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"Elly non è Berlusconi, non sposta così tanti voti. Personalizzare è un errore"

Il politologo contrario al nome sul simbolo del partito: "La segretaria sarà eletta in Ue ma opterà per l'Italia"

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Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all'Università di Bologna, politologo, a tutto campo sulle modalità di gestione di Elly Schlein in questa fase pre-Europee. Il nome sul simbolo del Pd non piace all'esperto. E neppure a Romano Prodi, che ha attaccatto la segretaria anche per la candidatura in sè. E questo perchè Schlein non è destinata a sedere tra gli scranni di Strasburgo.

Professore, si è spesso parlato di «cesarismo», «berlusconismo», «salvinismo» e «melonismo» in relazione alla presunta personalizzazione dei partiti politici. Sembra che Elly Schlein voglia apporre il suo nome sul simbolo del Pd per le elezioni Europee. Una scelta normale?

«No, non è normale. Ma il sistema italiano ha spesso dimostrato di avere molte anomalie. Una formazione politica non andrebbe mai personalizzata sino a tal punto. E poi Schlein non apporta un particolare contributo elettorale. Non è così decisiva; non è Silvio Berlusconi per intenderci. Quindi non capisco l'utilità elettorale di questa mossa».

Crede che Schlein abbia optato per il nome sul simbolo per segnalare come il suo ruolo di segretaria non sia in discussione?

«Non ne ha bisogno, perché tanto in Ue non andrà. Sarà eletta e poi sceglierà di restare nel Parlamento italiano. E di sicuro resterà segretaria. Il segnale semmai è che il partito è suo e fa come le pare. In una unica circostanza, invece, una scelta di questa tipologia sarebbe considerata come accettabile. E cioè nel caso in cui Schlein dovesse specificare che questa è un'eccezione. Sottolineando magari di essere già stata parlamentare europea. E quindi di voler rimarcare la natura europeista delle liste dei dem che saranno in campo».

Anche l'ex premier Romano Prodi ha criticato la segretaria, che si candiderà ma non andrà in Unione europea.

«E Prodi ha fatto bene a criticarla ».

Le tante anime, cattoliche e no, del Pd rivendicano spazio.

«I partiti non si costruiscono attraverso le tribù. Un'area non può rivendicare degli spazi soltanto per la collocazione correntizia o ideologica. A me piacerebbe comprendere quali temi, proposte e istanze abbia portato avanti questa ala cattolica-riformista. Quali sono questi contributi così essenziali? Perché è così che in politica si conquistano gli spazi, con le idee, con le proposte, con formulazioni originali, non con le gomitate».

Le piace la nuova tessera del Pd? C'è il volto di Enrico Berlinguer.

«No, la mossa non mi è piaciuta. E questo perché ogni partito ha il suo pantheon e i suoi riferimenti politico-culturali. Non mi pare una buona idea fare incursione nel pantheon del PCI per il Pd che è nato per guardare e andare oltre e non tornare indietro».

Lucia Annunziata, Cecilia Strada...Schlein sembra preferire le «figurine» alle candidature tradizionali, ossia a quelle derivanti dalla stretta militanza politica. E poi c'è anche una ventata ambientalista,

«La cosa importante è che quelle candidature apportino voti e sappiano politicamente raggiungere e rappresentare quelle aree politiche prima nel Parlamento europeo, poi, presto, anche nelle molte occasioni elettorali in Italia. Schlein candida gli ambientalisti? E allora è essenziale che quegli ambientalisti riescano davvero a conquistare i voti di chi ha cuore l'ambiente. Perché le faccio presente che non ci sono solo loro sulla scheda.

Una candidatura che condivido è quella di Stefano Bonaccini: mi sembra che possa ben rappresentare tutta la "opposizione" interna nel collegio in cui sarà capolista, ossia quello del Nord Est».

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