Europa

Patto stabilità, Mes e il segnale a Berlino: l'avvertimento di Tajani ai falchi Ue

Il ministro degli Esteri si è detto "ottimista" sulla riforma del Patto di stabilità e crescita. Poi il messaggio sul Mes: "Ok, ma insieme a unione bancaria e armonizzazione fisco"

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“Mi auguro che possa essere raggiunto un accordo prima della fine dell’anno”. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenendo a Radio 24 si è detto “ottimista” sul negoziato in corso in Europa sul Patto di stabilità e crescita. I Ventisette Paesi Ue, dopo ore di negoziato notturno, non sono riusciti a trovare un accordo unitario sulla riforma del Patto di stabilità ma il numero uno di Forza Italia rimane positivo nel merito: “Se le cose continueranno ad andare come stanno andando, mi auguro di avere dall’inizio del prossimo anno un Patto di stabilità e crescita diverso da quello che ha creato tanti problemi all’Ue”.

Il Patto di stabilità

Il ministro degli Esteri, quindi, auspica un notevole cambio di passo che deve partire ovviamente da un accordo tra le principali potenze europee. L’Ecofin di ieri si è concluso senza un vero e proprio accordo ma con qualche nota positiva sul finale. Il negoziato notturno dei ministri delle Finanze dei rispettivi ventisette Paesi europei, che tra le altre cose definirà la governance economica dei prossimi anni, ha visto dei “progressi sostanziali” sulla riforma del Patto di stabilità. Nel merito Francia e Germania, poi concludendo l’Italia – come spiega Gian Maria De Francesco su il Giornale – hanno trovato un compromesso che accorda una flessibilità temporanea ai Paesi altamente indebitati e sotto procedura per deficit eccessivo. La Commissione quindi potrà, per un periodo transitorio nel 2025, 2026 e 2027, "tener conto dell'aumento degli interessi pagati nel calcolo dello sforzo di aggiustamento nell'ambito della procedura per disavanzo eccessivo" per non compromettere l'effetto positivo del Pnrr. Il tutto tenendo presente del"contesto di tassi d’interesse significativamente cambiati e delle sfide di investimento di vasta portata nel contesto della duplice transizione e delle sfide geopolitiche".

Il titolare della Farnesina, alla luce degli ultimi passi in avanti, si è detto “ottimista” sui negoziati in corso sottolineando che a Bruxelles sono stati raggiunti “risultati positivi”. Il modus operandi del governo, interpretato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, non è cambiato di una virgola. "Ci siamo sempre impegnati come governo che si puntasse molto sulla crescita e non ci fosse una scelta rigorista come era quella del vecchio Patto – ha chiarito Tajani - Se c'è una posizione intransigente come quella dei liberali tedeschi si rischia di bloccare l'industria e l'agricoltura cosa che per noi è assolutamente negativa", ha spiegato Tajani, precisando che i negoziati procedono nella "giusta direzione" sui tempi di riduzione del debito e la possibilità di escludere alcune spese dal rapporto deficit-pil. Sul tavolo delle trattative, infatti, c’è anche la nuova clausola di salvaguardia del deficit che, una volta riportato al 3% del Pil, dovrà scendere all'1,5% per i Paesi con debito/Pil sopra il 90% del Pil (2% per chi ha un debito sotto il 90%).

Il messaggio di Tajani sul Mes

Il messaggio del ministro degli Esteri è netto: l’Italia è disponibile a cercare un accordo con le altre potenze europee senza per questo perdere di vista la propria identità. Sul Mes, il meccanismo europee di stabilità, il messaggio di Tajani va in questa direzione. In Europa, spiega il ministro forzista,“non si può fare l'interesse solo di un Paese che ci tiene molto al Mes, come la Germania, e non procedere con unione bancaria e armonizzazione fiscale".

"Forza Italia è sempre stata favorevole al Mes, avevamo molte riserve, e non sono cambiate, sul suo regolamento perché il vertice del Mes non è sottoposto ad alcun controllo - ha aggiunto -, fa parte di un pacchetto di politica finanziaria macro-economica e non vorrei che qualcuno dicesse 'dopo il Patto di stabilità approviamo il Mes', cosa che secondo me si può fare, ma non possiamo dimenticare l'unione bancaria e l'armonizzazione fiscale.

Ritengo che si debba affrontare tutto il pacchetto insieme, credo non ci sia resistenza su questo da parte di nessuno".

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