Cronaca internazionale

L'Europa "alza" i muri: così gli altri Paesi blindano i confini

Dalla Francia alla Svizzera passando per Germania e Polonia, sono molti ad aumentare i controlli alle frontiere per evitare che i migranti irregolari entrino sul proprio territorio

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L'Europa alza il muro. Mentre Italia e Paesi del fronte meridionale operano per trovare il difficile equilibrio tra salvataggio dei migranti, respingimenti, accordi con i Paesi di transito e soluzione per la redistribuzione, nel Vecchio Continente si fa strada la soluzione più semplice, quantomeno a livello mediatico: oltrepassare i confini terrestri diventa sempre più difficile. Con buona pace della solidarietà Ue che dovrebbe essere, invece, caposaldo in un momento di crisi.

Le ultime notizie sono chiare. Se sul fronte Lampedusa si gioca buona parte della capacità di Bruxelles di gestire i flussi migratori illegali, gli Stati membri dell'Unione e quelli al di fuori di essa hanno già fatto intendere che il percorso sia di tutt'altro avviso. La Polonia ha rafforzato i confini con la Slovacchia, ripristinando i controlli nonostante l'area Schengen. Varsavia è in campagna elettorale, ma il messaggio inviato dal primo ministro polacco Mateusz Morawiecki è chiaro: "Gli immigrati clandestini transitano lungo la cosiddetta rotta balcanica attraverso l'Ungheria e la Slovacchia, perché tra Polonia e Slovacchia non esiste alcun confine, ma solo un confine Schengen". Queste le parole con cui ha descritto a un comizio i motivi alla base della scelta dell'esecutivo.

La Francia blinda i confini

La Francia, nel frattempo, ha deciso di schierare direttamente la Direzione Generale della Sicurezza Interna (Dgsi) al confine di Mentone. Scelta che secondo l'emittente Europe 1 fa parte di un pacchetto per blindare le frontiere con l'Italia e interrogare tutti i migranti irregolari sospettati di terrorismo. Lo stesso media aveva annunciato inoltre l'uso di droni per monitorare il territorio tra Italia e Francia e l'arrivo di un reggimento di Cacciatori delle Alpi, con parallelo aumento degli uomini impegnati nella Operazione Sentinel. La Corte di Giustizia dell'Unione europea ha già avvertito Parigi che anche per quanto riguarda i controlli ai confini di un Paese membro (in questo caso l'Italia) si deve applicare la direttiva sui rimpatri per la quale la persona giunta sul territorio nazionale ha il diritto di "beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio".

Ma la bocciatura dei giudici di Lussemburgo non sembra scalfire troppo le modalità di intervento dell'Esagono, preoccupato da non dare l'immagine di una Francia eccessivamente aperta. Non è un caso che il ministro dell'Interno Gerald Darmanin abbia detto che non sarà accolto alcun migrante da Lampedusa, mentre il presidente Emmanuel Macron ha mostrato un volto più possibilista.

Berlino pensa ad accordi per controlli di frontiera

Anche dalla "solidale" Germania arrivano notizie su un aumento dei controlli, a dimostrazione che questo tipo di mossa piace a prescindere dal colore politico. Il ministro dell'Interno Nancy Faeser ha ammesso che sono in corso discussioni con Polonia e Repubblica Ceca per possibili "ulteriori misure di polizia di frontiera". Faeser ne ha parlato con il quotidiano Die Welt sottolineando la "possibilità" di effettuare controlli fissi per alcuni periodi dell'anno.

Anche la Svizzera, per quanto non membro dell'Ue, si adegua al nuovo vento delle barriere europee. Come ha riportato Adnkronos, l'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini ha deciso di rafforzare le guardie di frontiera del Canton Ticino, pur consapevoli che al momento la rotta per la Confederazione elvetica non è particolarmente battuta per chi passa per l'Italia.

Al momento è escluso l'uso di droni, spiegano, perché la maggior parte dei flussi passa attraverso i normali mezzi, tra treni e bus.

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