Nuove frontiere

Chip cerebrali, così Pechino vuole potenziare la mente dei cinesi

La Cina si sta dando daffare per produrre chip cerebrali in grado di potenziare le capacità cognitive dei cinesi. L’allarme troverebbe riscontro nelle linee guida etiche del Partito comunista

Chip cerebrali, ecco come Pechino vuole potenziare la mente dei cinesi

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L’Occidente fa da apripista nella ricerca dei chip cerebrali, così come dimostrano i risultati raggiunti da Neuralink, l’azienda fondata da Elon Musk che produce interfacce neurali (Brain-computer interface) con l’obiettivo di restituire un certo livello di autonomia a chi soffre di disfunzioni di vario tipo. L’Oriente, in questo caso Pechino, non vuole perdere terreno ma ha obiettivi diversi, ossia potenziare le capacità cognitive dei cinesi.

Così, mentre la storia di Noland Arbaugh fa il giro del mondo, la Cina si sta impegnando per creare chip neurali almeno altrettanto capaci.

Arbaugh, vittima di un incidente che lo ha reso quasi totalmente paralizzato, grazie a Neuralink riesce a interagire parzialmente con il mondo circostante. I punti salienti sono due: le interfacce neurali, in Occidente, sono pensate per chi ha delle disfunzioni e, cosa ancora più importante, sono considerate pionieristiche e quindi tutt’altro che perfette. Questo induce a una certa prudenza che, in Cina, non sarebbe avvertita.

Pechino e il potenziamento dei cinesi

L’allarme è stato lanciato da William Hannas, ricercatore e analista dell'Università di Georgetown (Washington DC) il quale, mediante un rapporto pubblicato a marzo, denuncia le intenzioni di Pechino, decisa a fare uso delle interfacce neurali al di fuori degli scopi medici. L’intento di Pechino, in parole povere, sarebbe quello di migliorare le capacità cognitive dei soggetti sani, così come vengono descritti nelle linee guida etiche del Partito comunista cinese, a loro volta oggetto di uno studio pubblicato il 10 maggio appena trascorso.

Pechino vuole impiegare le interfacce neurali per modulare l’attenzione e la memoria dei cinesi, regolarne i cicli di sonno e favorire l’adozione di esoscheletri. Tutto ciò, impone il Partito comunista, a patto che vengano rispettate norme severe e soltanto se il beneficio sarà veramente apprezzabile.

In parole spicce: il Partito comunista vuole che le interfacce neurali dimostrino con i fatti di potere potenziare le capacità dell’uomo senza lenirne l’autonomia e la consapevolezza di sé.

Gli obiettivi militari

Il fatto che Pechino faccia riferimento alla possibilità di creare interfacce neurali applicabili ai soggetti sani e parli espressamente di esoscheletri fa pensare alla volontà di un impiego militare.

Un timore che secondo la professoressa Margaret Kosal del Georgia Institute of Technology è più che teorico perché, in Cina, la struttura governativa e le regole socioculturali non sono del tutto ostili a un’adozione militare delle interfacce

neurali e ciò, conclude la Kosal, può creare problemi per la sicurezza nazionale di qualsiasi Paese. Unire l’intelletto umano a quello di una macchina può riscrivere gli equilibri mondiali e quelli bellici.

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