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Fa il gesto della pistola alla Meloni, poi le scuse a metà: "Una cavolata, ma il governo..."

Lo studente che ieri nell'Aula al Senato ha puntato le mani a forma di arma verso Giorgia Meloni commenta il "fattaccio": "Una cavolata. Non ce l'ho con lei in particolare, ma questo non è un buon governo"

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Si scusa, ma solo fino a un certo punto, lo studente del liceo Righi di Roma che ieri pomeriggio, in Senato, ha allungato un braccio e ha mimato con le mani una pistola mentre stava per parlare Giorgia Meloni: "Questo non è un governo di santi e di bravi. E in Aula c'erano anche altri politici che in passato non hanno certo fatto il bene di studenti e cittadini", sostiene in una lunga intervista rilasciata a Repubblica. Il ragazzo, che si definisce "antifascista", smentisce di avere mirato l'arma immaginaria nei confronti del presidente del Consiglio: "Era verso l'alto. Le immagini e la prospettiva possono ingannare. Non ce l'ho con lei in particolare".

Dopo quel gesto è scoppiato il caos, tra polemiche immediata esplose dentro Palazzo Madama e le prese di distanza da parte della preside del liceo. Col senno di poi, il ragazzo non commetterebbe nuovamente quel gesto: "È stata una cavolata e lo riconosco. Non volevo minacciare nessuno". Si tratterebbe di una mossa "che ha radici precise di lotta, ma oggi non ha un connotato violento come invece poteva averlo in passato". Allo stesso tempo, però, non intende pentirsi in generale "di avere espresso il mio dissenso nei confronti di questo governo e di questa classe politica, avrei potuto farlo col pugno alzato e forse questo casino non sarebbe successo".

Un dissenso - prosegue - che nasce dai temi toccati da questo esecutivo di centrodestra in questo anno e mezzo a Palazzo Chigi, a partire da quelli di politica estera sulla guerra e sull'immigrazione: "Se vogliamo parlare di Europa unita, dobbiamo farlo ispirandoci ad Altiero Spinelli. Non certo a questo governo", insiste lo studente. Tuttavia, nel frattempo, la sua professoressa - come viene raccontato dalla scuola - è sconvolta e si è sentita male. La dirigente scolastica Cinzia Giacomobono ha anche annunciato sanzioni, secondo il regolamento d’istituto, dopo che il consiglio di classe si sarà riunito. "Mi dispiace per la reazione della docente", commenta il ragazzo, che vuole sottolineare che è stata una responsabilità interamente solo sua. "Se la scuola riterrà di dover prendere dei provvedimenti, facesse pure - dice -. A me basta che i miei compagni e la prof non ci rimettano in alcun modo, né si sentano messi in mezzo. Considerando sempre che non ho picchiato o minacciato qualcuno, però".

A breve arriverà una sua lettera di scuse alle istituzioni e, in particolare, alla premier: "Ma, ripeto, non per arretrare sul dissenso, perché non cambio idea. Ma solo per il gesto in sé, che arriva dalla storia di Autonomia Operaia". Alla domanda della giornalista che gli chiede qual è il contenuto di questa lettera, lo studente preferisce non rispondere per ora perché non l'ha ancora inviata. La sintesi rimane che si scuserà con i presenti per il suo gesto, "che non voleva essere di minaccia o un richiamo alla violenza e riconosco che si è trattato di un gesto sbagliato per esprimere dissenso nei confronti dei presenti". Un personale disaccordo che riguarderebbe tutti: destra e sinistra. Che però verrà chiuso a modo suo, "per ricordare che non siamo dalla stessa parte".

Ovvero? "Con cari saluti antifascisti".

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