvvigionamento di gas. L'annuncio arriva nel giorno in cui il premier Draghi ha presentato alcune misure concrete sul fronte energetico per risolvere la crisi che sta investendo anche il nostro Paese.

Il governo ha infatti adottato alcune misure per contenere la batosta che sta arrivando in queste ore sul fronte dell'approvvigionamento energetico. Draghi, intervenendo in un question time alla Camera sulla crisi ucraina ha spiegato: "L'Iva sarà ridotta al 5 per cento per le utenze del gas e il governo ha destinato 16 miliardi per sostenere le famiglie a causa dei rincari delle bollette del gas". Il governo dunque corre ai ripari ma allo stesso tempo dà segnali chiari sul fronte delle sanzioni contro Mosca con un gesto concreto come il blocco dei nuovi contratti per il petrolio. Di certo il nodo energia in questa lotta tra Kiev e Mosca ha un ruolo di primo piano. E il premier ha ribadito che l'Italia è a lavoro per ridurre la dipendenza da Mosca sul fronte gas: "E' necessario farlo". Anche perché, ha fatto sapere, "la quota di gas russo è aumentata molto negli ultimi 10-15 anni, anche dopo l'invasione della Crimea. Questo dimostra una sottovalutazione di politica estera e internazionale".

Ma sganciarsi dalla Russia non sarà facile. Come abbiamo ricordato su InsideOver, con il taglio delle forniture da parte di Mosca, l'Italia dovrà trovare 30 miliardi di metri di gas annuali che verrebbero a mancare all'appello. Un'impresa non proprio semplice. L'Italia potrebbe aumentare l'approvvigionamento dall'Algeria e dalla Libia, ma anche aumentare la produzione nazionale. Insomma la partita energetica è forse quella più complicata da giocare. Una guerra nella guerra che però tira in ballo tutto l'Occidente e soprattutto l'Europa da sempre legata alle forniture di gas che arrivano da Est. Un doppio filo che politicamente posiziona il nostro Paese tra l'incudine e il martello: ovvero tra il proposito di totale fedeltà all'atlantismo e la realpolitik degli affari sul mercato energetico con Mosca e non solo..

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