Guerra in Ucraina

I generali: "Il caos di Mosca un assist all'Ucraina"

Camporini: "Contraccolpo per i russi". Tricarico: "Crepe tra i soldati del Cremlino"

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A trarre vantaggio dal caos russo è sicuramente Kiev, anche se la retromarcia della serata sconcerta tutti. «Nell'eventualità che Prigozhin prenda il potere ci sarebbero le condizioni per tornare all'integrità territoriale dell'Ucraina e risolvere così il conflitto, con una sostanziale vittoria di Kiev», spiega chiaramente Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare e della difesa. In caso contrario, invece, le forze armate ucraine sarebbero molto provate sia dal punto di vista logistico e soprattutto dal punto di vista del morale. «Come può combattere con la giusta dose di aggressività un militare che vede che nel suo Paese c'è una lotta per il potere in corso?», si chiede l'ex generale, convinto che l'Ucraina abbia tutto da guadagnare da questa situazione.

Secondo Carlo Jean, ex generale di Corpo d'Armata, invece ora il pericolo di una guerra civile in Russia va evitato perché si tratta di un Paese in cui sono schierate oltre 6mila testate nucleari. «A parer mio, tutto il supporto possibile deve essere dato a Putin salvaguardando, beninteso, gli interessi dell'Ucraina - sentenzia l'esperto militare -. Oggi abbiamo un'unica potenza nucleare, la Federazione Russa, mentre un domani potremmo averne 4 o 5 e questo aumenterebbe in modo esponenziale i rischi», gli fa eco Camporini. La disgregazione della Federazione russa potrebbe, dunque, favorire la nascita di nuove repubbliche e ciò porterebbe a una proliferazione dell'accessibilità delle armi nucleari. In questo contesto, dunque, diventa cruciale il ruolo della Nato che, invece, in questa fase appare latitante. «Mi sembra che la Nato non sia più rigorosa nel seguire le regole che si è data perché questo sarebbe il momento più adatto per l'applicazione dell'articolo 4 del Trattato», dice Leonardo Tricarico, ex Capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare e presidente della Fondazione Icsa (Intelligence culture and strategic analysis). Il generale spiega inoltre che, sulla base di tale articolo, in situazioni di questo tipo si può avviare un giro di consultazioni, anche su richiesta di uno solo dei membri della Nato. E che la situazione sia grave lo si evince soprattutto dal fatto che Prigozhin prima di fermarsi non avesse incontrato grossi ostacoli nella sua marcia verso Mosca perché «l'esercito russo, oggi, ha il 90 per cento delle sue unità operative impiegate sul fronte ucraino», sottolinea Camporini. «Prigozhin non si troverebbe di fronte l'esercito russo, ma delle guardie municipali», spiega l'ex generale che, a riprova di quanto sostiene, cita il caso di Belgorod, cittadina che giorni fa è stata messa sotto scacco da alcuni sabotatori ucraini. Ma non solo. Se da un lato è difficile che vi sia un collasso di massa dell'esercito di Putin, dall'altro lato vi saranno sicuramente delle defezioni perché l'esercito ha il morale sotto i piedi. «È possibile che la propaganda di Prigozhin contro la gerarchia militare russa faccia presa sull'esercito consapevole che è stato mandato allo sbaraglio», afferma Tricarico che intravede delle crepe nell'esercito russo già da alcuni mesi: «Molti militari russi non comprendono le ragioni della guerra e pensano di essere stati mandati al macello». È di parere opposto, invece, il generale Jean che vede la possibilità di una guerra civile vera e proprio solo «se il corpo degli ufficiali russi si divide tra i sostenitori di Progozhin e i fedeli al ministro Shoigu». Al momento, però, l'ex generale di Corpo d'Armata italiano è convinto che «l'esercito regolare e le truppe del ministero dell'Interno possono facilmente schiacciare le compagnie militari private tipo Wagner e quelle costituite dai vari oligarchi».

Può succedere di tutto, la giornata di ieri lo dimostra.

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