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"Stefano disse quella parola e scoppiammo a piangere..."

Talento e uomo coraggioso non si diede per vinto Morì di Sla nel 2013: oggi avrebbe compiuto 60 anni

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«Non lo avevo mai visto piangere, prima di quel momento. Solo io e lui, nello spogliatoio del campo di allenamenti. Gli dissi che la mamma era preoccupata per lui, lo vedeva strano. La sua risposta furono le lacrime. E una parola di cui non sapevo nulla: Sla».

Marco Borgonovo non festeggerà il compleanno del fratello, oggi.

Stefano, più grande di lui di 5 anni, ne avrebbe fatti 60, ma è morto a 49. La causa sta in quelle tre lettere che hanno cambiato la vita al calciatore che vestì anche la maglia della Nazionale.

«Stefano parlava già male, già sapeva. Ma non aveva detto niente», riavvolge il nastro il fratello. Borgonovo sarebbe poi morto il 27 giugno 2013, dopo esseri speso per sensibilizzare l'opinione pubblica e aiutare la ricerca, fondando anche una fondazione a suo nome.

Fu proprio la Sla ad avvicinarlo ancora di più alla gente, lui che sui campi di calcio aveva vestito maglie di Como, Fiorentina e Milan. Squadra con cui vincerà un'Intercontinentale, una Coppa dei Campioni e una Supercoppa. Baciato dai gol, Borgonovo, nato il 17 marzo proprio come il suo scopritore, quel Giovanni Trapattoni che oggi ne fa 85.

«Bravino quel bambino», dice il Trap nella biografia di Borgonovo, «scendo un attimo a conoscerlo».

Da lì, il piccolo Stefano prende il volo lasciando la sua Giussano per Seregno, Como, Sambenedettese, Fiorentina e Milan, prima di vestire anche le maglie di Pescara, Udinese e Brescia.

«Il rimpianto è di averlo perso troppo presto, quando potevamo cominciare a godercelo», prosegue il fratello Marco.

«È uscito giovane di casa. Aveva le idee chiare, a differenza mia. Nel vivaio del Como mi dissero che avevo analoghi mezzi tecnici, ma una testa diversa. Oggi faccio il lavoro di mamma e papà: vendo gomitoli di lana e cotone nei mercati. Quando Stefano finiva la scuola, da ragazzino, dava una mano a scaricare poi si fermava sul camion a leggere la Gazzetta. Ha sempre saputo quel che voleva».

Ed è quel carattere che consente all'ex milanista Borgonovo di presentarsi ad Appiano Gentile e strappare aiuto e consigli a Baresi, ma il Beppe dell'Inter. Voleva creare una scuola calcio a Giussano, in Brianza, lì dove era partito il suo sogno. «Ricordo che Stefano ricevette in risposta un ma il Vis Nova non esiste più».

La sua replica a Baresi fu una promessa: «In due anni vedrai cosa combino...».

Il marchio del Vis Nova Giussano non è mai sparito, ma è da lì che ricominciò a crescere. «Nacque una scuola calcio che esiste ancora, che porta il suo nome e che è tuttora affiliata all'Inter», commenta Marco Borgonovo.

«Manca tanto, manca tutto di lui. Mi chiedo cosa sarebbe potuto essere e ogni tanto mi fermo a pensare».

Proprio nei giorni come oggi.

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