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Un "regalo" di Conte ai fan dell'accoglienza. Ecco i numeri di una misura fallimentare

Ha aperto le porte a decine di migliaia di clandestini. Che non si sono integrati

Un "regalo" di Conte ai fan dell'accoglienza. Ecco i numeri di una misura fallimentare

Per capire cosa sia la protezione speciale e quanto sia fallimentare bisogna tornare all'ottobre 2020. In quel mese il governo giallo-rosso guidato da M5S e Pd decide di abolire i decreti sull'immigrazione dell'era Salvini e fare un regalo ai sostenitori dell'accoglienza senza limiti. Il regalo si chiama protezione speciale. Il provvedimento, varato con decreto dell'allora ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, è semplicemente la riesumazione della «protezione umanitaria» l'istituto che fin dai tempi del governo Prodi garantiva la permanenza nel Paese di molti migranti privi dei requisiti per l'asilo o la protezione sussidiaria. Nelle promesse di Pd e grillini il provvedimento doveva far emergere gli irregolari pronti a integrarsi e garantire loro un permesso di soggiorno biennale accompagnato, in caso di occupazione, da un permesso di lavoro. Ma i dati fanno ben capire quanto quelle promesse fossero pie illusioni. Nel 2021 ben 13mila e 39 degli oltre 67mila migranti sbarcati in Italia ottengono un permesso di soggiorno biennale grazie alla protezione speciale. Già in quel primo anno appare evidente che il nuovo provvedimento garantisce da solo un numero di permessi di soggiorno equivalente a quelli garantiti da asilo (7.383) e protezione sussidiaria (7.348). Il fenomeno diventa ancor più marcato nel 2022 quando a fronte di oltre 105mila sbarchi vengono riconosciute 22mila 528 protezioni speciali. Il dato resta percentualmente in netta crescita anche nei primi tre mesi del 2023 quando le protezioni speciali diventano 8mila 869. Da questi dati si desume, però, la singolarità della legislazione italiana. Nel resto d'Europa, dove non esistono altre forme di garanzia oltre ad asilo e protezione sussidiaria, tutti i migranti accolti con la cosiddetta formula «speciale» verrebbero immediatamente rispediti al Paese d'origine. Il vero indicatore del fallimento sono, però, i permessi di lavoro richiesti dai migranti che hanno avuto accesso alla protezione speciale. Nel 2021 sono appena 578 pari al 4,43 per cento. Nel 2022 diventano 1.804 pari al 4,43 per cento Nel 2023 sono 662, pari al 7,46 per cento. Alla fin dei conti, insomma, i 45mila e 59 permessi di soggiorno concessi a migranti che in base alle norme europee non alcun diritto a restare hanno prodotto appena 2mila 681 posti di lavoro. Come dire che la tanto promessa emersione e integrazione è pari al 5,94 per cento. Questo perché nonostante quanto ci viene raccontato da Pd, grillini e buonisti di ogni sorta la gran parte dei migranti irregolari non intende integrarsi e lavorare in Italia, ma semplicemente usare la nostra penisola come base di partenza per penetrare in Europa sfruttando il permissivismo legislativo introdotto dalla sinistra. Permissivismo di cui è intrisa una protezione speciale che, tanto per fare un esempio, giustifica il divieto di espulsione invocando il mancato «rispetto della vita privata e familiare del migrante» ed equiparandolo ad una «violazione del diritto». O, peggio, impone di garantire il permesso di soggiorno sulla base «dei vincoli familiari dell'interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale nonché dell'esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il suo Paese d'origine».

Argomenti che per gli altri Paesi europei sono semplicemente risibili.

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