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Università occupata a Torino: invitata a parlare terrorista palestinese che dirottò due aerei

A Palazzo Nuovo, sede dei corsi umanistici, interverrà Leila Khaled, storica dirigente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina nota per aver dirottato due aerei di linea nel '69 e nel '70

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Da ieri pomeriggio l'Università di Torino è occupata dagli studenti dei corsi umanistici. Nella sede del dipartimento, Palazzo Nuovo, le lezioni sono state interrotte dai giovani che si sono chiusi in assemblea e hanno deliberato l'occupazione per "aprire insieme un percorso di discussione e di lotta rispetto a ciò che sta succedendo in Palestina". La facciata dell'edificio è stata ricoperta con una bandiera palestinese. E per oggi, giovedì 16 novembre, gli "Studenti per la Palestina" – così si è firmato il gruppo – hanno organizzato un fitto programma di eventi sul tema.

Al via alle 10 con un panel sulle "ragioni del boicottaggio" insieme ad attivisti e ragazzi di università straniere. Dopo un "pranzo condiviso", alle 17 spazio per un'altra discussione aperta con giornalisti e ricercatori, per riflettere sulla "decolonizzazione epistemologica e materiale in Palestina". Poi un intervento dei "lavoratori uniti nella lotta" e alle 20 l'ospite del giorno: Leila Khaled, presentata come "militante storica della resistenza palestinese" e "dirigente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina". Ma Leila Khaled non è una semplice "militante".

79 anni, è passata alla storia per essere stata la prima donna ad aver dirottato un aereo. Non contenta, però, Khaled ne dirottò due, ufficialmente per convincere il governo israeliano a liberare i detenuti palestinesi: il primo, un Boeing 707 da Roma a Tel Aviv, nel 1969; il secondo nel 1970 – fallito –, diretto a New York. Leila Khaled non sarà presente fisicamente in ateneo. L'ultima volta che è stata chiamata nel nostro Paese, per i 50 anni del Fplp nel 2017, è stata bloccata all'aeroporto di Fiumicino e reimbarcata sul primo volo per la Giordania. Il Fronte di cui fa parte è considerato un'organizzazione terroristica da Israele, Stati Uniti, Canada e Unione europea (dunque anche dall'Italia). La terrorista palestinese era già stata invitata la settimana scorsa dall'Orientale di Napoli, sempre occupata con le stesse motivazioni.

Ora nel mirino degli universitari torinesi, che venerdì aderiranno alla manifestazione "contro le nuove riforme di Valditara" portando la battaglia per la Palestina, è finita l'Università. "L'università di Torino e il politecnico - si legge in una nota - hanno negato la possibilità di discutere del tema appellandosi alla complessità del momento storico. Come comunità universitaria tutta dobbiamo agire concretamente per la vittoria della Palestina finché non sarà completamente libera e decolonizzata, dobbiamo sostenere il diritto alla lotta come unica strada possibile per conquistare questa libertà". Come coniugare questa libertà offrendo il palcoscenico della cultura e del sapere a una dirottatrice resta però un mistero.

Il rettore dell'Università piemontese, Stefano Geuna, ha voluto precisare comunque che la responsabilità di tale attività è degli organizzatori che non hanno ricevuto "in alcun modo" l'autorizzazione da parte dell'ateneo. "La partecipazione di Khaled all'incontro - ha evidenziato Geuna - sarà online e non in presenza all'interno degli spazi universitari. L'evento rientra tra le attività spontaneamente organizzate da gruppi di studentesse e studenti nell'ambito di un'attività di occupazione - anche questa, per definizione, non autorizzata - che ha avuto inizio ieri e che si protrarrà per un tempo non da noi determinabile".

Immediate le reazioni politiche all'iniziativa. "Tutto ciò è inaccettabile e occorre che le istituzioni intervengano a difesa della legalità", tuona il senatore di Fratelli d'Italia Marco Scurria. "La presenza di Khaled – prosegue il parlamentare – suscita sgomento e preoccupazione, soprattutto perché la sua partecipazione avviene in un’università, luogo di formazione culturale e di ideali. È necessario impedire questo tipo di pericolose iniziative per evitare che si divulghino messaggi errati che possano andare ad incrementare le attività terroristiche di chi sta causando distruzione e morte in Israele, vittima da oltre un mese di gravissime barbarie".

Parole di condanna anche da Sara Kelany.

La deputata di Fdi dichiara a il Giornale che "è pericolosissimo fomentare odio", atteso che "troppo spesso le posizioni antisioniste, tanto più se portate avanti da chi considera la lotta armata giustificata", nascondono in realtà uno "strisciante e inaccettabile antisemitismo".

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