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"False le accuse alla legge Caivano. Ora c'è più rigore"

"Noi siamo a testa alta", dice Antonio Sangermano, capo del dipartimento Giustizia minorile del ministero

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«Noi siamo a testa alta», dice Antonio Sangermano, capo del dipartimento Giustizia minorile del ministero.

Come è possibile che al Beccaria accadessero crimini del genere senza che il ministero se ne accorgesse?

«Il Dipartimento che dirigo ha fatto tutto ciò che doveva, segnalando e denunciando le ipotesi di reato emerse nonché collaborando attivamente con la Procura di Milano. Il mandato che ho dato al Comandante del Reparto, da me applicato all'Ipm di Milano proprio in questo difficile frangente, e al direttore, è stato quello di lavorare solo ed esclusivamente per reinstaurare la legalità all'interno dell'Istituto. E ciò è stato rigorosamente fatto».

Il procuratore di Milano dice che è una brutta pagina per le istituzioni. È d'accordo?

«È una brutta pagina per chi si sia eventualmente macchiato di così gravi ipotesi di reato ed è una bella pagina di legalità e giustizia per chi ha denunciato i fatti, contribuendo in maniera decisiva al loro accertamento, ovvero il dipartimento Minorile del Ministero della Giustizia».

Adesso diranno che la cultura securitaria di questo governo, la cosiddetta «legge Caivano», è la mandante morale?

«Contro la legge Caivano ho ascoltato critiche ideologiche e fuorvianti. Invece ha inoculato nel sistema maggiore rigore, fornendo alla magistratura minorile, che non mi pare una pericolosa sacca reazionaria, più incisivi strumenti di intervento giurisdizionale sulle devianze giovanili. Va anche detto che le devianze giovanili hanno assunto maggiore intensità lesiva, che aumentano i soggetti minori poli-assuntori di sostanze stupefacenti. La politica aveva il pieno diritto di dare delle risposte a delle istanze sociali, e lo ha fatto potenziando gli strumenti di intervento della magistratura. Oggi il 44% dei detenuti negli Ipm sono minori stranieri non accompagnati: e accoglienza e legalità sono concetti da coniugare. Molto spesso nei giovani si avverte una piena introiezione dei diritti, sacri, ed una rimozione totale dei doveri, altrettanto necessari per costruire un percorso.

Il bello della legalità è che vale per tutti, nessuno escluso».

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