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L'importanza dell'alleanza tra Italia e Azerbaigian

In questa intervista, l'ambasciatore Elchin Amirbayov, assistente del primo vice-presidente della Repubblica dell'Azerbaigian, spiega quali sono i rapporti tra il nostro Paese e l'Azerbaigian e la visione del suo paese per una pacificazione regionale postbellica

L'importanza dell'alleanza tra Italia e Azerbaigian

L'Italia ha un alleato prezioso al di là del Mediterraneo, più precisamente in quel polveroso lembo di terra steso fra i mondi russo e turcico: l'Azerbaigian. Il partenariato strategico con Baku ha consentito a Roma di non sentire i traumi dovuti al cambio di regime a Tripoli e all'erosione della sua sedimentata influenza nel cosiddetto Mediterraneo allargato, perché le ricchezze contenute nel sottosuolo di questa nazione sudcaucasica hanno contribuito in maniera determinante a salvaguardare la sicurezza energetica del Bel Paese. È erroneo credere, però, che il sodalizio italo-azerbaigiano sia circoscritto alla sfera della cooperazione energetica, perché i due Paesi collaborano attivamente e profittevolmente in una miriade di settori, dal commercio al caseario, passando per la cultura, e le imprese nostrane stanno svolgendo un ruolo-chiave nella ricostruzione dei territori liberati dell’Azerbaigian durante l’ultima guerra del Karabakh. Ed è con l'obiettivo di comprendere la reale profondità del legame italo-azerbaigiano che abbiamo raggiunto e intervistato l'ambasciatore Elchin Amirbayov, assistente del primo vice-presidente della Repubblica dell'Azerbaigian e in precedenza ambasciatore presso la Francia e il Vaticano, che in questi giorni è in Italia per una visita di lavoro.

Sua Eccellenza, potrebbe spiegarci che cos'è stato discusso in questi giorni?

La visita a Roma rappresenta una buona opportunità per incontrare un'ampia gamma di interlocutori di alto livello dell'establishment politico e della società civile italiana, al fine di informarli sulla visione dell'Azerbaigian del periodo postbellico e post-conflitto nelle nostre relazioni con l'Armenia. Questa è anche un'occasione per affrontare lo stato attuale e il futuro della nostra agenda bilaterale. L'Azerbaigian gode di ottimi rapporti bilaterali con l'Italia, che coprono molti campi e si sono evoluti in partenariato strategico. Siamo soddisfatti dell'alta qualità del dialogo politico regolare tra i nostri Paesi, rafforzato da ricchi legami di partenariato economico e commerciale. Contiamo sulla partecipazione attiva dell'amica Italia allo sforzo di ricostruzione postbellico in Azerbaigian, per aiutarci a riportare una vita normale nei territori liberati dell'Azerbaigian. L'Italia è anche il nostro importante interlocutore, in quanto uno dei membri fondatori e protagonisti dell'Unione europea, con cui l'Azerbagian si impegna a rafforzare e approfondire ulteriormente la sua forte partnership.

Più di cinque mesi sono passati dalla fine della seconda guerra del Karabakh. Come procede il processo di ricostruzione e cosa può dirci a proposito del problema sminamento con l'Armenia?

L'anno 2020 è stato di particolare importanza storica per l'Azerbaigian, in quanto abbiamo posto fine a quasi 30 anni di occupazione illegale da parte dell'Armenia di quasi un quinto dei nostri territori. La giustizia storica e il primato del diritto internazionale sono stati ripristinati. Mentre torniamo nelle nostre città e villaggi, vediamo che il grado di devastazione è spaventoso, questo è il risultato della "distruzione sfrenata", un crimine di guerra, volto a cancellare ogni traccia della presenza azerbaigiana in quei territori. Oggi abbiamo più di 10mila chilometri quadrati (4 volte il Lussemburgo), composti da città fantasma e villaggi senza un solo residente. Dobbiamo riportare la vita in quelle terre, ricostruire città e villaggi e consentire il ritorno di centinaia di migliaia di sfollati interni azerbaigiani alle loro case. I lavori di ricostruzione sono iniziati con lo sminamento, sebbene l'Armenia si sia rifiutata di consegnarci le mappe dei campi minati e di conseguenza più di 100 dei nostri civili sono stati uccisi o feriti dallo scorso novembre. Data la portata dello sminamento, non potremmo farlo rapidamente da soli e quindi, parallelamente, i militari di Turchia e Russia ci forniscono assistenza per questa attività. Altri Paesi e organizzazioni internazionali hanno espresso il loro interesse a contribuire a questo nobile sforzo e lo apprezziamo molto.

Alcuni giorni fa il sottosegretario di Stato agli Esteri italiano, Manlio di Stefano, ha lanciato una web missione focalizzata sul coinvolgimento italiano nella pianificazione urbana del Karabakh e l'anno scorso ha guidato personalmente una delegazione nella regione. Questi eventi sembrano indicare che l'Italia stia giocando un ruolo attivo nel processo di ricostruzione. Cosa può dirci a proposito di questo argomento?

Vorrei sottolineare che le visite in Azerbaigian dell'on. Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e la delegazione del Parlamento italiano guidata dall'on. Ettore Rosato, Vice Presidente della Camera dei Deputati nel dopoguerra, sono state molto apprezzate dalle autorità e dal popolo dell'Azerbaigian, e sono state considerate un segno di amicizia. Non è quindi un caso chela prima pietra per la partecipazione delle aziende italiane al restauro dei nostri territori liberati sia stata posta durante quelle visite, quando le aziende italiane sono state invitate a prendere parte attiva a questo processo. Di conseguenza, all'interno della Commissione Intergovernativa Azerbaigian-Italia per la Cooperazione Economica si sono tenuti diversi incontri e web missions per creare un quadro istituzionale al fine di coinvolgere le imprese italiane. Abbiamo già esiti positivi e le aziende italiane stanno già lavorando in progetti di produzione di energia, e agricoli nei territoriliberati. Sono fiducioso che l'esperienza italiana nei settori dell'urbanistica, del restauro, dell'energia verde e in altri ambiti correlati sarà utile e spero che più aziende italiane parteciperanno attivamente ai lavori di ricostruzione nei nostri territori liberati, anche come investitori.

Lei è venuto qui con l'intento di illustrare all'Italia la visione postbellica dell'Azerbaigian. Di che cosa tratta questa visione? E qual è il ruolo potenziale dell'Italia all'interno di essa?

La dichiarazione trilaterale dei leader di Azerbaigian, Armenia e Federazione russa firmata il 10 novembre 2020 ha creato una solida base per porre fine a un conflitto armato di 30 anni tra Armenia e Azerbaigian, sulla base del riconoscimento reciproco della sovranità, dell'integrità territoriale e inviolabilità dei confini. Vogliamo voltare pagina, instaurare pace, stabilità e prosperità a lungo termine nella regione del Caucaso meridionale e siamo pronti a negoziare un trattato di pace globale con l'Armenia. Inoltre, l'Azerbaigian è deciso a reintegrare i suoi cittadini di origine armena residenti nei territori colpiti dal conflitto nel suo spazio politico, sociale, economico, garantendo loro gli stessi diritti e libertà di cui godono gli altri cittadini dell'Azerbaigian. La Costituzione dell'Azerbaigian fornisce un solido quadro giuridico a questo riguardo. La nuova realtà sul campo apre enormi prospettive per la cooperazione regionale, lo sviluppo e la prosperità attraverso la normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian. L'apertura delle comunicazioni di trasporto stimolerà il commercio e il trasporto attraverso l'Armenia e l'Azerbaigian a beneficio di tutti i Paesi della regione e non solo. Al momento tra le aziende straniere che già collaborano con le controparti azerbaigiane posso citare l'impegno attivo di aziende provenienti da Turchia, Italia, Regno Unito, Cina e Israele. Saremmo lieti di vedere un coinvolgimento ancora più attivo delle imprese italiane negli sforzi di ricostruzione postbellica, anche sotto forma di investimenti diretti.

L'Italia è coinvolta nel processo di ricostruzione, ma sappiamo che le nostre relazioni bilaterali sono molto profonde. A parte la cooperazione nel Karabakh e nell'industria energetica, potrebbe illustrarci gli altri settori in cui la cooperazione è più elevata?

Le relazioni tra l'Azerbaigian e l'Italia si basano su una stretta amicizia e partnership strategica. La visita di Stato del presidente della Repubblica Italiana S.E. Sergio Mattarella in Azerbaigian nel 2018 e la visita di Stato del Presidente della Repubblica dell'Azerbaigian S.E. Ilham Aliyev in Italia nel 2020 hanno aperto la strada per innalzare al massimo livello le relazioni italo-azerbaigiane. A tal proposito riveste un'importanza storica la Dichiarazione congiunta sul rafforzamento del partenariato strategico multidimensionale tra la Repubblica dell'Azerbaigian e la Repubblica Italiana, firmata durante la visita di Stato del nostro Presidente in Italia. L'Italia è il principalepartner commerciale dell'Azerbaigian. L'Azerbaigian rappresenta oltre il 90% del fatturato commerciale dell'Italia con il Caucaso meridionale. Siamo uno dei principali fornitori di greggio in Italia e la messa in servizio del gasdotto Tap porterà ad un aumento della fornitura di energia dall'Azerbaigian all'Italia. Il nostro Paese è la principale destinazione di esportazione di merci "Made in Italy" nella regione del Caucaso meridionale. L'anno scorso, quando la maggior parte dei paesi ha subito un blocco globale, abbiamo registrato un aumento del 7% delle esportazioni italiane in Azerbaigian. La cooperazione tra Italia e Azerbaigian copre quasi tutti i settori dell'economia. Ciò è stato osservato in numerose riunioni della Commissione intergovernativa, tenutesi negli ultimi due anni. L'agenda della Commissione, oltre all'energia, ha incluso una più stretta cooperazione e attuazione di progetti reciprocamente vantaggiosi in settori quali agricoltura, turismo, sicurezza alimentare, ambiente, trasporti, salute, cultura, scienza, tecnologie e comunicazioni.

Tornando al punto della visione postbellica dell'Azerbaigian, lei è venuto qui per mostrarla, ma anche per parlare a proposito dell'ulteriore rafforzamento del nostro partenariato strategico. Quali sono, nella sua opinione, gli altri settori in cui potremmo e dovremmo cooperare di più?

La quarta rivoluzione industriale e le circostanze della pandemia rivelano nuove sfide che dovrebbero essere affrontate solo attraverso processi di trasformazione digitale di successo. In Italia e in Azerbaigian, osserviamo che i governi intraprendono passi importanti per affrontare questa sfida e, a questo proposito, entrambi i paesi hanno istituito organismi appropriati. Pertanto, la trasformazione digitale è uno dei settori prioritari attraverso i quali i nostri paesi possono espandere la loro cooperazione. L'Azerbaigian è uno dei paesi che hanno affrontato con successo il Covid-19. In Azerbaigian sono in corso serie riforme per garantire la sostenibilità del sistema sanitario pubblico e la cooperazione con l'Italia può produrre risultati positivi in tal senso. Inoltre, come accennato in precedenza, il processo di ricostruzione ci consentirà di diversificare ulteriormente la nostra cooperazione e coprire settori come sminamento, energia verde e rinnovabile, costruzione di città e villaggi intelligenti, restauro di monumenti storici e culturali, ecc.

Lei è stato ambasciatore presso la Santa Sede. Non molte persone sono a conoscenza dei legami tra Azerbaigian e Santa Sede, che sono molto forti ed estesi. Potrebbe dirci qualcosa di più della relazione azerbagiano-vaticana?

In effetti, l'Azerbaigian e la Santa Sede intrattengono eccellenti relazioni basate sul dialogo politico ai massimi livelli e su una proficua cooperazione in campo culturale e umanitario. In qualità di primo ambasciatore dell'Azerbaigian presso la Santa Sede, posso attestare che nel corso di tre decenni le nostre relazioni in vari campi si sono sviluppate in modo esponenziale. Le visite ufficiali del Presidente Ilham Aliyev alla Santa Sede nel 2015 e la successiva visita di Papa Francesco nell'ottobre 2016 hanno elevato le nostre relazioni a un nuovo livello. Due visite dei Capi della Chiesa cattolica in Azerbaigian, un Paese laico con una popolazione prevalentemente musulmana, sono eventi storici che sottolineano l'apprezzamento da parte della Santa Sede dell'alto grado di tolleranza religiosa e della pacifica convivenza di varie religioni e fedi in Azerbaigian a cui fa riferimento Papa Francesco come “vero esempio di tolleranza”. Siamo orgogliosi dei lavori di restauro effettuati dall'Azerbaigian, con il patrocinio del primo vicepresidente Sig.ra Mehriban Aliyeva, nei Musei Vaticani, nelle catacombe dei SS. Marcellino e Pietro e San Sebastiano e di numerosi sarcofagi cristiani. Questo è il nostro contributo sia alla conservazione del patrimonio culturale e religioso mondiale, sia alla promozione del dialogo interreligioso e interculturale, tanto necessario oggi.

La relazione azerbaigiano-vaticana è eloquente per quanto riguarda l'identità e la natura dell'Azerbaigian. L'Azerbaigian, infatti, è un ponte tra civiltà, un punto di incontro tra diverse culture e religioni. Quale ruolo sta giocando l'Azerbaigian a livello internazionale nel campo del dialogo interreligioso?

Tutti i cittadini, le comunità religiose e le culture vivono in Azerbaigian in pace e armonia. Il multiculturalismo è uno stile di vita per noi, alcuni dicono addirittura che faccia parte del nostro DNA. Siamo orgogliosi di questa diversità e quindi l'Azerbaigian è accettato ugualmente bene dall'Occidente e dall'Oriente come piattaforma naturale per il dialogo tra culture e civiltà diverse. Cerchiamo di avvicinare il mondo musulmano e l'Europa. Già nel 2008, abbiamo lanciato il "Processo di Baku" volto a rafforzare il dialogo tra le varie fedi e credenze e lo abbiamo fatto in collaborazione con le Nazioni Unite, l'UNESCO, l'ISESCO, l'Organizzazione per la cooperazione islamica e il Consiglio d'Europa. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto la nostra iniziativa come una "piattaforma globalechiave per promuovere il dialogo interculturale". Come parte di questo lavoro, l'Azerbaigian ha attuato progetti comuni sul restauro di monumenti religiosi e storici in più di dieci paesi diversi. Questo è il motivo per cui tutte le affermazioni fuorvianti dell'Armenia per dipingere l'Azerbaigian come uno stato "barbaro" che vuole distruggere il patrimonio culturale e religioso cristiano sono solo fake news per descrivere erroneamente la rivalità tra Armenia e Azerbaigian come uno scontro di civiltà.

L'Azerbaigian possiede un'economia molto promettente e saldamente in via di sviluppo. Vi sono diverse opportunità di investimento, dall'agricoltura al solare. Quali sono le opportunità per gli investitori italiani?

Attualmente, 113 aziende italiane operano in vari settori dell'economia azerbaigiana. L'Italia ha investito 770 milioni di dollari nell'economia azerbaigiana. Le aziende italiane si sono aggiudicate contratti per oltre 10 miliardi di euro nell'ambito di progetti azerbaigiani dentro e fuori il Paese. La logica dell'investimento in Azerbaigian si basa su una combinazione di un ambiente di affari molto amichevole e l'accesso a un'ampia gamma di mercati internazionali, data la nostra posizione strategica vantaggiosa. Inoltre, un interessante pacchetto di incentivi fiscali e operativi è disponibile in diversi parchi industriali e in zone economiche speciali. Secondo il rapporto Doing Business 2020 della Banca Mondiale, l'Azerbaigian è entrato nella lista dei primi dieci paesi riformatori. Durante la visita di Stato del Presidente dell'Azerbaigian in Italia, abbiamo riunito attori chiave di entrambi i paesi, come Azerbaijan Investment Company, AZPROMO, SACE, Simest, CDP, che hanno accettato di promuovere il flusso di investimenti bilateraliutilizzando vari strumenti esistenti. Pertanto, le aziende italiane sono incoraggiate a utilizzare questi strumenti e il clima degli investimenti in Azerbaigian, che offre anche condizioni favorevoli per l'esportazione delle loro merci in altri paesi della nostra regione attraverso l'uso dei canali commerciali e logistici favorevoli esistenti.

L'Italia e l'Azerbaigian sono partner strategici, e il nostro governo ha confermato il nostro forte impegno in direzione della preservazione dell'alleanza allo scoppio della guerra del Karabakh. Commercio e investimenti stanno crescendo e c'è spazio per l'Italia nella vostra visione postbellica. I nostri Paesi sono soltanto in rapporti amichevoli o sarebbe più corretto descriverne la relazione in termini di vera alleanza?

Durante la sua visita di Stato in Italia, il presidente Ilham Aliyev ha elogiato l'Italia come principale partner dell'Azerbaigian in Europa e ha valutato alcune clausole della "Dichiarazione congiunta sul rafforzamento del partenariato strategico multidimensionale tra la Repubblica dell'Azerbaigian e la Repubblica Italiana", firmata durante quella visita, come una questione tra alleati. Recentemente, il 13 aprile, durante la conferenza internazionale “New Vision for South Caucasus: Post-Conflict Development and Cooperation” tenutasi a Baku presso l'ADA University, alla presenza anche di studiosi italiani, il Presidente Ilham Aliyev ha definito l'Italia un amico molto vicino e un partner per l'Azerbaigian e ha sottolineatoche le nostre relazioni politiche sono eccellenti e continuano a rafforzarsi. Il nostro Capo di Stato ha aggiunto che questa collaborazione era già stata sperimentata durante il conflitto e nel dopoguerra, e come ulteriore segno di sostegno è stata apprezzata la visita della delegazione italiana nei territori liberati. Inoltre, l'amicizia tra i nostri Paesi è stata ulteriormente testata e rafforzata durante la pandemia, quando l'Azerbaigian e l'Italia si sono sostenuti a vicenda nella lotta contro il Covid-19 in tali difficili condizioni. Quindi, dunque, si può parlare non solo di "buoni rapporti", ma di stretti legami di partnership strategica, basata sulla reciproca fiducia e amicizia.

L'Italia non è legata soltanto all'Azerbaigian ma sta perseguendo una strategia di coinvolgimento attivo in Asia centrale. Lei crede che l'Azerbaigian e l'Italia potrebbero o dovrebbero unire gli sforzi sviluppando una strategia congiunta per l'Asia centrale?

L'interesse dell'Italia per l'Asia centrale è molto incoraggiante e l'Azerbaigian è già noto come hub per la costruzione di ponti nella più ampia regione che collega Est a Ovest e Nord a Sud. L'Azerbaigian è la porta dell'Asia centrale per i Paesi europei, compresa l'Italia. Diversi grandi progetti come la ferrovia Baku-Tbilisi-Kars, il nuovo porto marittimo di Baku sono stati implementati per creare l'infrastruttura necessaria per migliorare la connettività tra l'Asia e l'Europa attraverso l'Azerbaigian. L'apertura del Corridoio di Zangezur, che collega l'Azerbaigian attraverso l'Armenia alla Repubblica Autonoma di Nakhchivan dell’Azerbaigian e successivamente con la Turchia, creerà una nuova realtà nella regione e crediamoche l'Italia, con la sua agenda positiva nei rapporti con tutti i paesi della nostra regione, può beneficiare di opportunità aggiuntive per le sue aziende.

Tornando ai primi punti, qual è la sua previsione sul processo di pace nel Caucaso meridionale?

La fine della guerra ha creato una nuova realtà postbellica sul campo e tutti gli attori nella regione e oltre devono adattarsi ad essa. Vogliamo voltare pagina e lavorare insieme per stabilire pace e stabilità a lungo termine nel Caucaso meridionale. Il conflitto è stato un ostacolo alla cooperazione regionale. Ora che è finito, tuttii paesi della regione, compresa l'Armenia, dovrebbero cogliere questa opportunità unica e abbracciare la prospettiva della pace e del buon vicinato. Per non riportare la regione sull'orlo della guerra, i circoli radicali in Armenia dovrebbero abbandonare la retorica revanscista e accettare la nostra offerta di lavorare a un trattato di pace che riaffermi il nostro rispetto reciproco per lasovranità e l'integrità territoriale. Ci aspettiamo che la comunità internazionale sostenga il processo in corso per la positiva costruzione di unapace postbellica. Il Gruppo Osce di Minsk dovrebbe inoltre adeguare la propria attività alla nuova situazione geopolitica nella regione e mostrare creatività, al fine di trovare il modo migliore per contribuire allo sforzo di costruzione della pace tra Armenia e Azerbaigian, anche promuovendo misure di rafforzamento della fiducia tra i due paesi e le loro società. La pace richiederà tempo. Ma come si dice “se c'è volontà, si trova il modo”. Dovremmo essere ottimisti e agire insieme per arrivarci.

Potrebbe fare anche una previsione sul futuro del partenariato italo-azerbaigiano?

Entrambi i nostri paesi sono desiderosi di rafforzare ulteriormente la nostra partnership strategica multidimensionale. Un eccellente dialogo politico ad alto livello, basato sul rispetto e sulla fiducia reciproci, è un fattore cruciale per portare avanti e diversificare la nostra interazione economica. Progetti storici come TAP, che sta funzionando con grande successo, ci legano indissolubilmente e le prospettivedi aumentare il nostro giro d'affari e la nostra partnership economica sono molto promettenti. Anche le relazioni culturali e accademiche si stanno espandendo. Attualmente sono in corso i lavori preparatori per l'istituzione dell'Università Italia-Azerbaigian a Baku, che potrà diventare un'altra storia di successo ad arricchimento ulteriore della nostra cooperazione bilaterale in campo umanitario. La seconda guerra del Karabakh, così come la pandemia del Covid-19, sono state le grandi sfide del 2020. In entrambi i casi, i nostri Paesi hanno dimostrato solidarietà, vicinanza e si sono tesi reciprocamente la mano.

Quando guardiamo indietro, siamo lieti dell'atteggiamento reciproco dei nostri paesi durante quel periodo e questo ci ispira a compiere passi più concreti per rafforzare ulteriormente il nostro partenariato strategico. Siamo fiduciosi che negli anni a venire il nostro partenariato sarà più diversificato e il contenuto delle nostre relazioni bilaterali diventerà ancora più ricco, a vantaggio dei nostri popoli e dei nostri paesi.

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