Coronavirus

Quattro casi di trombosi, ora Ema indaga sul siero J&J

Parigi e Berlino: no alla seconda dose AstraZenaca. L'Oms: rischioso

Quattro casi di trombosi, ora Ema indaga sul siero J&J

Mentre l'Europa si divide sull'utilizzo di AstraZeneca e il vaccino di Oxford fa fatica a riconquistare la fiducia di chi deve essere immunizzato, rischia di cadere una nuova tegola sulla campagna vaccinale. Questa volta riguarda il farmaco della Johnson&Johnson, le cui prime 400mila fiale sono attese in Italia a metà aprile. Si tratta di un monodose su cui il nostro Paese punta molto per accelerare le somministrazioni.

Ma adesso il comitato per la sicurezza dell'Ema (Prac) ha avviato una revisione in seguito a quattro eventi tromboembolici che si sono verificati negli Stati Uniti, dove J&J è in uso da marzo. «Il Prac sta indagando su questi casi e deciderà se potrà essere necessaria un'azione normativa, che di solito consiste in un aggiornamento delle informazioni sul prodotto», spiega l'Agenzia europea per i medicinali. La J&J ha precisato che «il monitoraggio sugli effetti collaterali ha rivelato un numero limitato di eventi molto rari, ma che al momento non è stata stabilita una chiara relazione causale tra questi eventi rari e il vaccino». Intanto l'Italia spinge su AstraZeneca, confermando che chi è stato già vaccinato con il farmaco di Oxford riceverà la seconda dose dello stesso vaccino. I responsabili della salute non hanno dubbi che sia questa la strada da percorrere, contrariamente a quanto stabilito altri Paesi, come Germania e Francia, nonostante l'Oms abbia fatto sapere che al momento non ci sono «dati adeguati» sugli effetti del cambio del vaccino tra la prima iniezione e il richiamo. «L'intercambiabilità del vaccino non è qualcosa su cui potremmo dare una raccomandazione», ha spiegato la portavoce, Margaret Harris. In sostanza nessuna sperimentazione è stata fatta sugli effetti del passaggio da un vaccino a vettore virale che utilizza un adenovirus innocuo, come AstaZeneca, ad altri che usano invece molecole di mRNA messaggero, come Pfizer e Moderna. Eppure la Francia ha annunciato ugualmente che le persone con meno di 55 anni che hanno ricevuto la prima dose del farmaco dell'azienda anglo-svedese effettueranno il richiamo con Pfizer o Moderna. È stata l'Alta Autorità della Sanità a confermare ufficialmente quanto già anticipato dal ministro della Salute, Olivier Veran, dopo che le somministrazioni erano state sospese Oltralpe il 19 marzo a causa dei rari casi di trombosi individuati in Europa. Ora il cambio in corsa di vaccino, che riguarda 533mila persone, nonostante la mancanza di evidenze scientifiche. Lo stesso cambio di passo è stato raccomandato in Germania dalla Commissione permanente per il vaccino tedesca: chi ha avuto la prima dose di AstraZeneca, dovrà passare ad un altro antidoto. La storia tormentata del vaccino anglo-svedese divide l'Europa sulle regole per la somministrazione.

Tanto che la Commissione europea è intervenuta ieri per ricordare che l'Ema non ha indicato la necessità di sottoporre a restrizioni l'uso del vaccino di Oxford: «Non ci sono ragioni per non utilizzarlo più».

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