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Morto George Blake, il principe dei doppiogiochisti che tradì Londra

George Blake, leggendaria spia dei russi che ha dato filo da torcere agli 007 inglesi per tutta la durata della Guerra Fredda - e forse anche dopo - è morto all'età di 98 anni. Non ha mai tradito i suoi "ideali" marxisti.

Morto George Blake, il principe dei doppiogiochisti che tradì Londra

“Per tradire qualcosa, prima bisogna appartenervi”, ha sostenuto fino al giorno della sua morte, ieri, George Blake; la famigerata spia di Mosca che ha regolato l’orologio con le lancette del Big Ben per quasi vent'anni, e che non si è mai sentito, neanche per un secondo, agente segreto a servizio di Sua maestà.

Aveva 98 anni e un sincero, profondo attaccamento agli ideali marxisti-leninisti che lo hanno spinto a diventare una spia doppiogiochista fedele all'Unione sovietica, quando il mondo era diviso da una "cortina di ferro", e la Guerra fredda era un gioco per uomini come lui, che combattevano una guerra di informazioni per prepararsi a un conflitto globale che non sarebbe mai scoppiato. In un periodo quantificato in nove anni, l'agente di quello che all'ora si chiamava Kgb - il servizio di spionaggio sovietico - era riuscito a "bruciare" la copertura di almeno quaranta agenti fedeli ai servizi segreti britannici che operavano nell'Europa orientale; svelando la loro identità dall'interno dell'MI6, il servizio segreto britannico dal quale era stato arruolato al termine della seconda guerra mondiale per occuparsi della sua patria naturale.

Nato nei Paesi Bassi ed emigrato nel Regno Unito solo dopo un lungo percorso ideologico all'ombra delle piramidi egiziane - dove era entrato in stretta empatia con il cugino, poi fondatore partito marxista egiziano -, il principe dei "doppiogiochisti", la cui storia di intreccia con quella dei Cinque di Cambridge e le trame dei romanzi del suo "collega" John le Carré, si era definitivamente convertito alla causa marxista durante un breve periodi di prigionia, scontata nelle mani delle truppe nordcoreane appoggiate da Mosca e Pechino - era stato inviato ad acquisire informazioni nel corso della Guerra di Corea. Liberato nel 1953 come altri prigionieri di guerra, operarà per gli anni a venire a favore dei comunisti. Smascherato mentre era sotto copertura in Libano, venne incarcerato nel 1961. Il suo compito allora era quello di "reclutare" agenti doppiogiochisti tra le fila dei sovietici per conto degli inglesi. Fece il contrario, potendo accedere ad una mole considerevole di informazioni di altissimo livello di segretezza che riguardavano proprio gli agenti segreti che operavano sotto copertura in Europa per conto di Londra. Condannato a 42 anni per tradimento, riuscì ad evadere appena cinque anni dopo per rifugiarsi in Russia; il paese che ha sempre amato, stando alle parole del capo dell'odierno servizio segreto russo di intelligence internazionale: il primo a risorgere dalle ceneri del Kgb dopo il crollo dell'Urss del 1991. Alla sua fuga rocambolesca, che avverrà attraverso la DDR e lo vedrà "saltare il muro" di Berlino per l'ultima volta, sarà ispirato uno degli ultimi progetti (mai realizzati) del maestro della settima arte Alfred Hitchcock.

Stabilitosi in Russia, dove mise su famiglia, dopo aver abbandonato per sempre la prima, prenderà i gradi di tenente colonnello del Kgb e rimarrà in servizio "attivo" anche dopo il crollo dell'Unione Sovietica e l'arrivo di Putin. Affermerà più volte, nel corso della sua vita, di non essere mai stato davvero un agente al servizio di sua maestà. La sua posizione anti-nazista, essendo lui di origini ebraiche, lo aveva spinto a svolgere un ruolo per conto dei servizi segreti britannici, prima fornendo informazioni sul suo paese di origine, e poi interrogando i comandanti degli U-boat nazisti che avevano affondato decine di navi piene di innocenti, ma lui si è sempre sentito "olandese". Dunque non apparteneva alla corona.

E questo, a modo suo, lo faceva sentire un doppiogiochista, come la spia che lo smascherò negli anni '60, ma mai un "traditore".

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