Cronache

Gb, la sentenza dei giudici: "Staccate la spina a Isaiah"

I giudici hanno dato il via per staccare la spina al piccolo Isahia H. Un caso che ricorda quello del piccolo Charlie

Gb, la sentenza dei giudici: "Staccate la spina a Isaiah"

La Gran Bretagna torna a vivere una nuova tragedia con Isaiah. Un caso che ricorda molto da vicino quello di Charlie G., il piccolo di soli 11 mesi affetto da una rarissima malattia genetica degenerativa (Sindrome di deplezione del Dna mitocondriale) cui il 28 luglio sono state staccate le macchien che lo tenevano in vita.

Il caso di Isaiah

Anche oggi il caso vede i giudici decidere contro la volontà dei genitori ed appoggiare l'ospedale che ha in cura il bambino. Il giudice Sir Alistair MacDonald ha deciso che la macchina per respira per conto suo sia spenta al piccolo Isahia H., (anche lui di soli 11 mesi) il cui cervello ha subito danni "catastrofici" a causa della mancanza di ossigeno alla nascita. Il giudice si è espresso contro la volontà dei genitori, Takesha e Larne, sostenendo l'iniziativa degli specialisti del King's College Hospital di Londra che ritengono di poter fornire solo cure palliative per tenere in vita il piccolo, ma senza alcuna posisbilità di miglioramento del suo status. Isahia si trova in uno stato di coscienza molto basso e non può muoversi e respirare senza l'aiuto di macchine e non risponde agli stimoli.

Cosa, quest'ultima, smentita dalla madre secondo la quale "quando gli parlo lui mi risponde, lentamente aprendo un occhio. Non spetta comunque ai medici o ad un giudice decidere se la sua qualità della vita è così bassa da non essere degna di essere vissuta". Il padre Thomas ha comunque chiarito che non intende gettare la spugna: "Parleremo con in nostri avvocati e vedremo cosa fare". Il giudice McDonald ha esaminato e deciso sulla base delle prove raccolte dalla divisione minori dell'Alta Corte di Giustizia di Londra che un mese fa si era già espressa a favore dell'interruzione delle misure che tengono in vita Isahia.

Ora, malgrado la Brexit, ai genitori del piccolo resta solo da seguire l'esempio di quelli di Charlie, ossia rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo.

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