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La diplomazia di Meloni dal moderato Macron al massimalista Lula

Dopo l'incontro a Parigi, il faccia a faccia col presidente brasiliano. Sul tavolo l'Expo

La diplomazia di Meloni dal moderato Macron al massimalista Lula

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Un bacio e tanti sorrisi ad Emmanuel Macron, in favore di telecamere, un abbraccio pure a Lula.

La politica estera di Giorgia e l'offensiva per Roma 2030 passa stavolta per delle diplomatiche effusioni con leader della sinistra più o meno moderata, ma tant'è, a Palazzo Chigi appaiono parecchio soddisfatti. «A Parigi si è svolto un incontro molto utile che ha confermato assonanze significative», in particolare sulla riforma del Patto di stabilità, il sostegno all'Ucraina e la gestione dei flussi migratori.

Qualche problema per l'Expo: la Meloni cerca di stringere, però i francesi sembrano pendere per la ricca Riad. Si spera nell'America Latina.

Sull'Europa invece i segnali sono buoni, gli interessi comuni sono più forti di certe reciproche ruvidezze, soprattutto quando si parla di soldi, cioè di organizzare un lavoro di sponda per ottenere da Bruxelles una maggiore flessibilità sui conti pubblici. «Tra Italia e Francia una relazione unica - le parole di Meloni dopo il vertice - Questa è l'amicizia a cui tengo, nonostante a volte ci siano controverse».

E stretto è pure il legame con il Brasile di Luis Inacio da Silva, che nella sua due giorni romana vede un po' tutti: Mattarella, il Papa, D'Alema, la Schlein, il sociologo De Masi, il sindaco Gualtieri che andò a trovarlo in carcere a Curitiba con la chitarra e insieme cantarono le canzoni della Bossa Nova. E la premier, ovviamente, per un lungo faccia a faccia a Palazzo Chigi incentrato sugli scambi economici bilaterali da rilanciare e i tentativi brasiliani di mettere pace tra Kiev e Mosca. Pazienza se con la Meloni le posizioni di partenza sembrano lontane. «Dobbiamo conoscerci meglio - spiega Lula - Siamo il Paese con più italiani dopo di voi, trenta milioni, vogliamo avere rapporti proficui con Roma».

Al Quirinale viene accolto in pompa magna. «La sua presenza qui è un'onore per la Repubblica italiana - dice Sergio Mattarella - Esprimo tutta la stima e l'apprezzamento per la sua difesa della democrazia e del Parlamento, durante il tentativo di sovvertire i risultati elettorali. È anche l'occasione per ribadire la vicinanza e l'amicizia tra i nostri popoli e la volontà di accrescere la collaborazione». Lula indica dove l'intesa si può stringere ancora: Università, commerci, relazioni tra Ue e Mercosur. In Vaticano un abbraccio caldissimo con il Pontefice. «Visto? Sono ancora vivo», scherza Francesco. Il tema principale dell'udienza, 45 minuti, è la situazione Ucraina. «La pace è un fiore fragile», c'è inciso sul bronzo che il Papa regala a Ignacio da Silva, che alla fine ringrazia per «la più bella conversazione sulla pace nel mondo». L'attivismo del Vaticano per un cessate il fuoco, con la missione affidata al cardinale Zuppi, è ben visto da Lula, secondo il quale «nessuno dei due può vincere la guerra». Ma l'Occidente lo considera troppo vicino a Putin e alla Cina.

Questa mezza neutralità brasiliana, che riflette il sentire di molti Brics come India e Cina, più ancora della storia personale molto di sinistra di Lula, registra il punto di maggiore lontananza con la Meloni. L'Italia, come ha riconosciuto Macron, ha ben chiaro chi è l'aggredito e chi l'aggressore e insiste negli aiuti militari a Zelensky. Ma sugli scambi economici porte aperte.

«Siamo Paesi fratelli».

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