Coronavirus

Saint Martin, il virus riapre il confine tra Francia e Olanda dopo più di 300 anni

Nell'isola caraibica divisa in due parti e appartenente ai due Stati europei, la pandemia ha messo in crisi turismo ed economia, già colpiti dall'uragano Irma nel 2017 e ha ricostituito una frontiera (fisica) che finora esisteva solo sulle cartine

Saint Martin, il virus riapre il confine tra Francia e Olanda dopo più di 300 anni

L'isola di Saint Martin, situata a circa 240 chilomtri da Porto Rico, nella sezione nord-orientale dei Caraibi, spartita da Olanda e Francia, è sempre stata una meta molto ambita dai turisti di tutto il mondo. Ma nel 2017, l'uragano Irma ha distrutto tutto, portandosi via gran parte della sua bellezza, lasciando tante persone senza più una casa. In queste settimane, l'epidemia causata dal nuovo coronavirus ha accentuato il suo stato di crisi, visto che, come riportato da La Stampa, la nuova malattia non solo ha causato decessi, ma sta cambiando le prospettive economiche legate al turismo.

Il pericolo sanitario

Perché i turisti, che da due mesi non atterrano più sulle sue spiagge dorate, se mai dovessero tornare, costituirebbero per gli abitanti dell'isola più un pericolo che una risorsa economica. A Saint Martin, infatti, i servizi sanitari sono carenti e il rischio (perenne) del contagio ha messo i suoi abitanti in costante stato di allerta. Al largo dell'siola ci sono alcune navi militari, inviate da Francia e Olanda per provvedere all'emergenza, che potrebbero diventare ospedali galleccianti dove trasferire i malati.

Una frontiera dopo tre secoli

Saint Martin, sviluppata in 87 chilometri quadrati, è la più piccola isola al mondo ad apppartenere ai due Stati europei, che se la sono divisa in due parti, quella francese a nord e quella olandese a sud. Tra Francia e Olanda, ai Caraibi, la convivenza è sempre stata pacifica e da più di tre secoli esiste un accordo (rispettato da entrambe le parti) che parla solo formalmente di confini geografici. Il che significa che era possibile accedere a entrambe le aree senza alcun problema o particolari documenti e le differenze tra le due "regioni", a parte la lingua, erano poche. Ma l'arrivo del Covid-19 ha cambiato anche questo e sull'isola, adesso, dopo 372 anni, esiste nuovamente una frontiera.

I limiti dei lockdown

Le regole della serrata, infatti, sono diverse nelle due parti dell'isola. Le normative olandesi risultano molto più rigide: è vietato spostarsi (se non per ragioni sanitarie e con pochissime eccezioni), ci sono state difficoltà sugli approvvigionamenti alimentari e il quotidiano locale in lingua francese è stato costretto a interrompere le proprie pubblicazioni perché il centro stampa si trova nella parte olanedese, appunto. Valerie Daizey, caporedattrice del giornale, ha spiegato la situazione: "Non ci siamo arresi e continuiamo a raccontare quello che sta succedendo attraverso il sito internet"

Una situazione sempre più grave

"I nostri servizi sono concentrati prevalentemente sulla pandemia, ma allo stesso tempo raccontiamo i problemi economici che derivano dal lockdown e dall'aggravarsi della povertà per le persone che ancora non hanno superato la devastazione che ci ha lasciato l'uragano Irma. Ora la situazione è davvero peggiorata e per il futuro dovremmo pensare di non scommettere tutto sul turismo di massa", ha chiarito ancora la giornalista.

I cittadini della piccola isola, infatti, stanno già ripensando a ricoltivare i campi e ad affidare le loro entrate all'agricolutra, anche se le aree verdi al momento sono state occupate dagli alberghi, nonostante spiagge e mercatini siano vuoti da quando il Covid-19 ha paralizzato mezzo mondo.

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