Massimo Malpica
Due miliardi di euro riciclati, quattrocento milioni di euro di iva evasa, cinquantasei ordinanze di custodia cautelare in carcere, lo zampino della ndrangheta nellelezione del senatore Pdl Nicola Di Girolamo, beni mobili e immobili sequestrati per 50 milioni di euro. Ha la portata di uno tsunami giudiziario loperazione Phuncard-Broker, chiusa ieri dal Ros dei carabinieri e dalla gdf, che ha scoperchiato una presunta associazione per delinquere che avrebbe operato tra 2003 e 2008 e che vede coinvolte Fastweb - chiesto larresto per il fondatore Silvio Scaglia, indagato lad Stefano Parisi - e Tis, Telecom Italia Sparkle, costola di Telecom Italia. Lipotesi è che le due società, attraverso una serie di compravendite di servizi inesistenti con società fittizie create ad hoc in Italia e in altri Paesi Ue, producessero un «nero» grazie al credito dimposta illecitamente creato, e che poi il lato criminale dellorganizzazione, retto dal clan della ndrangheta Arena, provvedesse a riciclare le immense somme di denaro. Su Fastweb e Telecom Italia Sparkle - per cui i pm hanno chiesto il commissariamento - penderebbe anche una richiesta di misura interdittiva dallesercizio dellattività. Ma i magistrati puntano anche alla società madre della Sparkle, sottolineando come si ponga «con solare evidenza il problema delle responsabilità di amministratori e dirigenti della società capogruppo di Tis, ossia Telecom Italia». Per la procura di Roma, insomma, «o si è in presenza di una totale omissione di controlli allinterno del gruppo Telecom Italia sulle gigantesche attività di frode e riciclaggio perpetrate, o vi è stata una piena consapevolezza delle stesse». E in entrambi i casi, scrive il gip romano Aldo Morgigni nellordinanza, «il pubblico ministero adotterà le determinazioni di sua competenza».
Lorganizzazione viene definita da Morgigni «tra le più pericolose mai individuate poiché unisce alla inusitata disponibilità diretta di enormi capitali e di strutture societarie apparentemente lecite leccezionale capacità intimidatoria tipica degli appartenenti a organizzazioni legate da vincoli omertosi». E la vicenda, che ha portato allarresto anche uomini in divisa, coinvolge il management di Sparkle e di Fastweb. Oltre a Scaglia e a Parisi, è stato arrestato lex ad di Tis Stefano Mazzitelli, e lex presidente Riccardo Ruggiero è indagato. Ma sono tanti i nomi coinvolti nellinchiesta. Lunico politico, al momento, è Di Girolamo, senatore in quota Pdl, eletto allestero. Sarebbe stato «scelto» dal ramo criminale dellorganizzazione che, volendo fare un «salto di qualità sul piano delle protezioni», avrebbe prima fatto risultare la residenza allestero del candidato tramite documenti falsi e poi «reperito le schede allestero e falsificato i voti» per assicurarne lelezione. Il broglio si sarebbe svolto in Germania, riempiendo con il nome del senatore le schede bianche. La richiesta di arresto per Di Girolamo, dunque, è motivata non solo con laccusa di aver fatto parte dellassociazione per delinquere, ma anche per violazione della legge elettorale con aggravante mafiosa: è già arrivata alla giunta per le autorizzazioni a procedere di Palazzo Madama.
Cè poi il penalista romano Paolo Colosimo, già arrestato nellindagine su Danilo Coppola. Secondo i pm è tra i protagonisti dellassociazione per delinquere, il cui promotore sarebbe limprenditore romano Gennaro Mokbel, definito nellordinanza «gestore e organizzatore della parte più tipicamente criminale dellorganizzazione, legato agli ambienti dellestrema destra romana e dedito al controllo, anche con metodi violenti, degli appartenenti allassociazione». Al centro del giro di riciclaggio estero, i magistrati individuano il commercialista romano Marco Toseroni, mentre la «mente» della frode fiscale, lescamotage «da cui provengono le somme che lorganizzazione ricicla», per le toghe romane è Carlo Focarelli.
A innescare linchiesta, unipotesi di truffa per una concessione di numeri telefonici «a valore aggiunto» data da Fastweb a una srl, la Cmc Italia (di cui Focarelli risultava direttore marketing). Dagli accertamenti bancari sui conti di questultima società vennero fuori movimenti per 167 milioni di euro. E 162 milioni erano frutto di bonifici di Fastweb, nonostante questa avesse emesso fatture per meno di 10 milioni di euro. Seguendo i soldi, che partivano verso unaltra società controllata dalla Cmc, emerse quello che secondo gli inquirenti è il meccanismo di frode alla base dellintera vicenda. Ma cè un giallo.
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