Calcio

"Lo scudetto 2006 resta all'Inter". Il Consiglio di Stato chiude il caso Calciopoli

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Juventus contro Figc, Inter e Coni. Adesso per il club bianconero sono esauriti tutti i gradi di giudizio

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Il Consiglio di Stato scrive la parola fine sulla querelle Juventus per l'assegnazione dello scudetto 2006 all'Inter dopo la revoca del titolo bianconero. È stato infatti respinto, apprende l'Ansa, il ricorso del club bianconero contro Figc, Inter e Coni (tutti costituiti in giudizio), ultimo anello di una catena di opposizioni legali alla decisione del commissario straordinario della federcalcio, Guido Rossi, che nel 2006 aveva assegnato all'Inter il titolo, rimasto vacante dopo le decisioni della giustizia sportiva per lo scandalo di Calciopoli.

Tutte le tappe dello scandalo

Calciopoli scoppiò nell’estate del 2006 con l’inchiesta della Procura di Napoli che disegnò una cupola di dirigenti e arbitri, al cui vertice venne indicato Luciano Moggi, all’epoca direttore generale della Juventus, in grado di alterare le sorti del campionato in favore della squadra bianconera, ma anche di altre squadre amiche.

Le indagini del Procuratore Federale Stefano Palazzi si conclusero alla fine di giugno 2006. Il processo sportivo di primo grado permise di stilare una classifica definitiva della Serie A 2005-2006, al netto delle penalizzazioni inflitte a Juventus, Milan, Fiorentina e Lazio, utilizzata per determinare i club italiani qualificati alla Champions League 2006-2007 ed alla Coppa Uefa 2006-2007. Sulla base della medesima classifica, il 26 luglio 2006 la FIGC emetteva un comunicato stampa in cui riconosceva all’Inter, prima classificata dopo le sanzioni inflitte a Juventus e Milan, il titolo di Campione d’Italia 2005-2006.

Le sentenze

La sentenza cancellò due scudetti conquistati dalla Juventus (2004-05 e 2005-06), e sancì la retrocessione in serie B della squadra bianconera. Dispose anche pesanti penalizzazioni per Milan, Fiorentina e Lazio.

Un ruolo centrale, nell’ambito dell’impianto accusatorio, lo ebbero sin dal primo momento le schede estere di cui Moggi si sarebbe servito per non essere intercettato, e trovate in possesso dei designatori arbitrali dell’epoca: Pierluigi Pairetto (condannato in appello a 2 anni) e Paolo Bergamo (per lui processo da rifare per un vizio di forma).

Moggi venne condannato in appello a due anni e 4 mesi per associazione per delinquere (5 anni e 4 mesi in primo grado) mentre le frodi sportive a lui contestate sono state dichiarate estinte per avvenuta prescrizione. Prescrizione che ha riguardato in appello altri protagonisti di Calciopoli, come i patron di Lazio e Fiorentina, Claudio Lotito e i fratelli Diego e Andrea Della Valle.

Il processo penale di Napoli

Il processo penale di primo grado su Calciopoli ebbe luogo tra il 2008 ed il 2011 presso il tribunale di Napoli. L’ 8 novembre 2011, Moggi è condannato a 5 anni e 4 mesi per associazione a delinquere.

Il 17 dicembre 2013 in secondo grado Moggi viene condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione, Pairetto e Mazzini a 2 anni, Massimo De Santis a 1 anno, Antonio Dattilo e Paolo Bertini a 10 mesi. Lotito e Della Valle non ottengono sentenza per la prescrizione dei reati a loro imputati.

Durante tale processo emersero, principalmente per opera dei difensori di Luciano Moggi, nuove intercettazioni telefoniche che non erano state considerate rilevanti nelle indagini del 2006. Dal momento che il nuovo materiale coinvolgeva fra gli altri i massimi dirigenti dell’Inter all’epoca dei fatti, ossia il presidente Giacinto Facchetti (scomparso nel 2006) ed il patron Massimo Moratti (socio di riferimento del club e successore di Facchetti), la Juventus presentò nel maggio 2010 un esposto al Conied alla Figc chiedendo la revisione della decisione di assegnare ai nerazzurri il titolo di Campione d’Italia 2005-2006.

All’Inter fu contestato l’illecito sportivo con accuse analoghe a quelle mosse a suo tempo alla Juventus. Tuttavia Palazzi stavolta non procedette ad alcun deferimento perché i fatti erano ormai caduti in prescrizione. A nulla valse anche il successivo ricorso della società torinese al Tribunale Nazionale d’Arbitrato per lo Sport in quanto anche il Tnas si dichiarò non competente in merito alla revoca dell’assegnazione dello scudetto.

I ricorsi della Juve

Il ricorso della Juve è stato l'ultimo anello di una catena di opposizioni legali. Vediamo quali. Il club bianconero presentò nel novembre 2011 un ricorso al Tar Lazio contro la Federcalcio e l’Inter, chiedendo un risarcimento danni di circa 444 milioni di euro derivanti, secondo la tesi bianconera, dalla disparità di trattamento sui fatti di Calciopoli fra gli eventi del 2006 e quelli del 2011.

Il 30 giugno 2012, la Corte dei Conti respinse il ricorso della Juventus decretando la FIGC non responsabile di danno erariale per essersi dichiarata non competente a decidere nel 2006. Nel 2019 il Collegio di Garanzia aveva dichiarato innammissibile il ricorso Juve, così come il Tar del Lazio nel 2022.

Ora il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso Juve contro la decisione del Tar.

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