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Giorgia si prepara al viaggio negli Stati Uniti. Nordafrica e migranti sul tavolo di Biden

Giovedì l'incontro alla Casa Bianca. Pronta l'uscita dalla Via della seta

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I comuni «interessi strategici», compresi il sostegno all'Ucraina e l'approccio alla Cina. Saranno i temi, ormai «classici», dell'incontro di giovedì a Washington tra Joe Biden e Giorgia Meloni. C'è però una novità significativa nell'agenda del bilaterale anticipata dalla Casa Bianca: il «Nordafrica», tema che sta particolarmente a cuore all'Italia e che (con l'eccezione della sola Libia) non era citato, ad esempio, nel faccia a faccia che Biden aveva avuto lo scorso maggio con l'allora capo del governo Mario Draghi. La premier italiana si siederà nello Studio Ovale, davanti al presidente Usa, portando in dote un nuovo approccio alla Sponda Sud del Mediterraneo, non incentrato solamente sul contenimento dell'immigrazione, e che non potrà che trovare orecchie sensibili. Il «Processo di Roma», lanciato con la conferenza della Farnesina, l'idea di un dialogo «tra pari» nel rapporto con i Paesi di quella parte del continente, è assolutamente in linea con l'atteggiamento dell'Amministrazione Biden, che non perde occasione per denunciare le politiche «predatorie» della Russia e del suo braccio armato della Wagner. O quelle della Cina, che usa la leva finanziaria per attirare a sé e poi spingere sull'orlo del default i partner africani.

Gli Stati Uniti, attraverso le enormi risorse di Usaid, l'agenzia per la cooperazione internazionale, potrebbero in questo senso giocare un ruolo importante nella stabilizzazione e nello sviluppo della regione, anche in chiave anti Mosca e anti Pechino. Riguardo alla Cina, Washington si aspetta da tempo che Roma non rinnovi il Memorandum sulla Via della Seta, siglato nel marzo del 2019 da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Se allora gli Stati Uniti erano rimasti a dir poco perplessi - per Donald Trump il confronto con Pechino era soprattutto commerciale - nel corso di questi anni la sfida Usa-Cina si è sempre più trasformata in «strategica», anche sul piano militare. Quale sarà l'atteggiamento dell'Italia lo aveva già lasciato intendere ad aprile il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, nella missione a Washington in occasione del vertice Fmi-Banca Mondiale. Roma non rinnoverà l'accordo. Gli Stati Uniti non chiedono agli alleati e ai partner di recidere totalmente i legami commerciali con la Cina. La stessa segretaria al Tesoro Janet Yellen, alla vigilia della sua recente visita a Pechino, ha ammesso che uno divorzio netto tra l'economia Usa e quella cinese avrebbe per gli americani «effetti disastrosi». L'attenzione Usa si rivolge soprattutto alle catene di approvvigionamento strategiche e all'accesso cinese alle tecnologie sensibili, che Pechino è abile nel riconvertire a scopi militari.

Quanto ai rischi di «rappresaglie» cinesi, i rapporti commerciali con gli Usa valgono per l'Italia ben più di quelli con la Cina e in questo momento è interesse di Pechino, con un'economia che non cresce più come in passato, evitare bracci di ferro commerciali con l'Occidente.

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