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Macron ci scarica i migranti: "Accolti solo nei Paesi di sbarco". Conte lo smentisce

L'Eliseo: "Responsabilità è degli Stati di primo approdo". Ma il premier italiano: "Lo smentisco. No centri in Italia"

Macron ci scarica i migranti: "Accolti solo nei Paesi di sbarco". Conte lo smentisce

Cala il sipario su uno dei Consigli Ue più tormentati degli ultimi tempi ed è già tempo di distinguo. Mentre l'iniziale euforia del premier Conte ha ceduto presto il passo ad un più cauto "poteva andare meglio", dalla Francia e dal Belgio arrivano bordate che fanno naufragare - forse - un già debole accordo fatto di molti condizionali e poce certezze. Tanto vago da provocare affermazioni, rapide smentite e scontri a distanza. Come quello tra Conte e Macron, combattuto sul ring delle conferenze stampa.

Le tensioni riguardano, come noto, la riforma di Dublino e la prima accoglienza dei migranti. L'Italia si era presentata al vertice con un suo progetto fondato su solidarietà Ue e abbandono dell'obbligo per gli Stati di primo approdo a occuparsi sine die degli immigrati sbarcati sulle loro coste. Alla conclusione della lunghissima sessione di lavori e trattative, nella notte la montagna sembra aver partorito un topolino. Conte in mattinata esultava: "Da oggi l'Italia non è più sola. Da questo Consiglio europeo esce un'Europa più responsabile e più solidale" perché ora c'è "nuovo approccio per quanto riguarda i salvataggi in mare, d'ora in poi si prevedono azioni basate sulla condivisione e quindi coordinate tra gli Stati membri".

Eppure, a sentire le dichiarazioni di Macron, pare proprio che la ciambella non sia del tutto riuscita col buco. Il presidente francese ha infatti gelato così il premier italiano: "Le regole di diritto internazionale e di soccorso in mare sono chiare: è il Paese sicuro più vicino che deve essere scelto come porto di approdo. Le nostre regole di responsabilità sono altrettanto chiare: si tratta del Paese di primo approdo nell’Ue. In nessun caso questi principi sono rimessi in discussione dall’accordo". Tradotto: tutto rimane come prima, con Spagna, Italia e Malta che dovranno sobbarcarsi oneri ed onori della gestione dei flussi migratori. Anche nel testo (leggi qui), in fondo, sono molti i condizionali quando si afferma che i richiedenti asilo "dovrebbero" essere presi in carico "attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti negli Stati membri". E i condizionali, in politica internazionale, valgono poco. Molto poco. Senza dimenticare che "tutte le misure nel contesto di questi centri controllati, compresi il trasferimento e il reinsediamento" saranno soltanto "su base volontaria".

Macron è stato ancor più diretto, sbattendo la porta in faccia alle belle parole sull'accoglienza dello straniero. La responsabilità di aprire centri per immigrati - ha detto - è "dei Paesi di primo ingresso, sta a loro dire se sono candidati ad aprirli". Unica certezza: "La Francia non è un Paese di primo arrivo. Alcuni volevano spingere a questo. Ho rifiutato". Certo, il presidente francese accetta "la mutualizzazione dell'organizzazione e finanziamenti europei", ma è ben poca cosa. La sintesi, chiara e crudele, la fa il premier belga Michel: l'accordo "non ha cambiato il sistema di Dublino e conferma la responsabilità dei Paesi di primo ingresso". Mai più, infine, un nuovo caso Lifeline (con la ripartizione volontaria dei migranti a bordo): "Non deve essere ripetuta - ha chiosato Michel - o certamente non prima della riforma di Dublino". E tanti saluti alla solidarietà Ue.

Conte, dal canto suo, in conferenza stampa rivendica i risultati di quello che definisce un "accordo integrato multilivello". Sui centri di accoglienza solo nei Paesi di primo approdo "smentisce" pubblicamente Macron ("che era stanco"), negando peraltro che in Italia si apriranno queste strutture che sono "qualcosa che si va ad aggiungere all'attuale gestione". Infatti, ha spiegato il premier, "informalmente" ci sono degli Stati che hanno già dato la disponibilità, ma "non l'Italia". "Non è escluso nessun Paese - è la stoccata di Conte al collega d'Oltralpe - nemmeno la Francia". Ma dopo pochi minuti, arriva pronta la contro-replica dell'inquilino dell'Eliseo: "La nozione di un paese di primo ingresso non può essere soppressa".

I risultati del vertice ognuno li legge come vuole.

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