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Le due facce di Laforgia: candidato M5s e avvocato difensore dell’uomo di Emiliano

Il ruolo scomodo: evoca la questione morale mentre il suo assistito gli porta voti

Le due facce di Laforgia: candidato M5s e avvocato difensore dell’uomo di Emiliano

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Le due facce di Laforgia: candidato M5s e avvocato difensore dell’uomo di Emiliano

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Garantista coi suoi, forcaiolo con gli avversari. Chi aveva dubbi sul doppio gioco M5s a Bari può gustarsi questa storiella che ruota intorno al gruppo whatsapp «Vota Laforgia», nato qualche giorno fa, prima che le primarie previste per domani saltassero. A ispirarlo è Elio Sannicandro, ex commissario straordinario e direttore generale Asset ed ex fedelissimo del governatore della Puglia Michele Emiliano, che da sindaco di Bari lo nominò responsabile del Piano strategico metropolitano e poi assessore all’Urbanistica. Dopo 15 anni tra i due non corre più buon sangue. E ci sta che il manager abbia scelto di sostenere il candidato espressione di Sel e M5s, avversario dell’uomo voluto dall’ex magistrato pugliese, cioò quel Vito Leccese sostenuto da Pd e Verdi. Fin qui tutto bene.

Ma, c’è un ma. Perché Sannicandro alla fine dell’anno scorso è finito nei guai assieme ad altre 11 persone per una storiaccia di tangenti, corruzione e turbativa d’asta sugli appalti banditi per fare fronte al dissesto idrogeologico, tanto che Emiliano è stato costretto a sospenderlo. Proprio qualche giorno fa i giudici del Riesame di Bari hanno confermato la sua interdizione dai pubblici uffici per un anno, convinti che l’indagine della Guardia di Finanza condotta dai pm Savina Toscani e Claudio Pinto abbia già provato «a livello di gravità indiziaria» la presunta corruzione - in cambio dell’assegnazione di alcuni appalti avrebbe ricevuto 60mila euro da un imprenditore di Lucera, finito prima in cella e poi ai domiciliari (per la figlia del costruttore è scattato l’obbligo di dimora) rigettando dunque l’appello dei legali di Sannicandro per la revoca.
E pensare che la Procura prima di Pasqua si era detta favorevole alla revoca della misura cautelare e a ridurre l’interdizione a sei mesi (che scadrebbero il 10 maggio, come ricorda Massimiliano Scagliarini sulla Gazzetta del Mezzogiorno), tanto che c’è attesa per il ricorso in Cassazione contro il «no» del Riesame. A giorni - il 23 aprile per l’esattezza ci sarà l’udienza preliminare davanti al gip Isabella Valenzi, e visto il clima è pacifico che l’ex manager pubblico e i suoi coimputati potrebbero rinviare a giudizio. Altro veleno elettorale.

Ma perché un indagato fa il tifo per il candidato M5s? Perché Michele Laforgia, il candidato indignato come il premier Giuseppe Conte per la deriva giudiziaria che sta investendo il sindaco di Bari Antonio Decaro e mezzo Pd, altri non è che il legale di Sannicandro. Viva il diritto alla difesa e la presunzione d’innocenza, ovviamente. Laforgia ha già difeso l’ex dirigente regionale della Protezione civile Mario Lerario, condannato l’anno scorso a cinque anni per corruzione sugli appalti Covid. Ma fa sorridere pensare che chi evoca una «questione morale» interna al Pd sia anche il legale di altri ex manager di area finiti nei guai. Soprattutto se proprio Sannincandro è il principale sponsor all’interno della community Aiutiamo Laforgia a migliorare Bari e la Puglia» per sostenere la corsa del suo legale.

«Leccese sorvola con leggiadria sulla gravità della situazione in cui ci troviamo, dopo gli arresti di ieri e finge di ignorare che uno degli arrestati, con il suo movimento politico, doveva partecipare alle primarie», scrive Laforgia, convinto dei rischi dell’inquinamento del voto pur essendo «un garantista che non anticipa colpevolezze, anzi separa le eventuali responsabilità politiche dalle accuse penali». Per il suo assistito e per i voti che gli porterà, questo è sicuro..

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