Indonesia, islamici contro Instagram: "Incoraggia l'omosessualità"
14 Febbraio 2019 - 11:39Nello Stato-arcipelago stanno avendo luogo manifestazioni “anti-Instagram”, promosse dai leader maomettani con l’obiettivo di indurre il governo di Giacarta a “chiudere” tale applicazione web
In Indonesia sono attualmente in corso feroci proteste popolari, promosse dalle autorità musulmane, contro il social network Instagram. L’applicazione, ideata per consentire agli utenti principalmente di condividere foto, è stata infatti accusata dai leader religiosi del Paese asiatico di “veicolare oscenità”.
I moti contro il social network sono esplosi in seguito alla pubblicazione, proprio su Instagram, di diversi messaggi “a sostegno dei diritti degli omosessuali”. Nel Paese asiatico è infatti di recente apparso, sulla piattaforma incriminata, un account, denominato @Alpantuni, contenente post che esortavano gli Indonesiani a manifestare “maggiore tolleranza” nei confronti della comunità Lgbt. Nell’account in questione campeggiavano inoltre diverse vignette dirette a celebrare l’“amore omosessuale”.
Il contenuto di @Alpantuni ha immediatamente scatenato un putiferio nella nazione asiatica. Su impulso delle manifestazioni di protesta indette dagli imam locali, il controverso profilo Instagram è stato quindi prontamente rimosso dagli amministratori del social. Tuttavia, la tempestiva reazione dei vertici del sito Internet non è bastata a placare la collera dei fedeli musulmani.
Nello Stato-arcipelago continuano infatti i cortei “anti-Instagram”, promossi dai leader maomettani con l’obiettivo di indurre il governo di Giacarta a “chiudere” tale applicazione web. Ad avviso delle autorità religiose, il social network statunitense sarebbe un simbolo di “perversione e pornografia” e incoraggerebbe la “sodomia” e la “degenerazione dei costumi”.
Per il momento, l’esecutivo della nazione asiatica, guidato dal presidente Joko Widodo, non ha rilasciato commenti sullo “scandalo-@Alpantuni”, procurandosi di conseguenza, da parte degli ambienti musulmani, l’accusa di “pavidità”.
Il governo ha comunque assicurato di essere pronto, qualora le proteste popolari dovessero degenerare in "violenze di piazza", a "ristabilire con ogni mezzo la pace nel Paese".