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I migranti, la bomba sanitaria e i negazionisti della sinistra

Per dem e renziani il problema non sono i migranti positivi ma gli italiani. E al boom di sbarchi rispondono cancellando i dl Sicurezza e riproponendo lo ius soli. Così portano al collasso il Paese

I migranti, la bomba sanitaria e i negazionisti della sinistra

La sinistra sta mettendo in atto l'ennesimo gioco al massacro: negare cioé che in Italia ci sia un'emergenza sanitaria legata all'immigrazione clandestina. Farlo non solo è pericoloso perché non procrastina qualsiasi intervento volto a risolvere una situazione ormai esplosiva, ma è anche dannoso per tutti quei cittadini che fino a oggi hanno rispettato tutte le regole imposte dal governo per arginare i contagi, minando così l'intero sistemo economico del Paese. Molti nuovi focolai sono "d'importazione", vengono da fuori. Eppure la maggioranza non lo accetta: anziché sventolare bandiera bianca, ammettendo di non essere in grado (ideologicamente parlando) di fermare gli sbarchi dei clandestini, di far rispettare la quarantena ai migranti, di effettuare i dovuti controlli alle frontiere, preferisce riversare (ancora una volta) sugli italiani le proprie attenzioni vessandoli e mettendoli in difficoltà.

La prima a ribaltare la realtà sulla portata dell'emergenza sanitaria legata ai continui sbarchi è stata Maria Elena Boschi. Nei giorni scorsi, in un'intervista al Corriere della Sera, ci teneva a precisare che "tecnicamente il coronavirus è stato esportato dagli italiani in Africa con gli aerei e non da loro con i barconi". Oggi, dalle colonne dello stesso giornale, è toccato al ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, rincarare la dose rivendicando che "il 75% dei positivi sono italiani, contagiati da altri italiani". "I positivi stranieri salvati in mare vengono tutti sottoposti a test e tamponi e molti di loro ripartono immediatamente. Non mi pare il tema". L'eponente dem invita piuttosto a prendersela con "le feste senza regole" o con "l’imprenditore irresponsabile che, tornato dall'estero, è andato in giro con i sintomi". Certo, si tratta di atteggiamenti da condannare senza se e senza ma. Ma si tratta anche di girare la testa da tutt'altra parte perché la pressione a cui sono sottoposti i porti italiani nelle ultime settimane (solo nel mese di luglio sgli sbarchi sono aumentati di oltre il 400 per cento) e la situazione imbarazzante in cui versano i centri di prima accoglienza dovrebbero suggerire al governo Conte che la misura è colma e che rimandarne la situazione significa esporre l'intero Paese a rischi inutili.

I campanelli d'allarme sono numerosi: i focolai all'interno della comunità bengalese di Roma, i ritorni "fantasma" dall'Est Europa con i pullman che evitano i controlli all'arrivo, gli sbarchi sulle coste del Sud Italia e le fughe dei migranti sulle spiagge, le strutture colabrodo a cui vengono destinati gli stranieri che dovrebbero stare in quarantena. Tutti questi casi messi insieme danno l'immagine di un governo incapace di far rispettare le regole e fanno temere che la situazione sia del tutto sfuggita di mano. Nei giorni scorsi, durante un evento di Forza Italia, Silvio Berlusconi aveva apertamente invitato il premier Giuseppe Conte a "vigilare sul rischio di una nuova ondata di coronavirus di importazione, che passa per gli immigrati che arrivano clandestinamente in Italia". "Mai come oggi - aveva avvertito - è necessario un controllo rigoroso delle frontiere". La risposta della maggioranza, al netto delle litigiosità interne, è stata diametralmente opposta: c'è chi sogna lo smantellamento dei decreti Sicurezza e, di conseguenza, la riapertura dei porti, e chi torna a cianciare di ius soli. L'esatto opposto di quello di cui avremmo bisogno. E, mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio perde tempo nel proporre rimpatri veloci, che mai avverranno, e interventi contro le imbarcazioni dei trafficanti, al Viminale tutto tace e a nessuno della Difesa viene in mente di far blindare dall'esercito i centri migranti o le strutture per l'accoglienza per evitare altre fughe. "Si può sapere che cosa sta facendo il governo per arginare questo gravissimo fenomeno?", si chiede Giorgia Meloni. Il rischio, come detto, è che i giallorossi, in nome di quella che la leader di Fratelli d'Italia definisce una "spregiudicata politica immigrazionista", vanifichino tutti i sacrifici fatti sino a oggi dagli italiani. "Davvero in Italia chi arriva illegalmente è al di sopra della legge e può fare quello che vuole, anche mettere a rischio la salute e la vita dei cittadini? Basta: la misura è colma".

Il punto è che il Paese non può permettersi una seconda onda. Non può permetterselo sia dal punto di vista sociale sia economico. Per questo bisogna fare tutto quello che è necessario per fermare tutte le possibilità di nuovi contagi. Non solo. Al netto dell'emergenza legata alla diffusione del Covid-19, è importante anche riprendere in mano il dossier immigrazione. Per cinque anni, durante i governi Letta, Renzi e Gentiloni, trafficanti e Ong hanno avuto il "lasciapassare" per le nostre coste. Dopo la (breve) parentisi del pugno duro di Matteo Salvini, si è ritornati al vecchio malcostume e il business dell'accoglienza ha ripreso a galoppare senza sosta. Per il Nicola Zingaretti e i suoi non è ancora abbastanza: chiedono di allargare ulteriormente le maglie. Il loro sogno, con il beneplacito dell'Unione europea, è di trasformare il Paese in un gigantesco porto di approdo per tutti i disperati del terzo mondo.

I risultati di questa politica scellerata sono sotto i nostri occhi e li abbiamo pagati a caro prezzo già negli anni scorsi.

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