Letteratura

I segreti di Calasso, scrittore-editore insuperabile nell'anticipare i classici

La rivista di Dell'Utri dedica un numero al fondatore di Adelphi e alla sua eredità

I segreti di Calasso, scrittore-editore insuperabile nell'anticipare i classici

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L'Italia conosce molti intellettuali che sono stati scrittori e critici, o scrittori e giornalisti, o scrittori e uomini di editoria (da Calvino a Sereni), o scrittori e quasi tutto (Umberto Eco). Ma solo un vero scrittore e editore.

Scrittore e editore, dove i due termini non si sovrastano ma si completano, Roberto Calasso (1941-2021) è autore di un'unica opera, composta da migliaia di libri, tra cui undici scritti da lui, pubblicati da Adelphi. Opus Calassi.

Domanda: ma è più vasta la sua opera, il suo Sapere, la sua impronta o la sua eredità? Oggi non è facile dire cosa sia l'Adelphi post Calasso (molti titoli che stanno uscendo furono decisi lui vivente) ma si può dire cosa sia stata l'Adelphi di Calasso. Ed è quello che a tre anni dalla sua morte prova a fare la rivista Biblioteca di via Senato diretta da Gianluca Montinaro con il numero monografico di marzo: uno «Speciale Roberto Calasso» da collezione.

Scrittore speciale e editore di libri da collezionare, Calasso è la pietra di paragone di tutti gli editori venuti dopo di lui, e forse anche prima. Chi ha detto «Voglio essere una piccola Adelphi» è fallito. Chi non lo ha detto lo ha pensato. E chi non ha fatto né l'uno né l'altro è - per fortuna - un'altra cosa.

Anche se la più grande operazione culturale di Roberto Calasso non è stata far passare per imperdibile ogni singolo titolo del suo catalogo (seppure saltare da Guénon a Jamaica Kincaid qualche dubbio lo lasci). Ma far passare una casa editrice edificata sulla parola «Tradizione» come una casa editrice di sinistra. Le signore che frequentano solo le Feltrinelli ci cascano ancora.

Comunque, lo speciale della rivista di Marcello Dell'Utri si apre con due interventi-cardine (dello storico dell'editoria Andrea Sisti e dell'italianista Maria Panetta) su L'arte di pubblicare e su L'impronta di Calasso che inquadrano l'opera dello scrittore-editore sulla scia della metafora del serpente. «Tutti i libri pubblicati da un certo editore possono essere visti come anelli di un'unica catena, o segmenti di un serpente di libri, o frammenti di un singolo libro formato da tutti i libri pubblicati da quell'editore». Un serpente di indiana ascendenza dal dorso screziato di tutti i colori pastello Adelphi. Una catena non spezzabile di titoli i cui risvolti (Calasso tra il 1965 e il 2003 ne scrisse 1.068) hanno una funzione connettiva straordinaria. Nella casa Adelphi la facciata è la copertina riconoscibile in qualsiasi paesaggio editoriale, il risvolto è il cemento e le fondamenta l'ambizione di pubblicare dei classici prima che lo diventino.

Poi si segnalano il contributo di Antonio Castronuovo sul lato «gnostico» di Adelphi (Dai libri la salvezza); quello di Antonio Salvatore sull'influenza del padre giurista, Francesco, sulla formazione culturale di Roberto; e le testimonianze di due autori Adelphi come Piero Meldini e Rosa Matteucci. La quale simbolicamente (tutto è simbolo) racconta il suo viaggio alla tomba «dell'aio Calasso» sull'isola di San Michele a Venezia. Dove lo scrittore-editore è sepolto accanto all'amico Iosif Brodskij.

E tutto eternamente ritorna.

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