Calcio

Il derby del '66 firmato da Brera con i "bauscioni che escono raggiando..."

Nel racconto del grande giornalista Gianni Brera la cronaca della partita di 58 anni fa che ipotecò scudetto e prima stella nerazzurra

Il derby del '66 firmato da Brera con i "bauscioni che escono raggiando..."

L'Inter cominciò a cucirsi trequarti di stella sulla maglia proprio nel derby di ritorno 1966: aprile anche allora, era domenica 3. Il Milan ospitava come stavolta. Derby da incasso record del campionato: 137.294.500 lire. Giornata numero 27 su 34. Quest'anno giornata 33 su 38. La sicurezza aritmetica arrivò nella penultima partita battendo la Lazio. Un derby del ricordo come sarà quello attuale (nel bene e nel male), che vogliamo andare a rivedere nel lungo articolo che scrisse Gianni Brera su Il Giorno. Racconto istruttivo per molti versi, non ultimo per un'idea di calcio che non tramonta mai.

L'articolo si iniziava così: «Il realismo di sempre ha dato all'Inter la vittoria nel 146° derby. Le è bastato quello. Il Milan ha rimontato l'1-0 di Bedin nel primo tempo e sembrava avviato a vincere quando l'ha sorpreso il contropiede interista. Il Milan è tornato a premere ma la sola palla-gol che ha saputo costruire è toccata a Noletti, impossibilitato a concludere con decenza. Allora si è smontato e l'Inter ha sciupato due clamorose palle gol nel finale. Avesse segnato ancora, avrebbe accentuato in noi la sensazione che il suo realismo è spietato. In realtà, il Milan non avrebbe demeritato il pareggio. Certo per aver preteso ci ha lasciato le penne. La dialettica del calcio esclude ogni dubbio in proposito. Il Milan ha dato prova del suo buon sangue giocando una partita generosa. La difesa dell'Inter l'ha vigorosamente bloccato. Non a caso i migliori interisti sono stati Facchetti, Picchi, Sarti, Bedin».

Nel dipanarsi dell'articolo i commenti sugli interpreti. «Fra i molti derby veduti e sofferti, questo non è stato sicuramente il migliore. A parte il pathos abituale, e l'acredine e il resto, si è visto giocare malaccio Bedin anima ossessa Il forcing del Milan era gagliardo. Nel Milan stavano sotto quota Rivera e Fortunato Nell'Inter si battevano i difensori, Bedin, Suarez, gli altri facevano dispettosa pena. Corso sopraffatto dal ritmo, come e peggio di Rivera. Mazzola sempre fuori misura come Jair e Domenghini. Cattozzo ha manovrato bene dalla panchina, dominando il centrocampo. Ha commesso un solo errore tattico, debitamente previsto: ha mandato verso una magra sesquipedale Rivera lasciandolo alle piote instancabili e perfino esagerose di Bedin. L'errore è dovuto alla tradizione - ma sì - e al luogo comune». «In realtà, nonostante Rivera, il Milan era vivo e talora perfino gagliardo Funzionava tutto benissimo se Rivera fosse stato in grado di contrastare Bedin. Il gol interista non sarebbe venuto. Si direbbe che Herrera lo sapesse Bedin ha segnato con un formidabile sinistro e poi ha sempre fatto l'interno, peccando per eccesso ma ridicolizzando, al paragone, i nazionali centrocampisti delle due parti».

Momenti di una cronaca lunga e particolareggiata: «Il Milan ha pareggiato con un sinistro imprendibile, improvviso, di Amarildo, che aveva portato lontano Guarneri, malamente contuso dall'inizio. Subito il pareggio, l'Inter si è salvata a denti stretti I soli a reggere sempre bene erano i difensori, tra i quali ha incantato per eleganza ed efficacia il magnifico Facchetti Sarti non ha parato che angoli - in plastico stile - e tiri assai deboli L'Inter è arrivata al 2-1 dopo un solo tiro - fuori - di Jair al 5'. Dal 18' (gol di Domenghini un po' rapinoso, sicuramente beffardo per il Milan) l'Inter ha subito». «Cinque conclusioni contro dodici: e ben 4 palle gol: se non è essere realisti nell'impostare sottomisura! Se non è questa l'Inter delle giornate propizie! Ha vinto giocando bene soltanto in difesa: e tuttavia le stava contro il più accanito e temibile Milan dell'anno: decisamente il campionato è suo come è vero che non prendere gol è determinante assai più che segnarne troppi».

Sintesi per un'Inter migliore e per un Milan esteticamente attraente: «Nel complesso il suo calcio è stato migliore, perché tutti i reparti vi hanno contribuito con eguale impegno. E naturalmente si qualifica migliore il calcio del Milan dal solo punto di vista estetico. La sostanza, checché ne dicano i metafisici, sta sempre dalla parte del risultato». Gran finale: « Come un airone un trampoliere un'antilope sghemba si libera Jair e al volo, di collo destro, fa pallonetto sopra la traversa. Poteva fermarsi, voltarsi, battere. Non era fuorigioco! farfuglia verso Lo Bello: Infatti riconosce l'arbitro e ride. Jair scuote il crapino. Ancora due angoli dell'Inter, imbaldanzita, ed è il fischio di chiusura. In campo, malinconiche strette di mano. Povero vecchio Milan, che nodo in gola: questo finale non ci voleva. I bauscioni escono raggiando».

Le pagelle segnalano in Facchetti il migliore: 9. Poi Sarti e Picchi 8, Bedin 7, Suarez 6, Mazzola, Domenghini, Corso 5. Nel Milan: Balzarini, il portiere, e Schnellinger 8, 7 ai difensori. Rivera e Fortunato 5, Amarildo e Sormani 6. Lo Bello: 8.

L'Inter vinse lo scudetto numero 10 con 50 punti (20 v., 10 pari, 2 sc., 70 gol fatti, 28 subiti) davanti a Bologna e Napoli.

Come ricorda la storia: fu una grande Inter.

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