Guerra in Israele

L'ultima minaccia di Erdogan a Israele: "Possa il nostro Signore distruggere Netanyahu"

Il presidente turco si è scagliato nuovamente contro la leadership dello Stato ebraico, sottolineando il dovere di Ankara nella difesa della popolazione di Gaza. Ira di Israele: "Stai zitto e vergognati"

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Nuovo scontro diplomatico tra Turchia e Israele. Durante un comizio nella città di Kayseri tenutosi giovedì 21 marzo, il presidente Recep Tayyip Erdogan si è scagliato ancora una volta contro il premier Benjamin Netanyahu, rivolgendogli minacce che hanno chiamato in causa anche la divinità.

"Consegniamo al nostro Signore l'individuo noto come Netanyahu. Possa il nostro Signore distruggerlo", ha detto il leader di Ankara. "Il nostro dovere è quello di aiutare i fratelli e le sorelle di Gaza con tutte le nostre forze e apprezzare la sicurezza, la pace e le benedizioni che abbiamo”. La risposta dello Stato ebraico non si è fatta attendere. “Stai zitto e vergognati”, ha scritto sui social il ministro degli Esteri Israel Katz. “Chi sostiene il rogo dei bambini, gli assassini, gli stupratori e la mutilazione dei cadaveri da parte dei criminali di Hamas è l'ultimo che può parlare di Dio". Il titolare del dicastero di Tel Aviv ha anche aggiunto che “non c'è nessun Dio che ascolterà chi sostiene le atrocità e i crimini contro l'umanità commessi dai vostri barbari amici di Hamas”.

Dall’inizio del conflitto in Medio Oriente, i rapporti tra Israele e la Turchia si sono rapidamente deteriorati. Erdogan, infatti, si è schierato apertamente dalla parte dei terroristi e ha accusato più volte Netanyahu di essere “uguale a Hitler”. A dicembre 2023, quando sui social sono comparse foto di prigionieri palestinesi mezzi nudi e legati in uno stadio vuoto, il sultano ha parlato di “campi di concentramento”. Affermazioni scioccanti, queste, che hanno scatenato l’ira di Tel Aviv. Al tempo, il premier israeliano ha risposto affermando di “non prendere lezioni da chi commette un genocidio contro i curdi e che si è aggiudicato il record mondiale di arresti di giornalisti contrari al regime”. A inizio novembre, Erdogan ha richiamato l’ambasciatore turco dalla capitale ebraica e, il mese precedente, ha affermato che il suo esercito sarebbe potuto “arrivare inaspettatamente di notte” per difendere la popolazione di Gaza.

L’ostilità del sultano non sorprende, viste le sue aspirazioni di porsi come leader regionale dei Paesi musulmani. È però improbabile che faccia seguito alle parole con azioni concrete. La Turchia, infatti, è parte della Nato e gli Stati Uniti, per il momento, continuano a mantenere la strategia del supporto incondizionato a Israele. Difficile pensare, dunque, che gli strali verbali lanciati da Ankara possano tramutarsi in proiettili veri e propri. Se alla fine del conflitto si optasse per una presenza internazionale nella Striscia di Gaza, Erdogan potrebbe decidere di mandare un contingente.

Al momento, però, può solo limitarsi al lancio di accuse.

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