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"Dite di non inviare più armi". La sceneggiata di Conte davanti agli studenti

L'incontro casuale con dei giovani universitari diventa l'occasione per il leader dei 5 Stelle di lanciare il suo classico spot propagandistico sulla guerra in Ucraina

"Dite di non inviare più armi". La sceneggiata di Conte davanti agli studenti

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Giuseppe Conte arriva addirittura a "sfruttare" un gruppo di studenti universitari per avvalorare la battaglia del Movimento Cinque Stelle a favore dello stop dell'invio delle armi a Kiev. La strumentalizzazione politica avviene all'esterno della Camera dei Deputati. Una volta fermatosi con i ragazzi di una scolaresca pugliese, l'ex presidente del Consiglio lancia il proprio invito: "Visitate la commissione Difesa? Ah, allora prendete la parola e dite di non inviare più armi a Kiev... Abbiamo già dato, basta invii".

Davanti a palazzo di Montecitorio il leader M5S si imbatte nel gruppo scolastico e una professoressa che accompagna i ragazzi lo ferma per un saluto. Conte chiede ai giovani dei loro studi, racconta dei suoi, li interroga sulle loro aspettative lavorative. Poi, non contento di avere soddisfatto queste sue curiosità, chiede come proseguirà la loro visita a Montecitorio. Quando la funzionaria della Camera che li accompagna spiega che vedranno una commissione - quella della Difesa - ecco che qua arriva la battuta del presidente pentastellato, intercettata dall'agenzia Adnkronos e subito raccolta da una delle docenti alla guida del gruppo: "Ha ragione, abbiamo dato, il problema è che continueremo...", dice quasi in maniera arrendevole la donna a Conte.

L'incontro con gli studenti deve essere stato, evidentemente, troppo breve affinché Conte potesse ricordare ai ragazzi che lui fu uno dei leader di partito che acconsentì al primo invio delle armi in Ucraina non appena scoppiò la guerra. Se non che, giusto per riuscire a racimolare qualche voto in vista dell'imminente campagne elettorale, cambiò immediatamente idea e cominciò a compiere una retromarcia totale rispetto alle politiche adottate dal governo Draghi e poi confermate da Giorgia Meloni. La linea grillina fu subito ormai molto chiara: marchiare la linea del governo come guerrafondaia, per innalzare la bandiera pacifista in (quasi) solitaria, dimenticando probabilmente che tutti sono per la pace, per il cessate il fuoco, senza rendere Kiev una colonia del Cremlino.

Ma la giornata odierna dell'ex premier non è stata semplicissima, dovendo "combattere" sia sul fronte esterno sia su quello interno. Prima lo stop ormai quasi ufficiale da parte del presidente dei Verdi europei all'ingresso dei grillini all'interno della famiglia ecologista, adducendo motivazioni relative proprio all'ambiguità del Movimento sul tema della guerra in Ucraina. Poi la pesante contestazione interna che giunge dal suo europarlamentare Fabio Massimo Castaldo, secondo il quale nel M5s targato Conte sarebbe in atto "una brusca involuzione democratica". Il malumore per la gestione del dibattito interno è evidente: "In un anno abbiamo avuto solamente tre riunioni del Consiglio nazionale, peraltro molto ingessate e generiche - dichiara Castaldo -. La riorganizzazione procede con lentezza e opacità: la nomina diretta dei coordinatori regionali e provinciali ha escluso i nostri attivisti e creato tensioni".

Conte si è limitato a replicargli a distanza ironicamente: "Azz, siamo in dittatura...". Ma c'è ben poco da ridere: stante così la situazione di disagio, per i 5 Stelle potrebbe profilarsi un altro addio al partito.

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