Cultura e Spettacoli

Come giocavano i comunisti? I videogiochi in Unione Sovietica

Pubblichiamo per gentile concessione dell'autore un estratto da Insert Kopeyki. I videogiochi nell'universo comunista (Passaggio al Bosco) di Stelio Fergola

Come giocavano i comunisti? I videogiochi in Unione Sovietica

L'anno cruciale dell’introduzione del videogioco nelle case dei sovietici è il 1978. In quell’annata, infatti, viene commercializzata la prima macchina per famiglie, il Palestra – 02 (Палестра-02). Il nome, del resto, era già una presentazione. La macchina includeva 4 giochi – tennis, calcetto, pallavolo, squash – e una modalità di allenamento. Ad eccezione di quest’ultima, tutti consentivano di giocare con gli amici, grazie ai due gamepad inclusi nella confezione. A pochissima distanza dall’uscita del Palestra, viene reso disponibile un altro set-top box, che tutt’oggi rimane la console sovietica più conosciuta: il Turnir (Турнир). Il che, tra l’altro, è abbastanza curioso, viste le differenze pressoché minime tra i due hardware: Turnir, però, utilizzava un chip AY-3-8500 straniero di importazione, per l’epoca abbastanza performante.

Venduto all’inizio al prezzo 150 rubli, avrebbe subìto due adeguamenti verso i 99 e i 96 rubli alla fine del 1982. La compagnia bielorussa Elettronica, poi, lanciò ben due macchine da gioco: Elettronica Exi-Video 01 ed Elettonica Videosport, entrambe commercializzate nel 1980. In realtà, l’unica differenza tra le due console consisteva nella presenza della pistola quale periferica dell’edizione Videosport. Oltre ai vari esempi di console casalinghe rese disponibili sul suolo sovietico, l’URSS ha testimoniato, già dall’inizio degli anni Settanta, la diffusione delle cosiddette macchine arcade o “da bar”. I cabinati venivano impiegati soprattutto nei luoghi di svago quali parchi, cinema e sale giochi, oppure nelle stazioni e negli hotel. Esattamente come le controparti occidentali, erano dotati di gettoniera. I generi coperti da questo tipo di macchine, erano piuttosto variegati: si passava dai simulatori di guida agli sportivi, arrivando alle versioni diversificate di tiro a segno. Erano cabinati divisi in due categorie: elettromeccanici ed elettronici, dunque basati su veri e propri microchip. Sebbene la prima categoria non sia annoverabile propriamente ai videogiochi, l’effetto finale prodotto da alcuni di essi non se ne allontanava significativamente.

In tal senso, giova citare Morskoi Boi, titolo di battaglia navale di cui parleremo più avanti. Considerata la concentrazione enorme della tecnologia nel cosiddetto complesso militare-industriale, furono proprio le fabbriche belliche a produrre gran parte degli arcade elettronici resi disponibili in URSS, che funzionavano, di norma, al costo di 15 copechi.

Le macchine trovavano un certo impiego anche nei collegi o nei campi del Konsomol.

Insert Kopeyki di Stelio Fergola

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