Economia

Mediobanca, assemblea senza Caltagirone

L'imprenditore non porta il suo 5,6%. E Delfin si astiene sui compensi

Mediobanca, assemblea senza Caltagirone

Delfin, primo socio con ill 19,77%, vota sì in assemblea ai conti e al dividendo di Mediobanca ma si astiene sulla politica di remunerazione dei top manager, che l'amministratore delegato, Alberto Nagel, definisce un «tamagotchi» tanta è la complessità imposta dalla normativa per legare i bonus ai risultati bancari. La holding della famiglia di Leonardo Del Vecchio, l'imprenditore ricordato insieme a Ennio Doris dal presidente dell'istituto Renato Pagliaro all'inizio dei lavori, non fa invece mancare il suo voto, espresso dal ceo Romolo Bardin, a favore del bilancio chiuso a fine giugno e della cedola di 0,75 euro per azione. I due punti all'ordine del giorno vengono così approvati all'unanimità, rispettivamente dal 99,93 e il 99,97%, del capitale presente (il 60,42%) in assemblea, tornata a riunirsi in presenza dopo due anni. Ha saltato invece l'appuntamento Francesco Gaetano Caltagirone, che non ha depositato il suo 5,61% di azioni. Si sono mossi quindi in modo diverso i due grandi azionisti di Piazzetta Cuccia, reduci dallo scontro contro la banca all'ultima assemblea di Generali. Un'eventuale nuova battaglia è rinviata al prossimo ottobre quando scadrà il cda dell'istituto milanese. La posizione di Delfin si è peraltro ammorbidita rispetto a una anno fa, quando aveva votato contro i compensi. Questa volta poi l'astensione ha riguardato le politiche di remunerazione e incentivazione 2022-2023 e l'informativa sui compensi dell'esercizio 2021-2022. La holding lussemburghese ha invece votato sì alle altre due delibere sul tema: la politica in caso di cessazione dalla carica o risoluzione del rapporto di lavoro nonché il piano di performance shares per il 2023 a favore del personale del gruppo. Riguardo infine ai piccoli soci, le loro domande hanno fornito lo spunto per fare il punto sull'andamento della banca. «Il trimestre è partito bene», ha fatto sapere Nagel senza mancare di avvertire che «Il peggio deve ancora arrivare».

Su una acquisizione come Banca Generali o Fineco ha sottolineato che «siamo sempre aperti, parliamo con tutti ma alla luce del nostro piano e della congiuntura dobbiamo essere vigili e prudenti».

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