Cultura e Spettacoli

Si chiama "Romagna Air Finders" e ritrova gli eroi dei cieli dispersi da decenni

In anni di ricerca i volontari hanno recuperato 41 velivoli di tutti i tipi

Nasce tutto da una storia. Come sempre. Leo Venieri ha 76 anni ed è il presidente di Romagna Air Finders, un sodalizio nato nel 1998 che riporta alla luce aerei caduti e piloti morti. Fin da bambino la madre gli raccontava che proprio nei giorni in cui nasceva, il 16 marzo 1944, qui a San Bernardino di Lugo, in provincia Ravenna, c'era un grande bombardamento aereo. La madre temeva che quei caccia finissero sopra la casa, e infatti, a poche centinaia di metri, il 22 marzo 1944, sei giorni dopo la nascita di Venieri, un aereo tedesco precipitò, imbottigliandosi completamente sotto terra. Quell'aereo interrato e quel pilota caduto divennero per Leo un pensiero fisso, un cordone ombelicale che lo riattaccava al proprio paese. Sentiva che doveva fare qualcosa ma non sapeva cosa. Il padre poi, Fernando Venieri, anno 1917, era tecnico di bordo, durante la guerra sui bombardieri italiani mandati a combattere al fronte russo. Un giorno, dopo tanti anni, in un giornalino della parrocchia di San Bernardino appare la storia di quell'aereo e di quel pilota. Leo si mette alla ricerca dei testimoni, li contatta, avvia le ricerche con i metal detector e dopo due anni, il 13 agosto 1998, il Messerschmitt ME 109 G6, un caccia tedesco e il suo pilota sottotenente Hans Joachim Fischer, tornano in superficie. Hans Fischer è il pilota più giovane dei quattordici piloti finora trovati, figlio unico, morto un mese prima di compiere vent'anni. Qui trovarono il motore dell'aereo, il paracadute, le ossa e a Lugo di Romagna, fecero una cerimonia funebre. C'erano le autorità, i volontari dell'associazione, alcuni veterani dell'aeronautica tedesca e i parenti del pilota tedesco.

Da lì parte una missione. Venieri, che vanta un passato come tecnico dell'Arpav in sorvolo per misurare l'inquinamento, che pilota gli ultraleggeri, che ha pilotato una missione di pace a Tuzla in Bosnia Erzegovina in piena guerra; con alcuni volontari inizia a cercare altri aerei, sempre caduti, abbattuti, con i piloti ancora interrati. Finora gli aerei recuperati sono stati 41 e ce ne sono di tutti i tipi. Aerei da caccia, bombardieri, caccia tedeschi inglesi e americani. I piloti tornati in superficie sono 14, di tutte le nazionalità. Quattro tedeschi, tre italiani, tre inglesi, due sudafricani, un brasiliano e uno statunitense, il più vecchio ha 27 anni. «Un'intera generazione sotto terra mormora Venieri a volte troviamo delle difficoltà perché alcuni chiedono soldi per fare il recupero nei loro terreni, anche migliaia di euro, ma noi siamo volontari, tutti quei soldi non li abbiamo». Dei tre italiani c'è Guerino Bortolani di Zocca di Modena, quando il suo aereo è stato abbattuto aveva 27 anni. «Bortolani racconta Venieri aveva un figlio che ora abita alle Filippine e che si chiama Guerino come il padre. La mamma gli ha dato lo stesso nome, nato alla fine del 44, il padre è morto in marzo, lui è nato in luglio». Giovanni Boscutti poi, di Cividale del Friuli, 27 anni e Alverino Capatti di Ferrara, 26 anni.

Ora l'associazione di Venieri conta cinquantaquattro volontari a cui Venieri è immensamente grato. Due sono i musei. Uno piccolino a Fusignano e uno più grande a Maiano Monti. Qui ci stanno i cimeli, i vestiti ancora rotti dei piloti, le banconote, gli effetti personali, gli anelli, le collanine, i portafortuna, ci sono gli scheletri degli aerei, bombardati, ridotti in brandelli, i motori, gli elmetti, le ricostruzioni, i modellini. Vivono qui in questo immenso spazio dove gli «stranieri alla terra» si sono fermati.

Perché forse è vero che «quando un pilota risulta disperso in azione non è morto, è semplicemente - disperso».

Commenti