Coronavirus

Sette giorni per l'Europa. E Salvini evoca l'Italexit

Appello alla solidarietà di Gentiloni: senza non si salva nessuno. Di Maio alza il tiro: basta egoismi

Sette giorni per l'Europa. E Salvini evoca l'Italexit

Sette giorni per «salvare» l'Unione Europea. I leader dei 27 Paesi membri dell'Ue, dopo il muro contro muro nell'ultimo vertice, cercano una mediazione sul piano che dovrà arginare gli effetti negativi sull'economia dell'emergenza Coronavirus. L'obiettivo è evitare una spaccatura tra il fronte (9 Nazioni) del sud, guidato dalla Francia, con al fianco l'Italia, e i Paesi nel nord, guidati da Germania e Olanda, fermi sulla linea del rigore.

Le trattative vanno avanti. Mentre in Italia sale la tentazione (non solo tra i leader politici) di dire addio all'Europa: il sondaggista Antonio Noto - dalle pagine della Nazione-Resto del Carlino-Giorno - sostiene che la fiducia degli italiani verso l'Ue «è crollata al 25%». Il braccio di ferro tra i due blocchi europei spinge il leader della Lega Matteo Salvini a rimettere sul tavolo l'ipotesi dell'Italexit: «Si stampasse moneta. La Svizzera, compilando un foglio, ti mette a disposizione fino a 500mila euro, la Gran Bretagna ti garantisce fino all'80% dello stipendio, gli Usa destinano fino a 2.000 euro a famiglia. Loro possono farlo. Noi no, perché abbiamo l'euro» - dice l'ex ministro dell'Interno in un'intervista al Corriere della Sera. Per Salvini se la commissione Ue, guidata da Ursula von der Leyen, continua a fare spallucce c'è una sola strada: «Un'emissione di titoli italiani con un tasso di vantaggio. Oggi, l'Ue non lo permette».

Alza il tiro contro l'Europa anche il ministro degli Esteri Luigi di Maio: «L'Europa, oggi, ha la possibilità di dimostrare solidarietà verso uno dei Paesi fondatori dell'Ue. Noi faremo tutto il possibile per il nostro popolo, ma l'Europa faccia la sua parte. No a egoismi, serve coraggio» - dice in un'intervista a Euronews. Nel Pd, il partito più europeista, l'imbarazzo è forte. Tanto che l'ex presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, commissario Ue agli Affari economici, è costretto a intervenire: «La parola chiave è solidarietà. Serve un piano comune per la rinascita dell'Europa. I diversi governi devono trovare un accordo», commenta al Tg5. «Del resto senza un piano comune - continua Gentiloni - nessun paese, nemmeno quelli più ricchi, riuscirà a uscire da questa terribile crisi». Suggerendo - in un'intervista a La Stampa - l'idea di potenziare la Bei. Si tratta della banca europea per gli investimenti. Ma tra le proposte, citate da Gentiloni, c'è anche l'utilizzo del Mes, o di altre istituzioni europee, «per collocare bond e finanziare i progetti necessari».

Ma il piano comune non c'è. Il Consiglio Ue ha incaricato la commissione di elaborare una proposta per la ricostruzione. Italia, Francia e altri 7 Paesi chiedono l'emissione comune di Coronabond per raccogliere i miliardi da destinare all'emergenza del coronavirus. Proposta che incassa il sostegno dell'ambasciatore americano in Italia Lewis Michael Eisenberg. Ma la presidente von der Leyen non molla. Il fronte del no inizia, però, a scricchiolare: tre Paesi baltici e la Slovacchia, da sempre a favore dell'Europa del Nord, sarebbero pronti a sottoscrivere la richiesta di Coronabond. Altra strada (suggerita dai ministri Pd Roberto Gualtieri ed Enzo Amendola) è il ricorso al Mes, il fondo salva-Stati. Ma c'è l'ostacolo delle condizionalità: l'accesso al fondo contiene il rischio di una richiesta di ristrutturazione del debito pubblico. Tradotto: l'arrivo della Troika in Italia.

Ipotesi già bocciata dal capo dello Stato Sergio Mattarella.

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