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"Fu donata da Mussolini". E l'Anpi non vuole la statua di Giulio Cesare

Una grande statua bronzea del 1933 raffigurante Giulio Cesare, secondo l'Anpi incarna il valore politico di Mussolini che la donò a Rimini

"Fu donata da Mussolini". E l'Anpi non vuole la statua di Giulio Cesare

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L'Anpi che vede il fascismo in una statua raffigurante Giulio Cesare è lo specchio di una pericolosa distorsione culturale che ha ormai preso il largo anche nel nostro Paese. Quell'ideologia woke sulla quale si basa la cancel culture, che ha portato alla distruzione di statue e monumenti da parte dei progressisti in tutto il mondo, sta prendendo piede anche nel nostro Paese, come dimostrano le rimostranze dell'Anpi davanti a un'opera d'arte, che a loro dire meriterebbe la distruzione solo perché regalata da Benito Mussolini alla città di Rimini.

Il pensiero torna a Laura Boldrini e la sua folle richiesta avanzata nel 2015, quando non contestò un partigiano che proponeva di abbattere l'obelisco del Foro Italico recante la scritta "Mussolini" ma replicò: "O per lo meno è ora di togliere la scritta". A distanza di anni da quella proposta che scatenò un vespaio di polemiche contro l'ex presidente della Camera, ora l'associazione di partigiani torna alla carica e se la prende con una statua in bronzo che venne realizzata dalla fonderia Laganà, come copia di quella omonia in via dei Fori Imperiali e inaugurata nel 1933. Il quotidiano il Tempo riferisce che nella città della Riviera, nota per le sue notti brave della movida giovane estiva, non si è aperta la discussione per capire come far convivere la statua, riposizionandola nella sua allocazione originaria, con la moderna viabilità e struttura, ma di quanto questa possa richiamare il fascismo.

La storia della statua bronzea di Giulio Cesare, in origine posizionata nell'omonima piazza, è piuttosto travagliata. Subito dopo la Liberazione, infatti, nel 1944 quella venne rinominata "piazza Tre martiri" in omaggio ai giovani partigiani che lì vennero impiccati e la statua accatastata in un magazzino. Inspiegabilmente, otto anni dopo venne rinvenuta sul greto del fiume Marecchia e recuperata da tre soldati, che la portarono nell'omonima caserma, dove è rimasta fino a poco tempo fa, quando è stato deciso per il suo restauro. Nella ex piazza Giulio Cesare ora si erge una copia della stessa, donata dal Rotary nel 1996 e l'obiettivo di Vittorio Sgarbi è quello di ricollocare al suo posto l'originale quando sarà ultimato il processo di ristrutturazione.

Ma l'Anpi dice no e chiede che venga chiusa in un museo, rinunciando alla bellezza e al decoro della città: "La statua fu donata alla città di Rimini da Benito Mussolini e per tali ragioni incarna anche un valore storico e politico legato a colui che la donò. Per questo la nostra opposizione è forte e decisa rispetto alla sua collocazione in piazza Tre Martiri, una piazza antifascista".

Vedere il fascismo in una statua di un condottiero romano, solo perché questa è stata omaggiata alla città da quello che all'epoca era il Duce, significa continuare ad alimentare una ideologia ma, soprattutto, il suo contraltare, che nel 2023 non hanno più senso di esistere.

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