Cronaca giudiziaria

La sentenza che cambia tutto. Ecco l'ultima decisione su Bruno Contrada

Dopo trent'anni di processi, oggi la prima sezione della Corte d'Appello di Palermo ha accolto la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata dall'ex numero due del Sisde. L'indennizzo ammonta a 285.342 euro

La sentenza che cambia tutto. Ecco l'ultima decisione su Bruno Contrada
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Bruno Contrada sarà risarcito per l'ingiusta detenzione subita, anche se l'entità dell'indennizzo sarà inferiore alle richieste, ovvero pari a 285.342 euro. Arriva finalmente una "riparazione", anche se parziale, per l'ex numero due del Sisde che fu condannato ingiustamente a dieci anni di carcere (la sentenza diventò definitiva nel 2007) con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. L'annuncio è stato dato su Facebook dall'avvocato Stefano Giordano: "La Corte d'appello di Palermo, sezione prima, ribaltando la decisione in precedenza assunta dalla Corte d'appello, sezione terza di Palermo, pronunciandosi a seguito di rinvio della Cassazione, ha accolto la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata da Bruno Contrada, assistito dall'avvocato Stefano Giordano, riducendo però l'entità dell'indennizzo a 285.342 euro". Nel 2015 la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha condannato lo Stato italiano a risarcire Contrada per danni morali.

Il legale di Contrada: "Lo Stato riconosca il proprio errore"

"Sta male, ma lotta per un suo diritto, per un principio" ed è venuto il momento che "lo Stato riconosca il proprio errore". A dirlo è il legale dell'ex dirigente del Sisde, Stefano Giordano, che all'Agi chiarisce quali sono i meccanismi che hanno portato a un ribaltamento di una precedente sentenza della Corte d'Appello poi annullata con rinvio dalla Cassazione. "Le sentenze della Corte europea - continua Giordano, riferendosi alla sentenza con cui Strasburgo stabilì che la condanna per concorso esterno ad associazione mafiosa non fu legittima - si eseguono, e per farlo bisognava eliminare dall'ordinamento la condanna di Contrada, cosa fatta dalla Cassazione nel 2017. Poi andavano eliminate tutte le conseguenze pregiudizievoli: questo è stato fatto parzialmente, anche se non definitivamente, perché credo che la Procura generale farà un ricorso, e forse lo faremo anche noi sul quantum".

La domanda di riparazione per ingiusta detenzione

Il 25 giugno 2022 la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell'avvocato Stefano Giordano, aveva annullato con rinvio l'ordinanza con la quale la Corte d'Appello di Palermo aveva rigettato la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata a beneficio di Bruno Contrada "per la pena sofferta con effetto della sentenza dichiarata ineseguibili e improduttiva di effetti penali dalla Cassazione del 2017". A gennaio del 2021 la Cassazione aveva annullato con rinvio l'ordinanza di risarcimento della Corte d'Appello di Palermo che aveva riconosciuto all'ex numero due del Sisde la riparazione per ingiusta detenzione ammontante a 667.000 euro.

Dopo il rigetto della Corte d'Appello di Palermo, l'avvocato Giordano, aveva contestato la violazione "per ben due volte il giudicato della Corte Europea, - erano state le sue parole - su cui il giudice interno non ha alcun margine di discrezione". Sicché, lo scorso 15 dicembre, la questione è stata nuovamente affrontata dai giudici di Appello che hanno rivalutato il ricorso presentato in precedenza dal difensore.

Le tensioni in aula

Come ben ricorda Adnkronos, durante l'udienza di dicembre c'erano stati dei momenti di grandissima tensione. Al termine dell'intervento del sostituto procuratore generale Carlo Marzella, che aveva ripercorso i momenti salienti della vicenda giudiziaria che ha interessato l'ex capo della squadra Mobile di Palermo, Bruno Contrada aveva contestato: "Ecco a lei il mio certificato penale: E' nullo! - aveva detto rivolgendosi direttamente al pg - Io sono stato assolto. Io sono incensurato come risulta dal certificato. Ha capito? Lei mi accusa di cose non vere". A quel punto, era intervenuto il Presidente della corte Adriana Piras che lo aveva richiamato all'ordine facendogli notare che non fosse consentito "mettersi in interlocuzione diretta con il procuratore generale". Di risposta Contrada aveva ribattuto: "Non posso ammettere che si dicano cose non vere". Una volta acquietati gli animi, l'udienza si era svolta regolarmente. Oggi la decisione della corte di Apello.

La vicenda processuale di Contrada

Il calvario giudiziario di Contrada iniziò il 24 dicembre del 1992. Al tempo dirigente del Sisde, venne arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Fu condannato a dieci anni di carcere, ma la Corte europea dei diritti dell'uomo dichiarò illegittima la sentenza e condannò lo Stato italiano a risarcire l'ex 007.

In forza di questa pronuncia la Cassazione dichiarò improduttivo di effetti il verdetto di condanna. Sulla richiesta di riparazione per ingiusta detenzione si sono nel tempo susseguiti verdetti e impugnazioni, fino alla decisione di oggi con cui la richiesta di risarcimento è stata accolta, seppur in maniera parziale.

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