Controcultura

Questo Caravaggio è nostro contemporaneo

"Il seppellimento di santa Lucia" sarà esposta al Mart di Rovereto accanto a Burri

Questo Caravaggio è nostro contemporaneo

Finalmente possiamo annunciare, con grande soddisfazione ,che al Mart di Rovereto inizierà, con Caravaggio, un confronto tra gli antichi e i moderni, in un paradosso del tempo che annulla le distanze e ci fa sentire presenti e vivi i maestri del passato, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, Canova. Il tempo delle opere d'arte è più lungo del nostro. Così Dante poteva scrivere nel Paradiso XVI: «Le vostre cose tutte hanno lor morte, sì come voi; ma celasi in alcuna che dura molto, e le vite son corte». Parafrasando: le cose terrene, così come avviene per voi uomini, sono tutte soggette alla morte, ma essa sembra non manifestarsi in alcune cose che durano a lungo, come le città o le schiatte, d'altra parte, la vita umana è cosi breve che non permette di vedere la loro fine.

Lo dimostreremo con l'esposizione del più grande e potente dipinto del Caravaggio al Museo di Arte Contemporanea di Trento e Rovereto. In quel dipinto c'è tutto il sentimento della vita e della morte e la devozione per la santa siracusana che grazie all'intervento del museo e della provincia di Trento per contribuire alla conservazione del patrimonio artistico e religioso siciliano, verrà risanata e in sicurezza, riportata nella evocativa sede originaria, il Santuario di Santa Lucia alla Borgata di Siracusa. Intanto si potrà rifletter su quanto, in quel dipinto, ci sia di presente sul piano estetico e sul piano esistenziale. L'Opera infatti sarà messa in dialogo con i dipinti di Alberto Burri, in cui si consuma ogni forma, in un ritorno a un magma da cui derivano concettualmente Sacchi, Combustioni, Cretto e il «Grande Cretto» di Gibellina, a ricordo della città e delle vite travolte dal terremoto. Nella parte inferiore, il corpo martoriato della Santa, consunta nella pittura fino a confonderlo con la tela, ci fa ripensare al corpo straziato di Pierpaolo Pasolini, la cui empatia con Caravaggio è non solo artistica ma esistenziale. Per questa importante impresa, fra mille ostacoli, è stato fatto un lavoro straordinario non solo di ricerca, ma di analisi e di manutenzione dello storico restauro voluto da Cesare Brandi, con l'obiettivo di far sentire tutte le potenzialità di quel Caravaggio, come della sua intera opera, rispetto al nostro tempo. È stato faticoso, è stata una guerra fra il bene è il male, fra la ragione è l'oscurantismo, fra l'intelligenza e la superstizione. Ma, a partire dal 7 e 8 di ottobre, il dipinto racconterà al mondo il suo destino e la sua forza nel museo di cui io sono il Presidente, e in cui si apre una nuova era.

Vorrei raccontarne i retroscena, come su un campo di battaglia, dopo che l'esercito vincitore ha disperso l'insidioso nemico. Una sedicente associazione «di promozione sociale», di cui non risulta alcuna attività né sociale né culturale, vive solo minacciando e diffondendo menzogne, drammatizzando le regolari procedure per una mostra, progettata da un museo di grande tradizione, che valorizza potentemente un capolavoro siracusano, già prestato dall'ente proprietario in numerose occasioni. Nulla di diverso, in questa circostanza, se non l'impegno del museo a garantire manutenzione e sicurezza per la definitiva collocazione del dipinto. Il progetto della mostra è del presidente del museo, che ha preso contatto con gli attori ed enti responsabili, iniziando il percorso istituzionale più di un anno fa. L'esecuzione degli atti è compito degli uffici, secondo procedure collaudate che non hanno alcun mistero. Nessuna tracotanza, ma semplicemente l'idea di far sentire la contemporaneità di Caravaggio nella stessa terra in cui Burri ha lasciato il suo drammatico «Grande Cretto». Rapporti, collisioni, idee, con totale disponibilità (dimostrata) per la Sicilia, e per dare rilievo e sistemazione opportuna a opere trascurate e non valorizzate. Nient'altro. Nei ruoli che rappresento ho tenuto rapporti diplomatici, progettuali, non burocratici; e ho trovato ostacoli solo da parte di chi non ha fatto niente, se non inventare una ridicola sceneggiata per impedire un intervento necessario. La pratica è andata avanti per uffici, il suo percorso è limpido, e gli istituti hanno svolto le loro reciproche funzioni, fino al momento del consiglio decisivo del Fec, ente proprietario del dipinto di Caravaggio, che, come ha indetto senza informarmi, nella sua autonoma autorità, la riunione alla Prefettura di Siracusa, per garantire la sicurezza del prestito, così ha convocato il CdA, presieduto dal direttore degli Uffizi(a garanzia della serietà del progetto, su cui si è già pronunciato favorevolmente) per stabilire, dopo la relazione dell'Istituto centrale del restauro, le condizioni del trasferimento a Rovereto, e anche i tempi della operazione.

Per parte mia, e per arrivare al compimento della impresa, indicando la data presumibile di apertura della mostra, avendo convenuto sulla data del rientro (immaginando una apertura di circa due mesi), non c'è stata nessuna tracotanza, ma la semplice previsione di orientamenti. Tempi presunti e tempi tecnici. Nient'altro. Ma i disturbatori non si rassegnano, e immaginano scenari improbabili in pratiche ordinarie, che prescindono da me. Dalla mia volontà dipendono soltanto, già da più di un anno, gli incontri con le autorità competenti e subito informate, e i sopralluoghi, per stabilire indirizzi condivisi. Dunque, prima che le pratiche seguissero, ho incontrato, proponendo il progetto culturale, il presidente della Regione siciliana Musumeci(parere favorevole), il presidente della Provincia di Trento Fugatti (favorevole), il sottosegretario all'Interno del primo governo Conte (per capire le date) Candiani (favorevole), la Soprintendente Aprile (favorevole), incontrata alla chiesa di Santa Lucia della Borgata con il padre superiore dei Cappuccini che ha condiviso il progetto per il rientro, a spese del Mart, valutando comunque con grande scetticismo i tempi previsti, per l'abitudine all'inerzia delle autorità locali. Con la Soprintendente Aprile, supportata dalla brava e operosa Silvia Mazza, si decise di coinvolgere, per competenza, l'Istituto centrale per il Restauro. E, con il presidente Musumeci, si convenne di chiedere, per cortesia istituzionale, il consenso (ottenuto) del Vescovo, che dichiarò: l'intervento «non procrastinabile e non altrimenti finanziabile». Il solo mistero resta, a sede vacante, il mutato parere del vicario vescovile prima del sopralluogo dei tecnici. Con queste premesse, la pratica è partita, ed è arrivata alla felice conclusione.

Nella fase finale, al di là delle carte, ho seguito la vicenda, stabilendo anche rapporti con soggetti non pertinenti (il sindaco di Firenze non ha alcuna autorità sui prestiti degli Uffizi), ma che ho informato, non perché parti in causa, ma perché attori della comunità siracusana, come il sensibile (e convinto) assessore Granata, che ha condiviso il progetto, e il sindaco Italia, cui spetta non la competenza sull'opera, ma la bonifica del quartiere della Borgata, come auspicano i Cappuccini. Nessun mistero. Io ho ideato e amorevolmente seguito il progetto. Nella fase più vicina, oltre ad aver incontrato il ministro dell'Interno Lamorgese, per illustrarle le intenzioni del Mart (condivise), nello stesso spirito della vocazione del Fec per la elaborazione di mostre e la ricerca di fondi per restaurarne, manutenerne e valorizzarne il patrimonio, ho di nuovo, istituzionalmente, sottoposto il progetto (subito condiviso), pur già elaborato e già presentato al CdA del Fec, al nuovo prefetto responsabile Alessandra è Camporota, insediata soltanto in Agosto, per decidere il trasferimento necessario, concordato con la Soprintendente, all' ICR di Roma. Il ministero ha provveduto, nella sue prerogative, alle iniziative, anche con l'impegno esecutivo del prefetto Michele di Bari. Per quello che riguarda la Regione siciliana, ho informato delle intenzioni del Mart, concordate con il presidente Musumeci e con il Fec, il direttore generale Sergio Alessandro in continuo rapporto con il direttore del Mart Maraniello, fino alla nomina del nuovo assessore Alberto Samonà, dal primo giorno del suo insediamento coinvolto nel progetto, che ha condiviso.

Alla città di Siracusa, e non al Comune, ho promesso una mostra di capolavori del Mart, e ho sempre pensato che la sede ideale fosse Palazzo Bellomo; e, per i cittadini siracusani, credo che la sede sia indifferente. Le associazione «di promozione sociale», invece di assecondare, come altre avvedute, il progetto, lo hanno in ogni modo ostacolato, tentando di rallentare i tempi tecnici che portano al lieto fine, altrimenti, nella loro inerzia, non raggiungibile. E hanno preferito questo inutile esercizio invece che applicarsi a far luce sui torbidi movimenti di loro compagni di strada, che hanno ingannato la Sicilia e la città di Troina con la vendita di un falso dipinto di Tiziano, che tutta la comunità scientifica e gli esperti di pittura veneta del Cinquecento respingono. Uno scandalo che umilia la Sicilia, mentre il Caravaggio esposto in dialogo con Burri, al Mart, la esalta, e garantisce all'opera le migliori condizioni espositive nella sua sede d'origine, con tutte le conseguenze positive sul culto della Santa.

Lasciamole al loro vano agitarsi, le sedicenti associazioni «di promozione sociale»! E lavoriamo per la città di Siracusa. E per la sua amatissima Santa. Come io ho voluto fin dall'inizio. Da vero siracusano elettivo, che fa, non perde tempo. Senza il mio intervento il Seppellimento di Santa Lucia sarebbe rimasto, in precarie condizioni, nella insalubre chiesa di Santa Lucia, appoggiato su un capolavoro di Deodato Guinaccia, finalmente liberato. Alle associazioni un dipinto minore non interessava, e Caravaggio imprigionato andava sfruttato, non curato e riportato a casa sua, nel santuario della Santa. Altro che «promozione sociale». Il bene della città ha prevalso sulla proterva volontà di alcuni personaggi in cerca di autore, che hanno tentato di far prevalere sul nomos, sulla ragione, sulla cultura, sul sentimento collettivo, le forze di un potere sordo e ambiguo. Un piccolo potere incapace di tutelare e valorizzare lo straordinario e delicato patrimonio storico e artistico della Sicilia, come ha fatto una grande istituzione amica come il Mart. Con piena soddisfazione del Fec, e di Italia nostra nazionale, nella difesa dei beni comuni.

Per tutti.

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