Cronaca internazionale

"Ucciso come Floyd". il cugino della fondatrice di Black Lives Matter

La tragedia del giovane afroamericano durante un arresto dopo un incidente

"Ucciso come Floyd". il cugino della fondatrice di Black Lives Matter

New York. Immobilizzato a terra con un poliziotto che gli premeva il gomito sul collo e un altro che lo ha colpito con una pistola stordente per oltre 30 secondi. È morto così, come George Floyd, l'insegnante 31enne afroamericano Keenan Anderson, cugino della co-fondatrice del movimento Black Lives Matter, Patrisse Cullors. L'ennesimo caso di violenza spropositata della polizia su cittadini di colore, che rischia di scatenare una nuova bufera negli Stati Uniti, è avvenuto a Los Angeles dieci giorni fa, ma è stato reso noto soltanto ora, dopo la pubblicazione dei video ripresi dalle telecamere degli agenti.

Il 3 gennaio scorso Anderson è rimasto coinvolto in un incidente stradale, e quando la polizia è arrivata sul posto lui stava chiedendo «aiuto». Diverse persone presenti lo hanno indicato come l'autore dell'incidente e un agente - come si vede nel video - gli ha ordinato di andare sul marciapiede e mettersi contro il muro, mentre lui ha iniziato a scusarsi più volte dicendo «per favore, non volevo farlo». A quel punto, come avvenuto in tanti altri casi simili negli Usa, la situazione è degenerata: l'afroamericano ha iniziato ad agitarsi per il comportamento del poliziotto ed è scappato, l'agente lo ha inseguito, gettato a terra e colpito più volte con un taser per oltre 30 secondi, mentre un altro gli ha schiacciato il collo con il gomito. Lui intanto chiedeva aiuto e gridava «vogliono farmi fare la fine di George Floyd», ossia vogliono uccidermi. Alla fine, Anderson è stato ammanettato e preso in custodia, poi trasportato in un ospedale di Santa Monica, dove poche ore dopo è morto per arresto cardiaco.

«Keenan meritava di essere vivo in questo momento, e suo figlio meritava di essere cresciuto da suo padre», ha commentato Cullors ricordando il cugino, insegnante di inglese, che aveva un bimbo di sei anni. «Nessuno si merita di morire nel panico e nella paura. Era spaventatissimo, per 10 anni ha assistito all'uccisione di afroamericani, sapeva cosa stava rischiando», ha aggiunto la co-fondatrice di Black Lives Matter. Mentre il movimento ha chiesto le dimissioni del capo della polizia di Los Angeles, Michael Moore, il quale ha dichiarato che il 31enne si comportava «in maniera stravagante» e dai primi test sembra che avesse tracce di cannabis e cocaina nel sangue. «Sono in corso indagini complete e prometto che saranno trasparenti, farò in modo che conducano solo alla verità e alla responsabilità», ha dichiarato da parte sua il sindaco di LA Karen Bass, precisando che «gli agenti coinvolti devono essere messi in congedo immediato». Ma indipendentemente dal risultato dell'inchiesta, ha ribadito che «la necessità di un cambiamento urgente è chiara, dobbiamo ridurre l'uso della forza in generale e non tollero assolutamente l'uso eccessivo della forza».

Il 10% delle uccisioni di persone da parte della polizia americana iniziano con un fermo per un incidente o un'infrazione stradale e un afroamericano rischia due volte e mezzo più di un bianco di essere ammazzato dagli agenti. Solo quattro mesi fa, in Mississippi, un ragazzino di 15 anni è morto dopo essere stato colpito alla testa da un proiettile sparato da un agente fuori da un negozio. Un mese prima, il 20enne Donavan Lewis è stato ucciso da un poliziotto nel suo letto durante una perquisizione, a Columbus, in Ohio.

E un anno fa a Minneapolis, la città di Floyd, il 22enne Amir Locke è stato brutalmente ammazzato da un agente che gli ha sparato al petto dopo un'irruzione nel suo appartamento mentre dormiva sul divano.

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