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Il capo della Polizia: "Verifiche severe". Gli agenti accusano gli infiltrati

Pisani al Tg1: "Le decisioni prese in sede locale non vengono da direttive politiche"

Il capo della Polizia: "Verifiche severe". Gli agenti accusano gli infiltrati

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Il capo della Polizia annuncia verifiche sui fatti di Pisa e Firenze. Vittorio Pisani, in un'intervista al Tg1 ha detto che «purtroppo i nostri operatori hanno posto in essere delle iniziative che dovranno essere analizzate singolarmente e verificate con severità e trasparenza». Ed ha aggiunto: «Va precisato e va chiarito che le iniziative e le decisioni che vengono adottate in sede locale durante i servizi di ordine pubblico non sono determinate né da scelte politiche né da direttive politiche».

Il corteo pro-Palestina di Pisa di venerdì 23 febbraio si è trasformato in un'occasione di scontro. Le testimonianze video che arrivano da quel corteo raccontano una versione diversa da quella dei «bravi ragazzi» manganellati senza motivo. Non ci sono stati solo i soliti cori insultanti nei confronti degli agenti, gli «infami», «sbirri di m...» di ordinanza. «I manifestanti si stavano dirigendo verso piazza dei Miracoli», ci spiega un esponente delle forze dell'ordine. Qui «avrebbero potuto imbrattare e rovinare i monumenti» oppure spaccare le vetrine dei negozi lungo strada, causando enormi danni alla collettività. Immagini purtroppo già viste in altre occasioni in diverse città, anche di recente, perché queste manifestazioni non prevedono la presenza esclusiva dei giovanissimi. Sono infiltrate dai «professionisti del disordine», come li definisce Felice Romano, segretario generale del sindacato Siulp, «che non perdono occasione per sfruttare ogni situazione pubblica per affermare la loro violenza e il loro disprezzo per lo Stato».

I responsabili degli scontri sono per lo più soggetti già noti alle forze dell'ordine e gli eventi di Pisa, in tal senso, non fanno eccezione, come dimostrano le bandiere di Cambiare rotta, organizzazione comunista presente in molte delle manifestazioni a livello nazionale in cui si registrano scontri. Lo schema di azione è sempre lo stesso: i sobillatori dalle prime file provocano, fomentano gli animi e lanciano l'assalto al cordone di agenti per poi scivolare nelle retrovie in sicurezza. In questo modo sono i giovanissimi poco abituati a questi contesti a trovarsi a contatto diretto con le forze dell'ordine. «Mandano al massacro gli studenti in prima linea come agnelli sacrificali, utili in questo caso solo per fare notizia», è il commento di Luca Pantanella, segretario generale provinciale Torinese del sindacato FSP.

Dalle immagini registrate durante i momenti caldi si nota uno dei partecipanti, non uno «sbarbatello», avviare lo scontro. Gli agenti sono stati schiacciati contro la camionetta a protezione della zona interdetta alla manifestazione dove, come da copione, i contestatori volevano dirigersi. Una strategia consolidata per innescare il contatto con gli agenti. «Se si vuole sostenere che nelle manifestazioni di piazza sia possibile fare tutto ciò che si vuole sull'altare della libertà di espressione allora non serve il servizio d'ordine», dichiara Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato SAP.

«Sono diversi gli esponenti politici e istituzionali che dopo le manifestazioni di Firenze e Pisa, dove sono state violate le prescrizioni e il personale di servizio è dovuto intervenire, stanno aggredendo verbalmente e delegittimando l'operato delle forze dell'ordine», ha proseguito Paoloni.

Ancora più amareggiato il commento di Pasquale Griesi, coordinatore nazionale dei reparti mobili del sindacato Fsp: «Cercasi senatore o deputato che presenti interrogazione parlamentare per chiedere al ministro dell'Interno perché i reparti schierati e fermi sulle loro posizioni devono subire attacchi fisici e poi verbali da questi delinquenti».

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