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Le bugie della sinistra sui minori non assistiti. Ma il governo ha varato un piano da 60 milioni

L'Anci nega confronti con l'esecutivo che però ha già investito sui rifugiati

Le bugie della sinistra sui minori non assistiti. Ma il governo ha varato un piano da 60 milioni

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Le bugie della sinistra sui minori non assistiti. Ma il governo ha varato un piano da 60 milioni

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Le lamentazioni di una certa sinistra sulla gestione e integrazione degli immigrati non trovano pace neppure dinanzi a fatti concreti ed evidenti come i servizi innovativi per la formazione linguistica loro dedicati, gli interventi di inserimento scolastico e la promozione dell'autonomia sociale ed economica dei giovani rifugiati messi in campo dal governo Meloni. E per i quali non si è certo lesinato: infatti sono stati impegnati ben 60 milioni di euro da qui al prossimo biennio. Eppure a sentire l'Anci e nello specifico Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato all'immigrazione: «Dall'inizio della gestione emergenziale non abbiamo avuto alcuna occasione di confronto con il governo». Curioso a dirsi e altrettanto difficile a crederci.

Infatti il confronto con il Governo è stato pressoché pubblico ed è avvenuto addirittura il 3 maggio scorso e cioè dopo pochi giorni che il prefetto Valerio Valenti era stato nominato commissario all'immigrazione. In quell'occasione il delegato del governo nella sede romana di Anci Cittalia, in via dei Prefetti, aveva al suo fianco proprio Biffoni che presentando le ultime rilevazioni sui migranti nel nostro Paese, puntò il proprio eloquio sulla necessità di accogliere i minori non accompagnati. Valenti replicò con l'impegno di «realizzare strutture intermedie, a bassa soglia, da impiantarne una o più su ogni territorio regionale con 50 posti e non oltre, che possano ospitare in prima istanza i più piccoli». In quella stessa occasione Valenti precisò addirittura come era cambiata la mappa degli arrivi: «Nell'ultimo anno il contesto dei minori è molto cambiato: sono più piccoli di età ed è aumentato anche il numero delle bambine che arrivano sole». Insomma il governo aveva le idee chiare già allora e in questi ultime settimane è proprio lo stesso Viminale che sta mettendo in campo misure per l'accoglienza attiva che utilizzino strumenti adeguati a rendere i più piccoli omogenei ai loro coetanei italiani. Si tratta di progetti di aiuto sociale importante che grazie ad appositi percorsi di istruzione e formazione possano rendere i nuovi arrivati presto autonomi e in grado di approdare, una volta maggiorenni, al mondo del lavoro. Accanto a queste novità è stato anche incrementato il fondo sanitario per la tutela della salute dei richiedenti e titolari di protezione internazionale in condizione di vulnerabilità: 25 milioni complessivi per il triennio. Si tratta soprattutto di giovani e giovanissimi che spesso hanno bisogno di supporto psicologico di base e in breve tempo riescono a integrarsi senza troppe difficoltà. A tal proposito è in via di organizzazione l'osservatorio permanente per il monitoraggio continuativo dei percorsi formativi che esaminerà passo passo i risultati ottenuti dai nuovi progetti. A questo punto è inevitabile domandare di cosa si commiseri ancora l'Anci: le municipalità potranno partecipare alle gare e se saranno in grado aggiudicarsi i progetti. Un cammino siffatto sarà in grado anno dopo anno, di ridurre la compagine delle risorse messe in campo per l'assistenzialismo meschino, che tuttavia piace tanto alla sinistra e mettere fine al rischio che potrebbe indurre i giovani rifugiati a diventare vittime di tratta o entrare a far parte della malavita organizzata. Diversamente si integreranno nel sistema produttivo non più a spese dell'erario ma faranno parte del sistema usufruendo dei loro stessi guadagni.

Un altro passo proficuo del piano Mattei.

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