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"Svolta autoritaria nel Paese". Dall'Anpi l'ennesimo allarme immaginario

L'associazione partigiani denuncia un "clima torbido" nel Paese citando due episodi di presunta ostilità a Ravenna e Genova. Ma, in entrambi i casi, si trattava di circostanze risolte da precisazioni e scuse

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Il colmo per gli antifascisti militanti? Fare di tutta l'erba un fascio. A leggere un recente comicato dell'Anpi, viene da preoccuparsi: secondo l'associazione guidata da Gianfranco Pagliarulo, nel Paese sarebbe infatti in corso una presunta "svolta autoritaria" e la democrazia sarebbe in pericolo. A far scattare il supposto allarme fascismo, in realtà, sono stati due separati episodi che i partigiani hanno strumentalizzato per parlare di "clima torbido" in Italia. Peccato però che, in entrambi i casi, lo strillato caveat si sia tradotto nella classica tempesta in un bicchier d'acqua risolta da precisazioni e scuse.

La denuncia dell'Anpi

"Succedono cose da pazzi. A Ravenna oggi, anniversario della liberazione della città avvenuta nel 1944 con Arrigo Boldrini comandante e Benigno Zaccagnini presidente del Cln, per la prima volta si è impedita la deposizione della corona Anpi nel corso della cerimonia. A domanda, la risposta sembra sia stata che così prevede il nuovo cerimoniale voluto dal governo. A Genova la maggioranza del Comune ha destinato un milione e 740mila euro per restaurare il sacrario dei caduti della Repubblica sociale del cimitero di Staglieno", aveva denunciato Pagliarulo in una nota, parlando di preoccupanti segnali di ostilità nei confronti dell'antifascismo e dei suoi simboli. In realtà, col passare delle ore entrambe le circostanze segnalate sarebbero state ridimensionate, al netto delle strumentali polemiche proseguite invece a oltranza.

La realtà, i disguidi, le scuse

Andiamo con ordine: a Ravenna, il caso è stato smontato sul nascere con le immediate scuse del sindaco Pd Michele De Pascale e con una precisazione del prefetto Castrese De Rosa. "Si è trattato di un mero disguido nel cerimoniale, un errore per il quale insieme al Comandante della Capitaneria Maltese ci siamo già scusati con il presidente dell'Anpi provinciale. Nulla di più e non si ripeterà", aveva spiegato quest'ultimo. Dunque, nessun affronto deliberato all'Anpi né tantomeno ai caduti antifascisti. E a Genova, dopo un'accesa bagarre in consiglio comunale tra maggioranza e opposizione, si è arrivati a capire che il caos era nato da un'inesatta dicitura riportata in un documento tecnico. "Il sacrario non esiste, è una tomba privata a fianco alla quale c’è una lapide. L'intervento riguarda il contenimento di un muraglione ben più ampio, a rischio collasso", aveva infatti spiegato l'amministrazione comunale, ammettendo l'utilizzo di una preesistente ed equivocabile toponomastica.

La fantomatica "svolta autoritaria"

"Il Comune di Genova non ha alcuna intenzione di sostenere in alcun modo la commemorazione della Rsi, siamo una città medaglia d’oro per la resistenza e facciamo riferimento ai valori dell'antifascismo e della Costituzione", ha aggiunto a scanso di equivoci l’assessore ai lavori pubblici e al bilancio Pietro Piciocchi, mettendoci la faccia. Intanto però l'indignatissima intemerata dell'Anpi era già partita. "Denuncio con allarme questo clima torbido di progressivo smantellamento dei momenti simbolici che rappresentano la natura antifascista e democratica della Repubblica e di rivalutazione del Ventennio e della avventura di Salò. Denuncio con allarme i tanti segnali di svolta autoritaria in corso nel Paese e rivolgo un appello alle forze democratiche e ai cittadini perché si faccia rete di contrasto e concreta opposizione a questo traumatico degrado civile e morale", aveva tuonato il presidente dell'associazione.

Parole che, alla luce delle precisazioni e degli sviluppi sopraggiunti, si sono rivelate eccessive nei toni, infondate, fuorvianti.

Utili però a rinfocolare la narrazione sul "pericolo fascista" sempre alle porte.

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