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La Cremo, il Monza e Moratti contro Silvio

L'ex patron nerazzurro interessato ai grigiorossi? La famiglia smentisce

La Cremo, il Monza e Moratti contro Silvio

E chi non li vorrebbe rivedere? Il Dottore e il Cavaliere, o il Cavaliere e il Dottore, fa l'istes direbbero a Milano. Ognuno sul proprio destriero a duellare questa volta per un pezzo di pane lasciando immaginare scontri epici in futuro. Il loro entusiasmo, ognuno a proprio modo, ribalterebbe qualsiasi altra lega, e quel giorno del derby prenderebbe i titoli su qualunque pagina di qualunque quotidiano. Suggestione che fluttua, pensieri di ritorno. A nessuno dei due piacerebbe perdere, batterlo lasciandogli gli onori e intanto riderci dietro con tutto il rispetto di cui sono capaci. La Cremo? Sì, la Cremonese cerca un nuovo presidente, Giovanni Arvedi è pronto a lasciare, e perché allora Massimo Moratti non si dovrebbe buttare, sono spiccioli, non gli mancano. E poi non doveva già prendere il Cagliari? Il calcio gli manca, al Meazza ci va ancora, ma non è come prima, gli manca il salame con quel pane. E se Silvio Berlusconi cavalca il Monza è legittimo che il Massimo pensi alla Cremo, due ipotesi di immortalità che non avrebbero residenza migliore, dall'Arengario al Torrazzo, sarebbe una gran bella favola per il calcio di questi giorni.

Ai tempi del primo Thohir, il Dottore era fiducioso, negava ogni trattativa, poi diceva che al limite cercava solo un socio pronto a sganciare per il bene del club, alla fine, davanti all'evidenza, svelò: «Riprendermi l'Inter? Che sciocchezza, e poi se lo facessi non andrei certo a prendere questi, io prenderei Ronaldo!». Per i tifosi era luce. A Cremona giurano che sono tutte balle, ma intanto restano con le orecchie spalancate, il Dottore è imprevedibile. Ai tempi, ogni volta che girava la voce che stesse per cambiare l'allenatore, giravano liste lunghe un chilometro dei probabili e poi ogni pezzo chiudeva così: ma Moratti è assolutamente imprevedibile e potrebbe cavare fuori un nome insospettabile, che finora non è mai uscito. E tutti erano felici, c'era sempre una porta aperta, c'era da scrivere per settimane. Dallo Zini solo smentite, e poi anche dalla famiglia: «una scemenza», testuale, «il Massimo non sa neppure di cosa si stia parlando», ancora testuale. Però lasciateci sognare anche solo per quaranta righe, ci sarebbe da imparare, uno che fa la formazione, l'altro che fa finta di niente e intanto la cambia, uno che parla del «giuoco del calcio» e l'altro che quando gli chiedono un giudizio ti risponde che «però è simpatico».

Sarà solo una suggestione, però una gran bella suggestione.

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