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Guerra e investimenti: l'avvertimento di Giorgetti ai "falchi" Ue

Dal palco di Pontida, il ministro delle finanze ha rivolto un appello ai Paesi rigoristi perché concedano più spazio di manovra nel Patto di stabilità

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Oggi le guerre si fanno utilizzando grano, immigrati ed energia”. Ha aperto così il suo intervento a Pontida il ministro dell’Economia e della Finanze Giancarlo Giorgetti. Sul palco del grande raduno leghista, ha sottolineato come l’attuale situazione internazionale sia “tremendamente complicata e difficile. Non c’è solo in conflitto in Ucraina, con tutte le sue conseguenze economiche e sociali. Ve ne sono molte altre”.

Giorgetti ha anche sottolineato che “ogni mattina, come ministro dell’Economia, mi alzo e condivido le angosce e le preoccupazioni di tanti imprenditori e famiglie” che sopportano il peso di un debito. “Anche io da ministro mi alzo con un grande debito sulle spalle: 2.859 miliardi. Questo significa che soltanto l’anno prossimo, per interessi in più, dovremo pagare 14 miliardi”, una cifra che verrà sottratta ad aiuti, sanità e riduzione delle tasse.

Il ministro ha lanciato un appello ai “falchi” dell’Unione: “Se crediamo nel futuro di chi investe, della famiglia e dell’impresa noi, come governo italiano, rivendichiamo a livello europeo che il Patto di stabilità escluda dal conteggio gli investimenti”. Giorgetti ha già avanzato questa proposta, compreso lo scorporamento delle spese militari per il sostegno all’Ucraina, sabato 16 settembre all’Ecofin, la riunione informale dei ministri delle Finanze europei a Santiago di Compostela.

Come scrive Marcello Astorri su Il Giornale, l’incontro ha dimostrato che anche i Paesi più rigoristi sembrano disposti ad un’apertura, per arrivare rapidamente ad un’intesa già tra ottobre e novembre. Nessuno sembra essere intenzionato a ritornare alle vecchie regole, viste come deleterie da tutti. Non si è ancora arrivati, però, ad una quadra su un corretto bilanciamento tra una riduzione del Pil e la concessione di uno spazio di manovra adeguato agli investimenti prioritari dell’Unione.

Quest’ultimo punto è il nodo centrale della discussione. I Paesi frugali, i falchi europei, sono preoccupati dal fatto che ben 12 nazioni comunitarie abbiano un deficit superiore al 3%, mentre gli Stati indebitati hanno chiesto più flessibilità. Il ministro delle Finanze francese si è allineato si è dimostrato vicino alle posizioni dell’Italia, mentre Berlino è rimasta sulla posizione del “debito è sempre debito”.

Giorgetti ha dichiarato che vorrebbe uno scorporo a tempo, fino al 2026, e obiettivi sostenibili per la riduzione del deficit, con regole uguali per tutti in modo che ricette individuali non portino alla classificazione dei vari Paesi.

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