Cronaca nera

Papà e pilota, vite incrociate. "Cos'altro avrei potuto fare?"

Il padre della piccola Laura: "Mi chiedo dove ho sbagliato". Il maggiore Del Do': "Volare era il mio sogno, penso solo a lei"

Papà e pilota, vite incrociate. "Cos'altro avrei potuto fare?"

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Il giorno dopo il drammatico schianto della Freccia Tricolore avvenuto a San Francesco al Campo, nei pressi dell'aeroporto di Torino-Caselle, che ha ucciso la piccola Laura e ferito i suoi genitori e il fratellino, è quello delle domande. Quelle degli inquirenti che si chiedono come sia potuta accadere una simile tragedia e soprattutto quelle di due uomini disperati, le cui vite si sono incrociate in maniera assurda e da allora cercano la risposta impossibile ad una domanda che li tormenterà per sempre.

«Perché?», si chiede Paolo Origliasso, il papà di Laura, morta a soli cinque anni avvolta dalle fiamme, sotto i suoi occhi e durante i suoi vani tentativi di estrarla dalla vettura diventata una palla di fuoco. «Perché?», si domanda il maggiore Oscar Del Do', il pilota alla guida del velivolo che è precipitato durante un'esibizione acrobatica, che nella sua pazza corsa dopo lo schianto, ha coinvolto la macchina dove viaggiava la famiglia di Paolo. Due uomini le cui vite si sono incrociate per un tragico destino che ha sconvolto l'esistenza di entrambi. «Cosa potevo fare di più per salvare la mia bambina?», si chiede papà Paolo, mentre nella sua mente rivive ogni istante dell'incidente, quella manciata di secondi interminabili che hanno tracciato un solco tra un prima ed un dopo della sua vita. «Cosa potevo ancora fare mentre l'aereo precipitava?», continua a pensare il maggiore Del Do', pilota esperto che fin da ragazzo sognava di entrare a far parte della pattuglia delle Frecce Tricolori. Per entrambi, per le loro domande così simili ma così diverse, c'è una sola risposta: nulla. Non poteva fare nulla di più Paolo che con la forza dell'amore ha salvato il figlio Andrea perché era seduto più vicino a lui sulla vettura e nulla ha potuto, a mani nude, per aprire quella maledetta portiera che custodiva la sua piccola principessa. I vigili del fuoco hanno impiegato ore per poterlo fare. Il maggiore Del Do' ha fatto l'unica cosa che poteva fare: governare l'aereo in una discesa controllata per ridurre l'impatto a terra, evitando di schiantarsi contro le case o l'aeroporto. Non poteva sapere che un pezzo del velivolo impazzito avrebbe centrato in pieno la vettura, sbucata sulla strada vicino alla staccionata dell'area aeroportuale, con a bordo Andrea che raccontava del suo ultimo goal, Laura che indossava le scarpe nere che le piacevano tanto, che le aveva regalato la nonna per il primo giorno di asilo. Una coincidenza assurda, che si verifica solo se lo vuole il destino, e lo vuole così intensamente da far transitare pochissimi metri e pochi secondi prima, un'altra vettura che prosegue indenne la sua corsa. Il maggiore Del Do' non conosceva Laura ma le resterà nel cuore per sempre: «Sono molto addolorato per lei e la sua famiglia», ha detto fortemente provato ai superiori. Papà Paolo, Laura la conosceva bene ma non gli è stato concesso il tempo di conoscerla meglio, di scoprirla quasi all'improvviso già grande, pur rimanendo sempre la sua bambina. «Ho solo sentito un boato - ha raccontato sconvolto ai medici che lo hanno soccorso - e non sono riuscito a salvarla. Dove ho sbagliato?». Domande come macigni che non troveranno risposta. La buona notizia arriva dall'ospedale dove è ricoverato Andrea. Sedato per sopportare il dolore delle ustioni di secondo grado, i medici lo stanno risvegliando gradualmente.

Accanto a lui i genitori e uno psicologo che cercherà di aiutarli a rimarginare le ferite dell'anima, assai più profonde delle ustioni.

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