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L'ultima trovata di Conte per comprare un po' di voti

Il leader 5s scavalca la Schlein a sinistra e propone un orario di 32 ore anziché 40 ma a parità di salario

L'ultima trovata di Conte per comprare un po' di voti

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Lavorare meno, ma con lo stesso stipendio di prima. Non è il Bengodi ma è il mondo immaginato dal M5s di Giuseppe Conte. In una estenuante corsa a sinistra con il Pd di Elly Schlein, l'ex premier rilancia la proposta di legge sulla riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Da 40 a 32 ore settimanali, con la stessa paga. «Stare meglio e lavorare meglio si può. Il M5s ha una proposta di legge sulla riduzione del tempo di lavoro a parità di stipendio», scrive su Facebook il leader dei pentastellati. Conte posta il video di una sua visita all'azienda Zupit di Trento, attiva nello sviluppo di software. Poi parla di «una scelta che migliora la vita dei lavoratori e delle aziende». «Siamo andati a toccarlo con mano», sentenzia Conte. E lo fa proprio il giorno successivo all'arrivo in Aula della proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo.

Troppo forte la tentazione di rilanciare a sinistra per tenere sempre viva la competizione con il Pd di Schlein. Anche se al Nazareno, a marzo scorso, quando era stata presentata la proposta di legge a prima firma Conte, valutavano di appoggiare l'idea dei grillini. Con i dem anche la Cgil. Ed ecco che si ricompone l'asse litigioso di un fronte giallorosso sempre più radicale. La pdl, spiega l'ex premier, «la dedichiamo a Domenico De Masi, un grande sociologo del lavoro e un grande intellettuale». Il professore, ideologo del M5s, amico di Conte e Beppe Grillo, scomparso il 9 settembre scorso, era un grande sostenitore della teoria del «lavorare meno, lavorare tutti». Il titolo di un libro del sociologo, pubblicato nel 2017, andava anche oltre: Lavorare gratis, lavorare tutti. Con un claim più che provocatorio: «Perché il futuro è dei disoccupati». Ed è sempre la stessa storia della «decrescita felice», mantra storico di Grillo. Che non si capisce bene come si possa conciliare con la «maggiore produttività» e i «maggiori ricavi» che secondo Conte sarebbero la conseguenza naturale di una realizzazione concreta della proposta di legge dei Cinque Stelle.

Idee spericolate, soprattutto se consideriamo che lo stallo della produttività è uno dei grandi mali che affliggono l'economia italiana, bloccando la crescita. Come scritto sul sito de Il Sole 24 Ore il 23 dicembre 2022 dall'esperto globale di Sviluppo Economico Yassin Sabha, negli ultimi vent'anni l'Italia ha registrato un -0,3% di produttività all'anno, contro una media Ocse del +0,3%. Nell'ultimo ventennio negli Stati Uniti la produttività è aumentata dello 0,8%, in Germania dello 0,5%, nel Regno Unito dello 0,4% e in Irlanda dell'1%, in Corea del Sud è aumentata in media del 2,3%. Nel 2019 anche l'allora segretario dei metalmeccanici della Cisl Marco Bentivogli esprimeva dubbi sulla proposta della riduzione dell'orario di lavoro per legge, rilanciata in quel periodo dall'allora presidente dell'Inps Pasquale Tridico, un altro ideologo del M5s. «La domanda che si fa il presidente dell'Inps è giusta. Purtroppo la sua risposta è sbagliata e banale, inefficace», spiegava Bentivogli al Corriere della Sera il 13 aprile di quattro anni fa.

Il sindacalista rifiutava l'idea di ridurre l'orario per legge, facendo appello alla «libertà d'orario» grazie alle «nuove tecnologie» e allo smart working.

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