Europa

Motovedette, droni e rimpatri. A Tunisi i primi 105 milioni Ue

Nel patto appena firmato, Saied s'impegna a riprendere 6mila suoi migranti e a contrastare i trafficanti

Motovedette, droni e rimpatri. A Tunisi i primi 105 milioni Ue

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Motovedette e droni, rimpatri dei tunisini dall'Europa e dei subsahariani dalla Tunisia oltre al coordinamento più stretto con la nostra Guardia costiera e lotta ai trafficanti di esseri umani. Primi fondi previsti, 105 milioni di euro. Il capitolo su «migrazioni e mobilità» del memorandum d'intesa sul «partenariato strategico e globale fra la Tunisia e l'Unione europea» sembra un buon inizio. «Non basta, ma aiuta», ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia, alle prese con l'impennata degli arrivi dei migranti.

Tunisia e Ue «convengono di adoperarsi per migliorare ulteriormente il coordinamento delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare e l'attuazione di misure efficaci per combattere il traffico di migranti e la tratta di esseri umani». Il primo intervento è il rafforzamento della Guardia costiera tunisina con l'invio dei 17 unità riequipaggiate e 8 nuove di zecca. Ai tunisini verranno consegnati anche droni per un maggiore controllo dei confini terrestri e delle partenze via mare dei migranti illegali. Alcune forniture saranno immediate per «un'efficace gestione delle frontiere» si legge nel memorandum «nel quadro del partenariato operativo rafforzato contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani annunciato nell'aprile 2023 e il cui contenuto è in discussione».

Nel piano è previsto anche un maggiore coordinamento con la Guardia costiera italiana, che non sarà il blocco navale evocato in passato da Giorgi Meloni, ma una «barriera» più solida alla partenza dei barchini, che da Sfax sono anche una trentina al giorno.

«Il rimpatrio e la riammissione dall'Ue dei cittadini tunisini in situazione irregolare» è un altro cardine, che ci riguarda, del memorandum. Quest'anno sono già sbarcati in Italia 5161 tunisini. I rimpatri sono sempre stati centellinati e lenti. Adesso la Tunisia si impegna a riprendersi 6mila concittadini arrivati illegalmente in Europa grazie ad un finanziamento di 50 milioni di euro «per il loro reinserimento socio-economico». Inoltre nel memorandum Tunisia e Ue «convengono di promuovere lo sviluppo sostenibile nelle aree svantaggiate ad alto potenziale migratorio sostenendo l'emancipazione e l'occupabilità dei tunisini in situazioni vulnerabili, in particolare attraverso il sostegno alla formazione professionale, all'occupazione e all'iniziativa privata».

Il presidente Kais Saied ha voluto mettere nero su bianco che «la Tunisia ribadisce la sua posizione di non essere un paese di insediamento per migranti irregolari». Per questo motivo «le due parti concordano di sostenere il ritorno dei migranti irregolari in Tunisia nei loro paesi di origine nel rispetto del diritto internazionale e della loro dignità». Una crisi urgente esplosa questa estate con i subsahariani rimandati dall'esercito verso la Libia in malo modo. Il memorandum prevede anche «lo sviluppo di un sistema per l'identificazione» degli irregolari che andranno rimpatriati nei paesi d'origine.

Nelle riammissioni l'Europa deve fare intervenire pesantemente l'Iom, la costola dell'Onu sulle migrazioni già attiva in tal senso a cominciare dalla Libia. Tunisia e Ue non puntano solo sulle chiusure. In questo contesto «concordano di lavorare per l'attuazione di un Talent Partnership per promuovere la migrazione legale, nell'interesse di entrambe le parti, sulla base delle reciproche esigenze () a beneficio dei settori di attività e delle professioni individuati congiuntamente».

Per il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, la firma a Cartagine del memorandum, «è un primo passo importante» che «non punta solo a ridurre il fenomeno migratorio e a combattere i trafficanti di esseri umani, ma a favorire la crescita e la stabilità dei Paesi del Nord Africa». Il prossimo passo per far decollare il piano Mattei per l'Africa lanciato da Meloni è la conferenza internazionale del 23 luglio a Roma.

Un incontro alla presenza di capi di Stato e di governo del Nord Africa, dell'area del Mediterraneo allargato e, aggiunge Tajani, «di grandi investitori, penso ai paesi del Golfo».

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