Coronavirus

"Piano pandemico non sufficiente". Ma un dossier smentisce Speranza

Il ministro in Senato si è autoassolto. Ma un rapporto Oms del 2018 avverte: le pandemia sono eventi imprevedibili ma ricorrenti"

"Piano pandemico non sufficiente". Ma un documento smentisce Speranza

Chissà se Roberto Speranza, mentre parlava a Palazzo Madama, oltre a rivolgersi ai senatori presenti stava indirizzando quelle sue parole anche alla procura di Bergamo. Già, perché tra le contestazioni al ministro scritte nelle tre mozioni di sfiducia (tutte respinte), una in particolare è contenuta anche nei fascicoli dei pm bergamaschi. I magistrati guidati da Antonio Chiappani, infatti, sospettano che il piano pandemico italiano non solo non sia mai stato aggiornato dal 2006, ma non sia neppure stato “attivato” durante la prima fase dell’epidemia.

Ha ragione da vendere Speranza quando afferma che non spettava certo a lui aggiornare il piano. Le linee guida dell’Oms e la decisione (vincolante) dell’Ue risalgono al 2013. E lui a quel tempo era “solo” capogruppo del Pd alla Camera. Ben diverso invece il discorso per quanto riguarda la sua applicazione. Per quanto obsoleto, infatti, il piano pandemico conteneva delle indicazioni utili per affrontare il coronavirus. Tant’è che l’Oms il 5 gennaio inviò un alert in cui suggeriva di mettere in pratica le misure di sanità pubblica e quelle sulla sorveglianza dell’influenza. Il motivo era la presenza di una polmonite di eziologia sconosciuta in Cina. In pratica, l’Oms chiese ai Paesi di far riferimento ai piani pandemici nazionali per prepararsi ad un eventuale sbarco del virus in Europa: in quel momento sarebbe dovuta scattare la fase 3 di “allerta pandemica”, prevista per l’appunto nel momento in cui si registrano infezioni nell’uomo da parte di un nuovo sottotipo di virus. L’Italia lo fece?

Non secondo quanto trapelato nei mesi scorsi. La task force ministeriale venne infatti inaugurata solo 17 giorni dopo, il 22 gennaio. Ma anche il blocco dei voli dalla Cina, lo stato di emergenza, la ricerca di mascherine: tutto sarebbe partito in ritardo. In uno dei verbali delle riunioni della task force, quello del 29 gennaio, emerge inoltre che anche Giuseppe Ippolito suggerì (nonostante il ritardo già accumulato) di “riferirsi alle metodologie del piano pandemico di cui è dotata l’Italia e di adeguarle alle linee guida appena rese pubbliche dall’Oms”. Il suggerimento venne seguito?

A gennaio 2021 la procura ha ascoltato alcuni dirigenti ministeriali i quali avrebbero detto che, nonostante l’alert dell’Oms e i suggerimenti Ippolito, il piano non venne applicato e si “navigò a vista”. Il motivo? Si ragionò, riporta l’Ansa, sul fatto che “non si trattava di influenza ma di un virus proveniente dalla Cina di cui poco si sapeva”. Posizione confermata in un’intervista pubblica anche da Claudio D’Amario, ex direttore generale della prevenzione: “Quel piano non è scattato dopo le prime avvisaglie (…)”, disse, ma fu proposto dall’Iss “uno studio per poter fare un piano contro Covid dedicato a questa nuova tipo di pandemia”. Perché?

Da allora la linea difensiva di Speranza non è cambiata. In Senato è stato chiaro: “Di fronte a questo virus totalmente nuovo è del tutto evidente che il Piano pandemico antinfluenzale del 2006 non era sufficiente, né lo erano le successive raccomandazioni emanate dall’OMS”. Per questo il ministero, invece di “attendere istruzioni” o “tenere in ordine le carte”, decise di “andare decisamente oltre”. Scrivendo, ad esempio, un “piano segreto” nuovo di zecca.

Ora, il problema - per Speranza - è che in realtà i piani pandemici servono proprio a casi come il coronavirus. Un documento ufficiale dell’Oms del 2018, infatti, spiega chiaramente che le pandemie influenzali “sono eventi imprevedibili ma ricorrenti” e che iniziano “con l’emergere di un virus a cui le persone non hanno una immunità pre-esistente e che può diffondersi da persona a persona”. Se sapessimo esattamente di cosa si tratta, non servirebbe certo un “piano pandemico”: avremmo i vaccini già pronti e vivremmo felici e contenti. Invece la risposta ad un virus sconosciuto, si legge nella relazione dell’Oms, è composta di diversi elementi “che dovrebbero riflettersi in piani nazionali completi di preparazione alla pandemia che siano stati testati attraverso esercitazioni regolari”.

Che senso ha avere un “piano” se poi quando arriva un virus sconosciuto lo si mette da parte per realizzarne un altro? Speranza in aula ha detto che quel documento venne “valorizzato” nelle parti “utili e funzionali” a contrastare questo virus. Di quali capitoli parla? E perché il resto del testo venne scartato?

Commenti