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Il catenaccio del governo lascia il calcio in stand-by. Ripartenza in frenata

Il ministro: "Ripresa graduale degli allenamenti". Dal 4 maggio solo individuali? Federcalcio delusa

Il catenaccio del governo lascia il calcio in stand-by. Ripartenza in frenata

Giorni, non settimane. È il tempo richiesto dal ministro Vincenzo Spadafora, titolare dello sport, per offrire una risposta al calcio italiano, riunito ieri via skype con tutte le sue componenti (leghe, più medici, arbitri e associazioni di categoria), sulla materia controversa dell'inizio degli allenamenti. È la mezza promessa incassata da Gravina, capo-delegazione: si aspettava qualcosa di più concreto da un esponente del governo che ha steso una cortina fumogena intorno al provvedimento. «Tra qualche giorno, dopo il confronto col ministro della Salute e il comitato scientifico, emaneremo disposizioni aggiornate per la ripresa degli allenamenti» la dichiarazione testuale che è un inno alla prudenza dopo che nelle ore precedenti ha continuato a battere sul chiodo delle trasmissioni in chiaro delle partite aggirando la legge Melandri che non è stata ancora cancellata.

Lo stesso concetto è stato ripetuto nell'audizione al Senato, dove il ministro ha aggiunto due dettagli sulle scelte future: 1) la ripresa degli allenamenti sarà graduale; 2) sarà esteso a tutti i collaboratori sportivi (anche a quelli con rimborsi superiori a 10 mila euro) il bonus da 600 euro, da inserire nel prossimo decreto. Ha spiegato ancora Spadafora: «La ripresa del calcio ha valore sociale non solo economico», così per rintuzzare quelle polemiche scatenate da alcuni esponenti di altre discipline sportive. Poi in serata ha aggiunto: «Dispiaciuto da tifoso, ma dolore enorme per il lutto atroce che ha colpito il Paese». E soprattutto ha «ricordato» al calcio tutti gli eventi rimandati: «Dagli Europei alle Olimpiadi. Come il Giro d'Italia. Come tutti gli sport nel nostro Paese».

Registrando le prudenti comunicazioni del ministro, si può intuire allora che non sarà necessariamente rispettata la data del 4 maggio come inizio dell'operazione «riapriamo il calcio». Anche in questa materia non si può decidere oggi per domani: è una fase due molto complessa da preparare in discreto anticipo. Tale prospettiva temporale tra l'altro si sposa alla perfezione con il comportamento di alcuni calciatori, rimasti all'estero (Higuain e Ibrahimovic i più noti) i quali hanno fatto sapere di essere pronti a rientrare nei rispettivi ranghi appena diventerà sicura e ufficiale la data dell'inizio degli allenamenti.

Non è mancata la stilettata di Matteo Salvini, tifoso milanista molto deluso che commentando il ritorno all'attività del calcio ha chiosato: «Visto come stava giocando il Milan, più tardi riprenderanno, più tardi torneremo a soffrire». È evidente che l'agenda del calcio italiano sarà dettata dalle pressioni esercitate dall'Uefa ma vuole a tutti i costi completare la stagione attuale e tentare di ritagliarsi lo spazio necessario per far disputare il girone iniziale della futura edizione.

La motivazione è squisitamente economica perché l'operazione ha un valore di 400 milioni di euro. A dettare i tempi, invece, al netto dell'inizio degli allenamenti, sarà sempre la marcia del virus che non si è ancora arrestata.

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