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Riforma fiscale, PMI soddisfatte: tributi più equi e meno burocrazia

Il messaggio di plauso alla riforma fiscale diffuso dalla Cna alla Commissione finanze della Camera offre una doppia lettura. Da una parte il valore in sé, dall’altra le conseguenze che un minore carico fiscale rappresenta per il mercato. Il fisco sta cambiando il modo in cui opera, con vantaggio per gli attori economici

Riforma fiscale, PMI soddisfatte: tributi più equi e meno burocrazia

L’artigianato e le piccole e medie imprese gradiscono la riforma fiscale. La Cna, ovvero la Confederazione dell’artigianato e della piccola e media impresa, lo ha ribadito il 4 maggio davanti alla Commissione finanze della Camera.

L’intervento della Cna ha messo in risalto gli aspetti positivi della riforma fiscale che non si limita alle aziende ma coinvolge gran parte delle imposte e delle tasse su cui fa affidamento lo Stato.

Lo spunto offerto dalla Cna permette di fare considerazioni che non si esauriscono con le percentuali e le aliquote, ma disegnano scenari positivi per il futuro.

La riforma fiscale per la Cna

Un progetto ambizioso che si muove nella giusta direzione. Questo, in sintesi, il pensiero della Confederazione dell’artigianato. La riforma fiscale piace per motivi solo apparentemente semplici.

Gli elementi da considerare come positivi sono, oltre alla minore pressione fiscale, anche la maggiore equità nella distribuzione del peso tributario e la minore burocrazia.

Sono elementi che la Cna ha citato tutti insieme ma che hanno conseguenze di diversa natura per ogni singola piccola o media impresa. Basti pensare che la burocrazia pesa in ragione del 4% sul fatturato delle piccole realtà aziendali e circa in ragione del 2,1% sulle spalle di quelle medie.

In termini finanziari si parla di cifre che raggiungono le decine di migliaia di euro, denaro sottratto all’economia reale e alle capacità operative delle imprese.

La Cna si è posta davanti alla questione fiscale in modo critico, senza nascondere le criticità. Una di queste è la necessità che il futuro assetto fiscale venga ritenuto definitivo, perché le continue modifiche alle norme causano incertezza e questa lede sempre gli interessi dell’economia.

Il cambio di paradigma

Meno politiche di repressione e maggiore fiducia nella correttezza delle imprese sono conseguenze dirette di una pressione fiscale meno soffocante e, in questa direzione, si muovono il regime opzionale con aliquota proporzionale pari all’Ires per le imprese personali e l’abolizione dell’Irap per le società di persone.

Una miscela che dovrebbe portare a un calo dell’evasione e a una maggiore responsabilità di chi fa impresa. Gli ingredienti per un cambio di passo ci sono tutti.

Il valore intrinseco

La minore pressione fiscale non è fine a sé stessa, ma fa bene a tutto il mercato. La Cna riunisce 623mila piccole realtà imprenditoriali le quali, insieme, danno lavoro a circa 1,2milioni di persone ossia, in media, poco meno di 2 occupati ognuna. Realtà aziendali che si muovono in un mercato difficile e a suo modo aggressivo.

Un minore carico fiscale coincide con una maggiore sopravvivenza delle imprese, che possono proporre prodotti e servizi a prezzi più concorrenziali, con la possibilità di mantenere o persino aumentare il numero di addetti e anche di incrementare fatturato e utili, con maggiori entrate per l’erario.

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